La Rimini del pallone ha il mal d’Africa
Ci sono storie che avvicinano il mondo. Una è quella che coinvolge la Giovanile Rimini, società calcistica che sino al marzo 2012 era iscritta al campionato di Seconda Categoria. Una storia di false identità e documenti contraffatti che risale al 2009 e vede coinvolti ragazzi di colore, scesi in campo da clandestini, sotto falso nome e con età rimodulabili secondo le esigenze. La Procura Federale nei giorni scorsi ha emesso le condanne sportive, con cinque anni di squalifica e preclusione da ogni attività della FIGC per Roberto Renzi, presidente del club. “Per aver reclutato – si legge nel dispositivo – aggregato e schierato in campo calciatori di colore alcuni in stato di clandestinità al fine di valutarne le caratteristiche tecniche per poi smistarli verso squadre professionistiche”. E’ stata questa l’avventura di tanti ragazzi tra i quali Amhet Fall, giocatore professionista in forza al Bellaria che domenica sfiderà al Neri il Rimini. Fall in campo non ci sarà, per lui la squalifica è di tre mesi e sono stati fermati a vario titolo anche altri protagonisti della vicenda, altri giocatori, dirigenti, procuratori, compresa c’è anche un’ammenda per il Cesena, società nella quale erano stati dirottati alcuni calciatori, tra i quali appunto Fall. Le storie sono più o meno simili, e quella del giocatore del Bellaria vale un po’ per tutte. Il giovane senegalese arriva in Italia non si sa come, e inizia a giocare a pallone con la Giovanile Rimini con il nome di Abouraihamane Thiam, poi nella Coppa Città di Rimini, l’anno dopo diventa, Diop Amhet e in seguito le sue generalità cambieranno ancora, così come la data di nascita ritoccata per partecipare ai vari tornei giovanili. L’anagrafe è un’opinione insomma, più o meno come in Africa. Come ti chiami? Quanti anni hai? La risposta è un discorso di esigenze, uno sceglie l’età che vuole e a volte può valere più del documento. E’ complicata la situazione degli uffici in Africa, non c’è un sistema che tenga conto di tutto, si scrive a mano all’anagrafe e la storia del calcio è piena di calciatori che hanno giocato con date di nascita taroccate. E’ una prassi quasi, giocatori adulti che si spacciano per adolescenti ma anche casi di ragazzini che si alzano l’età, per superare i limiti imposti ai trasferimenti under 16. Famiglie consenzienti, federazioni che approfittano del caos che regna nell’anagrafe e organizzano tornei giovanili dove si riscontrano centinaia d’irregolarità, come ad esempio il capitano della Nigeria under 18, che in realtà, come emerso alcuni mesi fa dopo un’accusa di un avvocato nigeriano, di anni ne avrebbe invece 25. Non è un mistero che in Africa ci si possa spacciare per più giovani o più vecchi, che si possa cambiare nome e il sistema in fondo affascina tanto che in Romagna hanno pensato bene di provarci. In fondo cosa cambia, siamo cittadini del mondo, l’età, come sempre si dice, è quella che uno si sente, non quella scritta nel documento d’identità, e lo stesso Fall dichiarando - “Il presidente Renzi mi ha dato la possibilità di giocare e di ottenere il permesso di soggiorno, altrimenti a 16 anni dovevo andare a vendere i cd falsi per strada”- ha dato quella pennellata di solidarietà, quel risvolto sociale a tutta la vicenda che - magari sospendendo il pensiero sui ragazzi che non sono riusciti a trovare spazio nel mondo del pallone - ci convince quasi. Del resto è questione di tempo, la deriva dei continenti avvicina l’Africa all’Europa di due centimetri l’anno e in Romagna si sono semplicemente portati avanti.
Francesco Pancari