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Scuola. L’esperienza di governo di una riminese_ Elena Ugolini

Venerdì, 25 Gennaio 2013

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Scuola. L’esperienza di governo di una riminese


In questi giorni di dibattito sulla questione degli asili e sulla sostenibilità economica dell’educazione, approfittiamo dell’esperienza nel passato governo di Elena Ugolini per fare un punto sulla scuola in generale.


Negli ultimi anni non sono mancati provvedimenti sulla scuola, messi a punto da governi di diverso orientamento politico. Tuttavia sembra non sia accaduto niente, la scuola italiana appare ancora bisognosa di interventi. “Occorre usare quattro leve per far compiere il salto di qualità necessario. Attenzione, però: occorre usarle tutte e quattro insieme”. Le leve di cui parla Elena Ugolini, sottosegretario all’Istruzione nel governo uscente, sono l’autonomia, la valutazione, una nuova politica del personale, il sostegno alle famiglie nelle loro scelte educative. La premessa è che l’educazione sia al centro delle agende per il futuro del Paese, che si torni a pensare all’educazione come ad un investimento.


“La prima leva – sottolinea il sottosegretario – è l’autonomia. Abbiamo una legge che è rimasta ferma al palo. Le scuole statali lamentano di non avere gli strumenti per operare in modo davvero autonomo. È stata fatta la riforma dei licei, consentendo alle singole scuole di gestire autonomamente il 20/30 per cento dell’orario scolastico. Ma se poi si blocca l’organico e le scuole non possono esercitare le loro scelte, tutto torna ad essere gestito centralmente”.


Se alle 9.137 scuole italiane viene concessa una vera autonomia, deve poi essere possibile valutare i loro risultati e questa è la seconda leva. “Lo scopo della scuola - afferma Elena Ugolini – non è l’occupazione dei docenti, ma la crescita umana, culturale, professionale dei ragazzi. E’ necessario che gli istituti rendano conto dei risultati del proprio lavoro. Quando si deve rendere conto di quel che si fa, inevitabilmente si migliora. La filosofia di fondo dello schema di regolamento approvato dal Consiglio dei Ministri ed ora all’esame del Consiglio di Stato è che ogni singola scuola possa migliorare da subito, riflettendo sui propri punti di debolezza e di forza. Sulla base di benchmark esterni vogliamo dare alle scuole gli strumenti per mettere a frutto tutto il loro potenziale. Non è un provvedimento punitivo, ma un contributo a migliorare la qualità della scuola, “di ogni singola scuola”.


La terza leva è un nuovo sistema di reclutamento e formazione del personale docente. “Abbiamo ereditato – osserva Ugolini – graduatorie di precari dove sono in lista 160 mila docenti. In questi anni i docenti sono entrati in ruolo dopo 10, 15, 20 anni di attesa. Quest’anno abbiamo indetto un concorso dopo 13 anni, che è stato molto criticato ma che voleva essere un primo passo per uscire dall’immobilismo di queste graduatorie. Anche l’avvio del TFA che ovviamente non intende ledere i diritti acquisiti di nessuno, è una grande opportunità per i giovani che da più di quattro anni aspettavano la possibilità di abilitarsi ed è un passo importante soprattutto per la logica che ne è alla base: l’abilitazione va data dopo aver visto in azione un docente, in classe, per quasi 500 ore di lezione. E vanno ripensati anche i concorsi. Non ho la ricetta pronta, si possono pensare i concorsi per reti di scuole, come avviene per gli ospedali. È un tema da studiare e affrontare in modo concreto, partendo dai dati”.


Ed infine, non in ordine di importanza perché le quattro leve vanno azionate insieme, il sostegno alle scelte educative della famiglia. “Abbiamo un’ottima legge, la n. 62 del 2000 – afferma il sottosegretario – che ha introdotto il concetto di sistema pubblico di istruzione del quale fanno parte le scuole statali, le scuole paritarie degli enti locali e le scuole paritarie private. Si è usciti dall’equivoco che pubblico sia uguale a statale. Non è così; lo dice anche la Costituzione che ha recepito il principio di sussidiarietà. Lo scopo del sistema pubblico è il miglioramento dell’offerta formativa, cioè consentire a tutte le famiglie di avere una scuola di qualità per i figli. La strada per attuare tutto questo è fornire alle famiglie la possibilità di dedurre fiscalmente le spese in educazione. La scuola deve tornare ad essere un investimento, non un costo o, peggio ancora, una voce del redditometro. E questo vale per tutte le scuole, anche per quelle statali, valorizzando al massimo la loro autonomia. Se dalle scuole italiane, da tutte le scuole pubbliche, escono ragazzi preparati, questo diventa un bene per tutta la società, anche per chi non ha figli”.
Valerio Lessi

Ultima modifica il Venerdì, 25 Gennaio 2013 14:27

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