Le bcc rispondono al vescovo (Banca di Rimini, Banca Valmarecchia)
Se scalpore ha suscitato, nel suo discorso alle autorità in occasione di San Gaudenzo, il riferimento del vescovo di Rimini Francesco Lambiasi agli istituti di credito cooperativo, da parte loro le bcc, perlomeno a livello locale, si mostrano ben in linea con gli argomenti usati dal pastore della chiesa riminese.
«Il nostro sistema - spiega Cesare Frisoni, presidente Banca di Rimini - quest'anno ha compiuto cento anni, nato grazie alla visione da pionieri delle vecchie casse rurali che hanno considerato la necessità di rispondere al bisogno della persona. Ci sentiamo in piena sintonia con le parole del vescovo a livello di principio e lavoriamo per esserlo anche a livello operativo».
A questo spirito anzi il credito cooperativo non si è mai sottratto. «Per assolvere meglio lo spirito di solidarietà nel territorio - racconta Frisoni - le nostre banche si sono spesso accollate la concessione di credito a imprese e persone in uscita da altri istituti da cui non avevano più sostegno. Abbiamo corso un rischio ragionevole per concorrere alla tenuta e allo sviluppo dell'economia del territorio in cui operiamo nonostante le difficoltà».
Piena adesione anche alla proposta del vescovo di istituire il Fondo per il lavoro. «Iniziative del genere non possono che essere accolte positivamente, sempre nei limiti delle nostre possibilità», sottolinea Frisoni. «Ci siamo già mossi chiedendo ai dipendenti di destinare alcune ore del loro lavoro al finanziamento di questo fondo e parteciperemo anche noi amministratori devolvendo il gettone di presenza nel cda. Quello che raccoglieremo sarà poi raddoppiato perché la banca come suo contributo metterà esattamente la stessa cifra raccolta da dipendenti e amministratori»
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Del Fondo per il lavoro parlerà presto in cda anche la Banca Valmarecchia. «Noi guardiamo in modo positivo tutto quello che è finalizzato ad aiutare le persone nella situazione di crisi», spiega il direttore Gino Gregoroni. «E' giusto mettersi all'opera per ideare e valutare strumenti utili». In linea con lo spirito solidale espresso dal vescovo e di fronte a una crisi che non cessa di mordere, l'istituto di credito ultimamente ha «anticipato la cassa integrazione (un cifra tra i 7 e gli 8mila euro) a chi ha perso il posto di lavoro. Di queste operazioni ne abbiamo fatte qualche centinaio. A causa della crisi economica queste situazioni sono molto diffuse».
Gregoroni ribadisce anche come il credito cooperativo si tenga lontano dalle speculazioni finanziarie (altra raccomandazione di Lambiasi). «Sia per statuto, ma anche per vocazione, noi possiamo finanziare solo le aziende del territorio, né ci occupiamo di speculazioni finanziarie. Noi non né facciamo né le proponiamo ai nostri clienti. L'idea che c'è dentro al nostro modo di operare è quella della banca tradizionale: raccogliamo dal territorio e investiamo, nei limiti del possibile, nel territorio».