Rimini Calcio, dal nuovo terremoto emerge Fabrizio De Meis
Fabrizio De Meis, patron del Cocoricò di Riccione, è il nuovo presidente della Rimini Calcio. Così partendo dalla fine, dall’ultimo terremoto societario in casa biancorossa innescato dalle dimissioni dell’ormai ex presidente Biagio Amati. Sì perché appena un paio di settimane fa, era stata convocata un’altra conferenza stampa per presentare il nuovo organigramma societario con uscite al veleno dal vecchio cda in nome di una ritrovata coesione tra i soci che lo stesso Fabrizio De Meis, con al fianco Biagio Amati, fissava come solida base sulla quale poggiare il futuro della maglia a scacchi. In casa Rimini però, le varie anime della società si sovrappongono esattamente come le placche della crosta terrestre: scivolano una sull’altra, scatenando piccoli o grandi terremoti di tanto in tanto. Dopo l’ultimo scivolamento, dei cinque membri del cda presentato due settimane fa, ne sono cambiati due, anzi uno perché all’uscita di Biagio Amati e di Mauro Traini (una leggerezza inserirlo nel cda considerato che non era possibile a termini di regolamento), si registra l’entrata del solo Marco Palazzi (Cocoricò), nel ruolo di consigliere. Nemmeno oggi però si può parlare di una condizione di quiete perché al momento la proprietà delle varie quote è rimasta pressoché invariata con l’ex presidente Biagio Amati ancora detentore della maggioranza relativa. La situazione è comunque in evoluzione, nei prossimi giorni per fare fronte alla difficile situazione economica della Rimini Calcio, sarà necessaria una ricapitalizzazione e a quel punto sarà la liquidità a disposizione dei vari soci a stilare la nuova graduatoria del “potere” in casa biancorossa. Fabrizio De Meis è stato scelto perché al momento nelle stanze di Piazzale del Popolo è considerato una risorsa, anzi, forse sarebbe meglio dire una prospettiva sul tema di fondo e cioè il futuro del club inteso sia sportivamente, sia finanziariamente. L’oggettività sta nella constatazione, nella presa d’atto che d’ora in poi partirà un pressing della squadra e dei dirigenti che durerà sino a fine stagione per evitare al Rimini di finire in fuorigioco sul campo e in società. Poi ci sono le parole della conferenza stampa di presentazione, quelle sportive, quelle riferite alla difficile situazione economica con la promessa di fare fronte ai debiti con le tante persone che in questi anni hanno orbitato attorno al mondo biancorosso, le parole sulla trasparenza, sul rapporto con la tifoseria e su una rettitudine morale che De Meis si è sentito di dover garantire. Il futuro non dipenderà solo da lui, anche se dai prossimi giorni saranno i suoi uomini a occupare i posti chiave per tradurre in concreto le intenzioni, dipenderà anche dagli altri soci, da come avverrà questa ricapitalizzazione, dai risultati sportivi anche.
Le parole oggi sono un prestito con diritto di riscatto fissato a qualche mese quando si peserà sul campo e in società il saldo di questi mesi con Fabrizio De Meis al timone. Di parola se ne può aggiungere un’altra che nell’ultimo periodo biancorosso pare sparita, perché nessuno sembra voglia più usarla: rigore. E’ diventata scomoda esattamente come capita in campo. Le troppe tensioni, le troppe discussioni, le varie scorciatoie finanziarie, l’hanno messa in panchina. Rigore: non serve aggiungere altro.
Francesco Pancari