Rimini Provincia, piccola mappa delle partecipate
La situazione è di quelle che si possono definire balorde. Al Senato (la Camera ha già approvato) è in discussione il disegno di legge sull’abolizione delle province (in realtà vengono solo trasformate) e ancora non si sa nulla di preciso su ciò che succederà dopo. A chi andranno determinate funzioni? Chi subentrerà negli impegni assunti a lungo termine, cioè debiti e partecipazioni?
Per una realtà come Rimini non si tratta di un esercizio teorico. La vicenda del Palacongressi è lì a documentarlo. La Provincia è uno dei tre pilastri su cui si regge l’operazione e, se da fine giugno o giù di lì l’ente non ci sarà più, è lecito e doveroso chiedersi chi subentrerà ai suoi impegni.
«Ciò che sappiamo – spiega il presidente della Provincia Stefano Vitali – è che avremo un ente di secondo grado, con un taglio di risorse drastico, ma dovrà comunque farsi carico delle strade, dell’edilizia scolastica e dell’ambiente. Ancora il ministro Del Rio non ha specificato a chi andranno le altre funzioni e le partecipazioni».
Vediamo allo stato attuale quali sono le società (per azioni o consortili) in cui la Provincia di Rimini è impegnata:
Start Romagna (trasporto pubblico): detiene una quota del 2,89% pari a un valore nominale di 721 mila euro.
Rimini Fiera spa: la quota è dell’8,92% corrispondente ad un valore nominale di oltre 3 milioni e 700 mila euro.
Rimini Congressi (la società che detiene il pacchetto di maggioranza di Rimini Fiera): la quota è di un terzo esatto pari a 16 milioni 800 mila euro.
UniRimini (la società per l’università): quota del 13% corrispondente a 132 mila euro.
Agenzia Mobilità (trasporto pubblico): qui la quota è dell’8,15% pari ad un valore nominale di 951 mila euro.
Romagna Acque (acquedotto): quota del 2,57% per un valore nominale di 9 milioni 962 mila euro.
«Ci sono situazioni particolari – spiega Vitali – come quella di UniRimini, che è società consortile, con obblighi precisi. L’ente deve versare 230 mila euro all’anno, per il 2014 siamo riusciti a fatica a mantenerlo. Sono 230 mila euro, ma se fosse una somma maggiore dovrei tagliare pesantemente a destra o a sinistra per ottemperare all’obbligo. Che succede poi?».
Ancora più di questo, viene da chiedersi chi si farà carico del mutuo con Unicredit per il Palacongressi e della relativa lettera di patronage sottoscritta a ulteriore garanzia. «Si possono fare solo delle ipotesi. – afferma Vitali – Gli impegni sono trasferiti all’ente che subentra, ma è un ente di secondo grado e ancora non si fa come sarà finanziato. Oppure, le nostre quote sono assorbite dagli altri partner, Comune e Camera di Commercio, ma francamente mi sembra improbabile. Terza ipotesi, subentra un soggetto forte, una sorta di nuova IRI, che assorbe tutte le quote e gli impegni. Quello che mi auguro è che entro un mese si sappia qualcosa in modo da cominciare un percorso. Noi a maggio scadiamo, bisogna che chi di dovere se ne renda conto».