Turismo: per Melucci, Renzi e compagnia sono incompetenti
Si sa che l’assessore regionale al turismo Maurizio Melucci è uomo che non le manda a dire. Qualche giorno fa, in un suo tweet si poteva leggere: “E’ stata trovata la soluzione ai problemi del turismo nel nostro Paese. Modificare il titolo V della Costituzione. Incompetenti”.
Con chi ce l’aveva? “Per fare tutto l’elenco dei nomi ci vorrebbero le pagine gialle!”, risponde l’interessato. È evidente che ce l’aveva con il Presidente del Consiglio Matteo Renzi e con l’intero governo che, nella proposta di riforma del titolo V, vuole riportare il turismo nelle competenze statali. Melucci ringhia: «E’ una proposta talmente assurda che mi arrendo, non faccio resistenza. Riformino pure il titolo V, però mi devono spiegare chi fino ad ora ha impedito che a livello nazionale si dessero incentivi per la riqualificazione delle imprese, si facesse una politica di credito agevolato per il turismo, si dotasse l’Enit delle necessarie risorse per fare promozione all’estero, si avviasse una semplificazione amministrativa. Chi lo ha impedito? Il Titolo V? Ma non scherziamo!».
A far scattare il desiderio di ritorno alle competenze centrali sul turismo sono state le notizie di molte iniziative delle Regioni all’estero in ordine sparso e spesso con spreco di denaro pubblico. «Sono appena stato alla fiera di Mosca e l’Emilia Romagna ed le altre regioni presenti erano insieme nello stand dell’Enit», replica Melucci.
L’assessore regionale, lo ha fatto anche in una recente intervista al nostro giornale, ha sempre rivendicato la necessità di politiche nazionali del turismo per poter vincere nella competizione globale. Ma queste politiche le si possono già attuare, senza bisogno di riformare il Titolo V della Costituzione e soprattutto con la convinzione, errata, che in questo modo si risolvano i problemi del settore.
Si potrebbe dire che i provvedimenti seri in favore dell’industria delle vacanze sono inversamente proporzionali alle dichiarazioni di politici ministri che sostengono che questo è il nostro petrolio, che è un settore determinante perché da solo produce più del 4 per cento dell’intero Pil, ecc. ecc.
La classe politica sembra poi affetta da uno strabismo esagerato. Negli stessi giorni in cui diluviavano le dichiarazioni in favore del ritorno del turismo alle competenze statali, usciva la notizia secondo cui nei progetti di spending rewiew del commissario Cottarelli c’è anche la soppressione dell’Enit. Un bel paradosso; da una parte si invoca il ritorno al centralismo statale, dall’altra si vuole chiudere l’unico strumento nazionale di promozione turistica. Sembra di essere alla fiera delle opinioni. «Incompetenti», direbbe appunto Melucci. «Il problema dell’Enit – afferma l’assessore – è semmai quello di dotarlo di maggiori risorse finanziarie perché possa svolgere i propri compiti istituzionali». Però anche sull’Enit sono piovute critiche su sprechi e gestione “allegra” delle risorse… «Chi ha fatto uscire quelle notizie ha fatto un autoscatto, ha fotografato la situazione che noi vogliamo cambiare. Comunque delle due l’una: o si vuole accentrare, e allora l’Enit serve, o non si vuole accentrare». Oppure, per dirla con l’assessore Provinciale Fabio Galli, si vuole distruggere in un solo colpo la promozionale nazionale e quella regionale.
Melucci aggiunge che se si vuole impostare una discussione seria sul turismo, oltre ai temi degli incentivi e del credito, si potrebbe affrontare l’omogeneizzazione della tassa di soggiorno. «Così come è organizzata oggi, è una spinta formidabile alla frammentazione della promozione turistica. Succede che un Comune si trova in cassa un piccolo tesoretto e lo utilizza per organizzare autonome iniziative promozionali, anche all’estero». Per Melucci non è un esempio teorico, ci sono casi già avvenuti. Cosa bisognerebbe fare? «Applicare la tassa in modo uguale in tutta Italia. Lasciare l’80 per cento del ricavato ai Comuni con l’obbligo però di utilizzarlo come sostegno a politiche di riqualificazione di parte pubblica e di parte privata, il resto allo Stato per il finanziamento dell’Enit e delle politiche nazionali del settore».
In effetti, guardando al caso di Rimini, la tassa di soggiorno produce un tesoro consistente: nel 2013 ben 6 milioni 635 mila euro, a fronte di una previsione di 5 milioni e molte esenzioni applicate. I soldi ricavati sono stati impiegati per finanziare tre tipi di attività: iniziative turistiche, culturali e sportive (tra cui Capodanno, Notte Rosa, Molo Street Parade) e interventi di riqualificazione nei settori del verde pubblico, dell’arredo urbano e dell’ambiente. Purtroppo la relazione al bilancio non specifica quanto è andato per le singole voci.