Una mostra a S. Giovanni Battista per riscoprire il Visacci, pittore a Rimini nel '600
Il giorno 12 luglio ha inaugurato a Rimini presso la chiesa di S.Giovanni Battista una mostra da titolo Bella FEDE che mette a fuoco l’opera di Antonio Cimatori detto Visacci, presente con l’Adorazione dei Magi e la Crocifissione nell’abside della chiesa stessa, dove è allestita la mostra
Ne parliamo con il curatore Giulio Zavatta, che si è occupato dell’allestimento insieme ad Alessandra Bigi Iotti, ma soprattutto ha riletto le opere presenti contestualizzandole con le altre opere dell’autore presenti sul territorio e inquadrandole nel contesto storico culturale dell’epoca.
Bella FEDE è anche una bella idea di mostra con poche opere e già in un contesto come una chiesa e non quindi museale, come è nata l’idea?
Antonella Chiadini (ndr curatrice insieme a Gabriele Burnazzi degli apparati storico religiosi) mi ha chiesto se in San Giovanni c’erano alcune opere d’arte “nascoste” o “da scoprire”. Essendomi occupato dei dipinti di Visacci per i miei studi, pubblicati anche su riviste di carattere nazionale, le ho risposto che quelle erano le opere “da scoprire”.
Perché da scoprire?
Le due grandi pale, sono posizionate nell’abside dove non si può accedere perché allarmato, e dalla navata non si vedono. Inoltre sono state praticamente ignorate da tutti gli studiosi. Sul cartello esterno alla chiesa vengono elencate tutte le opere custodite negli altari (Cagnacci, Boscoli, Piazza) tranne quelle di Visacci.
Si tratta forse di un’artista minore o che poco ha lavorato in città?
No, per Rimini è molto importante. Si è stabilito in città nel 1609 rimanendovi fino alla morte ed essendo, assieme a Giovanni Laurentini detto l’Arrigoni, il più importante maestro attivo sulla piazza riminese prima di Cagnacci. Nato a Urbino fu allievo diretto di Federico Barocci, il pittore di maggior successo non solo nelle Marche ma anche – specie tramite i suoi collaboratori – in Romagna nella seconda metà del Cinquecento. Visacci era nato intorno al 1550, quando giunge a Rimini dunque ha quasi sessant’anni, un’età allora da considerarsi “senile”. Eppure per quindici anni ha tenuto il campo con grande successo, sebbene proclamasse una pittura tardo manierista. Questo stile, altrove “superato”, era invece ancora molto vitale in provincia. Quando Visacci dipinse le pale in San Giovanni, intorno o poco dopo il 1616, Caravaggio era già morto da qualche anno, e il suo messaggio di impietoso naturalismo andava ormai diffondendosi assieme alla pittura di stampo bolognese post carraccesco. Ma queste innovazioni si diffusero non senza resistenze: per ogni pittore “caravaggesco” probabilmente ve ne erano ancora dieci legati alla civiltà pittorica precedente. A Rimini, come in altre città, questi artisti un po’ “retrò”, come anche fu Visacci, avevano dunque grande successo. In un contratto di commissione del 1612 rinvenuto in occasione di questo studio c’è la raccomandazione da parte del priore degli Agostiniani affinchè Visacci lavorasse in esclusiva per l’ordine, risedesse in convento per tutto il tempo. Insomma, si tratta di un documento che attesta la sua grande fortuna e quanto allora fosse addirittura conteso.
Perché allora oggi Visacci si conosce poco?
Perché le sue opere hanno avuto molta sfortuna. Numerose sono scomparse assieme alle chiese che le custodivano o tra le macerie dell’ultima guerra. I due bellissimi dipinti che realizzò nel 1609 per gli olivetani di Scolca sono finiti a Roncofreddo. Un’ulteriore pala d’altare è conservata nei propilei di San Girolamo, e di fatto non è quasi mai visibile. Infine i suoi capolavori di San Giovanni, come detto, sono disposti in posizione infelice e anch’essi non si possono di fatto apprezzare. Una congiuntura negativa davvero incredibile.
A corredo della mostra è stato prodotto un catalogo edito da NFC, che testimonia altre novità negli studi: che cosa si è scoperto? E poi, parli di contestualizzazione delle opere, ma in che stato di conservazione versano?
Sono emerse numerose novità di contesto, relative agli anni in cui Visacci operò. Sono in particolare riemersi i nomi di tutti i pittori “minori” attivi a Rimini tra fine Cinquecento e inizi Seicento, molti dei quali ancora in attesa che venga loro attribuita almeno un’opera. Novità anche su Andrea Boscoli, manierista fiorentino attivo proprio in San Giovanni Battista, e su Federico Zuccari e le sue opere riminesi. Per quanto riguarda Visacci, la ricerca ha dato buon esito sia dal punto di vista archivistico, con la scoperta di due documenti inediti di commissione, sia soprattutto dal punto di vista della sua attività di prolifico disegnatore. Esistono infatti numerosi fogli che si possono mettere in connessione con le sue opere riminesi. In particolare con i dipinti di San Giovanni Battista, dove il disegno preparatorio per l’Adorazione dei Magi si trova addirittura al Louvre, mentre il Cristo crocifisso trova attestazione in un disegno conservato nel museo di Stoccarda.
Ritrovati dunque documenti, contestualizzazioni storiche e disegni; dai bozzetti preparatori di cui mi parli sono emerse particolarità?
Con notevole sorpresa, al confronto con il disegno preparatorio per la Crocifissione abbiamo notato che sotto alle braccia del Cristo erano progettati due angioletti con le mani giunte in preghiera, che nell’evidenza attuale del dipinto non sussistono. Grazie alle eccellenti foto realizzate per l’occasione da Gilberto Urbinati è stato possibile intravedere gli angioletti, proprio nella posizione indicata dal disegno preparatorio, coperti da pesanti ridipinture. Questo dipinto, in particolare, fu dunque adattato al nuovo gusto di stampo bolognese e reniano, immergendo il Cristo in un cielo sulfureo e vagamente metafisico. Ma in realtà, seguendo appunto i canoni della Maniera e dunque lo stile di Visacci, era “popolato” e affollato di ulteriori figure che in progresso di tempo sono state cancellate per il cambiare dei gusti e delle mode pittoriche.
Sarebbe possibile farli riemergere?
Molto probabilmente sì. I dipinti di Visacci in San Giovanni appaiono sostanzialmente “sani” e necessiterebbero solo di un intervento di manutenzione e pulitura, che farebbe tra l’altro emergere, oltre agli angeli, anche colori più vivaci. Le fotografie a luce radente, rivelano notevoli patine di vernici ingiallite… l’idea è che sotto questo strato si potrebbero disvelare due dipinti ancor più notevoli di quanto siano già apparsi durante questa campagna di studio.
Alessandro La Motta