Don Giussani e Rimini. Quella volta che Biancheri lo chiamò a parlare al clero diocesano…
Questa sera al palacongressi di via della Fiera a Rimini presentazione del libro Vita di don Giussani (il fondatore di comunione e liberazione), di Alberto Savorana. «Il libro di Savorana è una sfida radicale alla concezione di me stesso e della mia vocazione», racconta l'assistente ecclesiastico diocesano della fraternità di Cl, don Roberto Battaglia, alle prese con le prime pagine della biografia.
«Questa lettura - spiega don Roberto - rinnova in me la commozione e la gratitudine per aver incontrato un maestro come don Giussani e al tempo stesso mi fa riscoprire bisognoso di dover imparare tutto. Don Giussani continua ad esserci padre nella contemporaneità dell'esperienza del carisma (grazie alla guida di don Julian Carron) e, attraverso questa testimonianza della sua vita, ci provoca alla questione decisiva: seguirlo fino in fondo significa immedesimarsi nel suo percorso umano e di fede. Si tratta di uno sguardo che mi fa guardare con simpatia alla mia umanità e che mi fa guardare con un'ipotesi positiva il bisogno che incontro (adesso penso innanzitutto alla commozione per l'umanità ferita e bisognosa dei ragazzi che ho incontrato a scuola stamattina): io ho bisogno di incrociare ogni giorno questo sguardo per vivere».
La vita di don Giussani incrocia Rimini più di una volta, spesso in occasione di momenti molto significativi. Don Roberto nel ripercorre alcuni momenti fondamentali, a partire da quando don Giussani incontrò a Torello i pochi giessini riminesi sopravvissuti alla crisi del movimento nel 1968. «In una convivenza nel piccolo borgo della Val Marecchia, nella quale era presente anche don Giancarlo Ugolini, Giussani, che, secondo le sue stesse parole riportate da Savorana "non sapeva da dove cominciare", nel dialogo con quei ragazzi di Rimini, intuì in quei due giorni intensissimi (23-24 luglio 1968) il punto da cui ripartire e da cui in effetti ripartì tutto, l’unico motivo di adesione al cristianesimo: “l’incontro con un annuncio, il cristianesimo come annuncio, non come teoria. Un annuncio, cioè un certo tipo di presenza… la persona stessa di Cristo”», racconta don Battaglia.
Da lì in avanti, il rapporto tra il sacerdote brianzolo e la capitale della riviera romagnola diventa sempre più stretto, tanto da arrivare a generare, tra l’altro, un’esperienza come quella del Meeting per l’amicizia fra i popoli. Eppure don Giussani ha sempre avuto chiaro il valore della conversione rispetto allo strutturarsi del movimento che pur attorno a lui prendeva vita. Come traspare anche da un altro episodio rilevante che lo lega a Rimini.
«E’ sotto gli occhi di tutti quello che Giussani ha generato nella nostra città, ma vorrei ricordare - sottolinea Battaglia - un episodio che sicuramente pochissimi conoscono: nel luglio di due anni dopo, nel 1970, fu il relatore alla tre giorni del clero diocesano, invitato dal vescovo, monsignor Biancheri. Riporto un passo della sua relazione che sorprendo totalmente in sintonia con l'Evangelii gaudium, il documento programmatico del pontificato di papa Francesco appena pubblicato: "Il contenuto dell'annuncio è che Dio si è coinvolto, ha assunto tutta quanta la nostra realtà umana, come uno di noi, in mezzo a noi: Dio, cioè Tutto, è diventato uno di noi: non abbiamo più bisogno di nient'altro [...] il «fatto» Cristo, contenuto dell'annuncio, è una «storia»: il contenuto dell'annuncio è il Cristo Totale [...] prima della preoccupazione di quali strutture darci, la parola di Dio ci invita a realizzare l'immedesimazione con la conversione: altrimenti la preoccupazione di strutture da darci diventa attivismo e risulta maschera di un vuoto". Giussani lo disse scrivendo a Giovanni Paolo II: "Non ho voluto fondare niente ma solamente riproporre il cristianesimo nei suoi fattori costitutivi e basta". Il cristianesimo o è avvenimento o non è cristianesimo: alla luce dell'insistenza di Papa Francesco è decisivo anche per la chiesa riminese riprendere questo contributo di don Giussani che fa parte della storia della nostra chiesa locale».
Di questo e anche della modernità di don Giussani, «tutta nella sua capacità di affermare l’io umano in tutta la sua profondità, cogliendo totalmente l'istanza del pensiero moderno ed esaltando la ragione come apertura al reale, senza trascurare nulla», si parlerà questa sera al Palas dalle 21 con il vescovo di Rimini Francesco Lambiasi, il politico Sergio Gambini, la poetessa Rosita Copioli e il responsabile di Cl Manlio Gessaroli. La serata si potrà anche seguire in diretta Twitter (hashtag #DonGiussani).