Da Rimini Più a Mario Mauro. L'ex ministro della difesa oggi a Rimini
Quella che è stata la lista civica Rimini Più sarà il nucleo costitutivo in città dei Popolari per l’Italia, il movimento politico fondato dall’ex ministro della difesa Mario Mauro dopo la rottura con Scelta Civica di Monti.
La disponibilità a lavorare insieme gliel’hanno data oggi a Rimini Antonio Polselli, Mimmo Pirozzi e Luigi Bonadonna, al termine di una pranzo-incontro che ha visto radunate intorno al tavolo una trentina di persone. C’erano appunto gli ex di Rimini Più, c’erano Bruno Sacchini e altri della neonata associazione culturale Dreamini, c’erano ex consiglieri di Forza Italia, qualche imprenditore, qualche persona curiosa o interessata. Alla destra del senatore, l’ex parlamentare europeo di Rimini Giorgio Lisi, che è diventato il principale collaboratore di Mauro.
Persone diverse fra loro, ma tutte accomunate dal sentimento di una mancanza di rappresentanza politica; persone orfane del berlusconismo in declino, che non si identificano né con il renzismo straripante né con il populismo grillino né con il tentativo alfaniano.
A tutti il senatore Mauro ha offerto la sua analisi della situazione politica e le ragioni che lo hanno spinto a creare quello che rischia di rimanere l’ennesimo partitino.
Secondo l’ex ministro della difesa, se da una parte c’è il renzismo vittorioso, che con l’operazione che lo ha portato a Palazzo Chigi e l’adesione del Pd al Partito socialista europeo ha fatto fuori la tradizione del cattocomunismo italiano, dall’altra parte c’è il nulla. Ovvero c’è un Berlusconi che, dopo essere stato capace di coagulare gli opposti (An e Lega), ora dimostra zero capacità di garantire una prospettiva positiva al Paese.
Veniamo da un ventennio dove ha prevalso il nominalismo, ovvero il parlare senza fatti, fino al punto che oggi nessuno più crede ai politici. I titoli proposti da Renzi vanno benissimo, ma bisogna vedere se saprà andare oltre, entrare nel merito, o se sarà condannato a ripetere il nominalismo del ventennio precedente.
Per il futuro, l’alternativa sta tra il popolarismo europeista e il populismo, nella versione hard di Grillo e nella versione soft di Berlusconi, con il rischio che in prospettiva vadano a saldarsi. Il tentativo di Alfano non lo convince perché chiamarsi Nuovo centrodestra ha un senso se hai una capacità attrattiva migliore di quella di Berlusconi, altrimenti sei la copia sbiadita di Forza Italia. Alfano è inoltre stretto in una morsa: se l’esperienza di governo sarà un fallimento, difficile che Berlusconi lo prenda come alleato, se sarà vincente come farà ad andare alle elezioni con chi stava all’opposizione?
La politica è fatta anche di scadenze elettorali e per le prossime europee Mauro ha proposto a Udc e Ncd di fare una lista comune che possa essere competitiva. Per le elezioni amministrative la linea è di evitare alleanze con Forza Italia, perché altrimenti si darebbe forza al concorrente che si vuole rimpiazzare. Alleanze centriste e, dove possibile, anche con il centrosinistra. In ogni caso, in attesa che l’auspicabile processo di ricomposizione dei vari gruppi che si rifanno al popolarismo prenda piede, Mauro si incarica di tenere alta la bandiera con il suo movimento.