(Rimini) Spiagge all’asta in tutt’Italia dal 1 gennaio 2024, decreto concorrenza in votazione entro questo maggio in parlamento a Roma se necessario con fiducia. Questo ha ribadito ieri in consiglio dei ministri il presidente Mario Draghi. E c'era da aspettarsi, come è stato, che le sue parole riecheggiassero oggi a Rimini in occasione del convegno promosso dai baneari di Confartigianato imprese demaniali, con a tema appunto concessioni ed evidenze pubbliche. A guardarlo dai bagni Ricci di Miramare, questa mattina, tutto l’arco parlamentare è sembrato riunito sotto un’unica bandiera, quella del no al voto di fiducia, pur con qualche piccolo distinguo.
“La fiducia fa il male di questo provvedimento, perché scavalca i partiti. Ognuno deve farla crescere quella legge, migliorarla con le specificità necessarie”, ha commentato il senatore 5Stelle Marco Croatti. “Se sarà imposta la fiducia, si sappia che sarà sul testo base uscito a novembre, dove il riferimento alla Bolkestein era solo quello relativo alla mappatura da svolgere. Significherebbe quindi buttare a mare tutto il lavoro svolto in questi mesi”, ha ribadito il deputato leghista Jacopo Morrone. “Se ci sarà un voto di fiducia sarà la prevaricazione del lavoro che è stato fatto, per interessi che non sono di Stato”, ha aggiunto il consigliere Regionale di Fratelli d’Italia Marco Lisei. “Speriamo di trovare un punto di sintesi, ma ricordiamoci che il ddl concorrenza è strettamente legato ai fondi del Pnrr ed è molto più articolato e con tanti altri contenuti”, avvisa il senatore di Forza Italia Antonio Barboni. “Votare la fiducia al testo base è deleterio, non solo per le imprese ma per tutto il comparto. Bisogna però evitare che la corda si spezzi”, chiosa il deputato Marco di Maio di Italia Viva.
Il tema è scottante, la posta in gioco alta, i tempi stringono, e questo a chi è intervenuto è chiaro. Come chiare sono le questioni più stringenti, dal riconoscimento ai bagnini uscenti del valore d’impresa del loro stabilimento e degli investimenti effettuati, al fornire alle amministrazioni tempi adeguati per la gestione dei bandi, che saranno a centinaia. Quattrocento solo a Rimini, ha ribadito l’assessora Roberta Frisoni. “Qui ci sono operatori e amministrazioni in grado di fare le cose per bene. Però non possiamo farlo nell’incertezza. Se subiamo una normativa che non si raffronta con la realtà dei fatti, ci troveremo ad affrontare ricorsi e contro ricorsi. Noi Comuni, anche Rimini con 400 gare da organizzare, siamo stati fin qui tenuti all’oscuro”.
Mauro Vanni, presidente di Confartigianato imprese balneari, ha ribadito la posizione dei bagnini. “Ritengo Draghi persona stimabile ma ritengo che per eccesso di zelo nei confronti dell’Europa stia perdendo di vista le necessità delle nostre imprese e del nostro turismo. Noi vogliamo proteggere le famiglie che hanno fondato le loro micro-imprese, ma anche per il bene dell’Italia, la qualità con cui accogliamo i turisti è un plus riconosciuto in tutta Europa. Riteniamo che la politica italiana possa permettersi questo moto d’orgoglio”.
Sulla faccenda sta lavorando la decima commissione del Senato, dove qualche giorno fa si è diffusa la bozza di un emendamento che sarebbe in grado di dare risposte alle preoccupazioni espresse da bagnini e amministratori. “Il tema delle concessioni balneari fa parte di un orizzonte più ampio su cui, come Commissione, abbiamo trovato l’accordo con tutta la maggioranza e il Governo. Il passaggio per dare delle certezze è trovare il percorso per arrivare a fare le evidenze pubbliche. Per arrivarvi abbiamo individuato dei punti. Il primo è fissare dei criteri di accesso al bando. Il secondo punto sono le garanzie. Non siamo lontani da una formulazione soddisfacente di quello che per noi dovrebbe essere l’indennizzo. Poi ci sono i tempi, perché vanno aiutate le Amministrazioni a redigere e gestire con equità i bandi”, ha speigato il senatore del Pd Stefano Collina, relatore del decreto concorrenza alla decima commissione.
Il fatto è che restano pochi giorni per arrivare a una mediazione politica. Risaputa la motivazione delle fretta del governo: l’approvazione dei decreti attuativi entro fine anno, per rientrare nei paletti fissati dall’Europa per l’accesso ai fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza. “Noi stiamo finendo dentro al tritacarne, serve salvare i soldi del Pnrr, ma vengono calpestati i nostri diritti e il lavoro svolto in questi mesi. Non vogliamo essere merce di scambio”, ha detto il presidente Vanni. Un tritacarne che potrebbe avere le sembianze di un’aula di tribunale, come dimostra il caso del sequestro dei Bagni Liggia a Genova, chiesto da una procura e deciso da un tribunale. “Abbiamo ascoltato parole che ci confermano la comprensione e la condivisione della politica regionale a sostegno della nostra battaglia per la tutela delle imprese balneari, il fatto è che poi a Roma i ministri di riferimento degli stessi partiti agiscono spesso diversamente”, ha concluso Vanni.