Palacongressi, Fiera socio unico? Chi subentrerà alla Provincia nel mutuo?
Entro la fine del mese dovrà riunirsi l’assemblea dei soci di Convention Bureau per decidere del futuro della società. I soci hanno sotto mano una relazione del consiglio d’amministrazione (approvata con un solo voto contrario) che delinea il quadro dell’attività di gestione del Palacongressi.
La situazione debitoria è nota da tempo: la società ha chiuso il 2013 con un disavanzo di circa un milione di euro che è andato ad erodere completamente il capitale sociale. Nella relazione si attribuisce la colpa al «mutato scenario economico italiano e internazionale che hanno di fatto reso impossibile raggiungere, come previsto in passato, il pareggio di bilancio in soli tre anni dall’apertura del nuovo Palacongressi». Il consiglio d‘amministrazione mostra il bicchiere mezzo pieno: nonostante la crisi e il disavanzo, il Palacongressi ha portato sul nostro territorio 257.000 partecipanti ai congressi (96 manifestazioni ospitate), senza considerare le grandi manifestazioni svolte presso Rimini Fiera (Meeting, Rinnovamento dello Spirito, eventi CL), ed ha acquistato sul territorio beni e servizi per oltre 5,3 milioni di Euro.
Il messaggio è chiaro: la società dovrà senz’altro rivedere i propri piani, ma ha ancora un ruolo positivo da svolgere per il territorio. Sono indicate anche alcuni azioni che saranno intraprese: «ottimizzazione dei costi per offrire tariffe competitive, aumento dei meeting di medie e piccole dimensioni con ulteriore valorizzazione della flessibilità della struttura, azioni mirate sul mercato internazionale e più forte collaborazione e sinergia con la capogruppo Rimini Fiera».
Per il 2014 il consiglio d’amministrazione vede rosa: sono già programmati 57 eventi per 152.000 presenze e ci sono 34 opzioni ancora aperte ed equivalenti ad altri 75 mila presenze. Cifre che si traducono, ad oggi, in un fatturato di circa 6 milioni di euro e pongono Convention Bureau vicino all’obiettivo economico 2014 fissato attorno ai 9 milioni di euro.
Sulla base di questi elementi l’assemblea dei soci dovrà decidere il da farsi. Un’opzione sul tappeto è la ricostituzione del capitale sociale, per continuare l’attività e sperare di raggiungere il pareggio di bilancio nel prossimo triennio. Si tratta di vedere se e quanti soci sono disponibili a sganciare nuovo denaro fresco. A parte la disponibilità già manifestata da Rimini Fiera, non si conoscono altre intenzioni. Va ricordato che fra i soci ci sono anche Aeradria, in stato di fallimento, e Alfad, in concordato preventivo. C’è inoltre l’incognita Carim e altre quote minori. E’ possibile che sia solo Rimini Fiera a sostenere la ricapitalizzazione e si vada verso una società con un socio unico.
Può essere che qualche lume possa venire dalla conferenza stampa che il presidente Lorenzo Cagnoni ha indetto per il 15 aprile.
Sul polo fieristico-congressuale di Rimini grava inoltre l’incognita delle conseguenze del decreto svuota province approvato definitivamente dal Parlamento. Gli uffici della Provincia sono impegnati a scovare nel testo (anche del Def approvato l’altro ieri dal Consiglio dei ministri) qualche norma che possa gettare luce sul destino delle partecipazioni dell’ente. Il problema è di estrema importanza: con la sparizione della Provincia, così come almeno l’abbiamo conosciuta fino ad oggi, viene meno una delle gambe su cui si reggeva la posizione debitoria nei confronti di Unicredit per il mutuo del Palacongressi. La domanda è: chi dovrà farsi carico della quota di debito della Provincia? Ancora oggi il buio è assoluto. E’ una questione che non riguarda solo Rimini: è stato calcolato che le posizioni debitorie delle disciolte province ammontano a 10,3 miliardi euro. L’unica cosa che il decreto dice è che entro tre mesi il governo dovrà fissare i criteri per individuare i beni finanziari e strumentali necessari all’esercizio delle nuove funzioni. Il punto è proprio questo: un ente di secondo grado potrà continuare a mantenere delle partecipazioni? Sembra di no: e allora chi le eredita? Fra le ipotesi circolate c’è anche quella del trasferimento al Comune capoluogo. Se così fosse, sarebbe un bel pacco per Palazzo Garampi. Ma è tutto da verificare.