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Anche questo è nuovo turismo. Il caso di Yalla Yalla

Venerdì, 11 Aprile 2014

2bAnche questo è nuovo turismo. Il caso di Yalla Yalla

 

Una trentina di dipendenti, in larga parte donne, circa 30 milioni di fatturato, 350 mila offerte di vacanze in 500 località del mondo. Ecco, in breve, la carta di identità di Yalla Yalla, azienda che si potrebbe immaginare con sede a Milano o a New York, e invece si trova a Rimini, precisamente a San Vito.   Lì è il quartiere generale di yallayalla.it, sito specializzato nel vendere vacanze. Da qualche mese ha aperto una succursale anche a Palma di Majorca, per aggredire il mercato spagnolo, e nei progetti del futuro c’è la voglia di far approdare la papera gialla, simbolo del sito, anche su altri lidi internazionali.
Yalla Yalla è una locuzione araba che in inglese potrebbe diventare “Let’s go”, in napoletano “yamme yamme”, e così via. «E’ un inno al movimento», dice uno dei fondatori, Manuel Mandelli, 33 anni, riminese di adozione. Lui del movimento ha fatto una professione. Aveva studiato per ereditare la gestione dell’industria meccanica di famiglia, ma al momento della laurea l’azienda ha chiuso a causa della crisi. E così è andato all’estero. «L’idea di Yalla Yalla – racconta - mi è venuto lavorando nel settore turistico all’estero. Lì ho visto che era già cominciata l’abitudine di acquistare le vacanze online. In Italia invece le persone andavano su Internet per vedere, consultare, ma non comperavamo. Questo succedeva perché mancavano siti che funzionassero bene. Ecco allora l’idea di prendere i cataloghi su carta dei tour operator e portarli su Internet. L’idea è stata vincente. Basti pensare che noi il 30 per cento delle vendite lo facciamo nei giorni e negli orari in cui le agenzie di viaggio sono chiuse». Il sito è partito nel 2010 ed oggi realizza un milione e mezzo di visitatori unici al mese, 50 mila al giorno.
Per partire Mandelli e il suo socio, Paolo Pezzoli, riminese, hanno investito i loro risparmi e poi si sono messi alla ricerca dei finanziatori. Non si sono rivolti alle banche, ma hanno cercato fra gli imprenditori dove hanno trovato la disponibilità di Matteo Fago, uno dei fondatori di Venere.com, e di un fondo di investimento lussemburghese. Così facendo, hanno racimolato i due milioni di euro che sono serviti come carburante per far decollare alla grande Yalla Yalla.
Che differenza c’è fra questo sito e altri forse più noti al grande pubblico come Expedia? E qui arriva la sorpresa: «Nessuna – risponde Mandelli – perché noi siamo Expedia». Ovvero? «Expedia, che nasce per vendere i biglietti aerei e le camere, per il settore vacanze e pacchetti viaggio utilizza la nostra tecnologia, così come Lastminute.com ed E-dreams». Il segreto del successo di Yalla Yalla sta dunque nel software che fa funzionare il sito e che è stato prodotto internamente. «Il nostro sito presenta subito il prezzo finale, tutto compreso. Diverso dalla maggior parte dei siti che indicano invece “a partire da”, con il rischio di riservare la sorpresa finale all’utente. In base all’interrogazione posta, il nostro algoritmo, una volta inserito il numero delle persone e l’età dei bambini, è in grado di selezionare già le tipologie di camere più adatte al cliente. Inoltre offriamo sette diverse modalità di pagamento: non solo carta di credito, ma anche carte di credito multiple (se fra i viaggiatori ciascuno vuole pagare con la propria), bonifico bancario. Offriamo anche la possibilità del pagamento dilazionato: 30 per cento subito e il resto ad un mese dalla partenza. Oltre alla tecnologia, è molto apprezzato di clienti il nostro servizio di booking interno. Ogni cliente ha la possibilità di parlare sempre con la stessa persona, dalla prenotazione alla fine del viaggio. Questo è molto apprezzato».
A rispondere al telefono sono soprattutto donne. Non perché Yalla Yalla si sia posto il problema delle quote rosa, ma per via “naturale”. «Comunque siamo molto contenti perché le donne hanno uno spiccato senso di ospitalità e maggiore pazienza nel seguire i problemi dei clienti».
Con Yalla Yalla emerge una Rimini del turismo che non è quella tradizionale. «Trovo – osserva Mandelli – che a Rimini ci sia una forte propensione all’ospitalità. C’è anche l’abitudine al lavoro stagionale, tipico del turismo, ed un’ottima capacità di intraprendenza. Ciò che forse non è diffuso è la voglia di esportarsi nel mondo. Credo che Rimini abbia invece le competenze per lanciarsi nel mercato globale, per aprirsi a nuovi orizzonti. In fondo noi cosa facciamo? Facciamo viaggiare la gente nel mondo, partendo da Rimini».

 


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