Un calcio in bocca
Il Rimini domani si gioca a Cuneo la speranza di rimanere agganciato al calcio professionistico con una situazione di classifica peggiorata rispetto al triplice fischio di domenica scorsa, dopo la vittoria convincente nel derby contro il Forlì. Da dentro gli spareggi, i biancorossi, dopo la sentenza della Corte di Giustizia Federale, si trovano a oggi retrocessi con un -2 dal terzetto composto da Porto Tolle, Cuneo e Forlì. A tre giornate dal termine del campionato è stato infatti accolto il ricorso del Porto Tolle sulla penalizzazione di due punti, inflitta per alcune irregolarità sul pagamento degli emolumenti ai propri tesserati. In discussione non è chiaramente il merito, la formazione veneta evidentemente aveva ragione, ma è il modo, anzi, sono i tempi che come sempre infilano il pallone in un cono d’ombra oscuro che avvolge partite e classifiche. Eppure, cambiare le carte in tavola a tre giornate dalla fine si fa con una certa nonchalance e piuttosto spesso anche, quasi come una fase di gioco a palla inattiva, come un penalty, un calcio d’angolo. E’ un qualcosa di stagionale, in autunno e inverno arrivano le penalizzazioni, poi in primavera quando i punti pesano doppio, si modifica la classifica. Il punto è che questi tempi falsano il gioco, far passare dei mesi per esaminare un ricorso mentre il pallone continua a rotolare per poi arrivare a 270’ dalla fine e cambiare la classifica, non è serio. Forse sarebbe giusto prenderlo meno sul serio questo circo pallonaro, farlo diventare come il wrestling dove tutto è spettacolo fine a se stesso, dove la casacca indossata non è altro che un costume di carnevale. Forse però non è così semplice far passare il messaggio perché il calcio, soprattutto in Italia, è un’altra cosa: ci hanno fatto innamorare talmente di questo pallone che siamo disposti a violentare la nostra ragione per convincerci che sì, forse tra scommesse e altre bassezze non tutto ha funzionato in qualche partita del passato ma no in quella di domani è impossibile. In questi casi invece cambiano le cose come per regolamento, la giustizia sportiva diventa simile a quella ordinaria con tutte le garanzie e i garantismi del caso. E con gli stessi tempi, fatte le dovute proporzioni, perché arrivare a sentenza a tre giornate dal termine della stagione, è come aspettare anni per avere giustizia su un omicidio. Ma se siamo ormai abituati, purtroppo, alla lentezza della legge ordinaria, non siamo preparati a guardare i campionati con la certezza o almeno il sospetto che il verdetto sarà ribaltato. Ogni volta è una pugnalata a un pallone ormai sgonfio, e questa giustizia pare sempre ingiusta, anche quando sacrosanta, perché comunque nei tempi falsa il gioco. Domani si torna in campo, ed è come se per chi comanda il pallone, non ci fosse differenza rispetto a sette giorni fa mentre qui il gioco delle differenze è fondamentale. Il Rimini sarà di scena a Cuneo con due punti da recuperare sulla zona spareggi: palla al centro.
Francesco Pancari