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Fiera e Congressi: per Dreamini quasi un film dell’horror

Sabato, 12 Luglio 2014

2bFiera e Congressi: per Dreamini quasi un film dell’horror

 

Ci sono due fantasmi agitati nelle prime pagine del libro bianco su Fiera e Palacongressi presentato oggi dall’associazione Dreamini: quello del fallimento di Aeradria e quello del dissesto del Comune di Alessandria.


Il libro racconta di una riunione svolta in Aeradria il 16 settembre 2001 per esaminare il bilancio. “C’è Stefano Vitali, presidente della Provincia, l’assessore Gianluca Brasini in rappresentanza del Comune di Rimini, Lorenzo Cagnoni con le quote della Fiera e del Palazzo dei Congressi, Maurizio Temeroli per la Camera di commercio, i rappresentanti delle quote minori detenute da associazioni di categoria, La Regione con il suo7,48% è rappresentata dal delegato Francesco Saverio Di Cimmo. Ci sono anche i componenti del consiglio di amministrazione che esprimono le principali forze dell’economia riminese, Confindustria e Associazione albergatori, e poi ci sono quelli dello Studio Skema, i nuovi professionisti di riferimento degli enti locali riminesi”. Cosa si dice in quella riunione? Secondo il libro bianco il presidente di Aeradria, Massimo Masini, dipinge uno scenario rassicurante. Sappiamo poi come è andata a finire. “Quello che più inquieta – si legge – è che la stessa foto sorridente e ottimista è stata scattata qualche tempo dopo anche nella sala della Fiera di Rimini. I protagonisti sono più o meno gli stessi. La Fiera non è Aeradria, è vero; Cagnoni non è Masini ma anche lui, di fronte a difficoltà ormai conclamate, preferisce raccontare le mirabilie delle sue società e i piani finanziari che… “oggi non ci fanno guadagnare ma domani…”. Osserva Dreamini: “Il rischio che denuncia questo libro bianco è che questo scatto sia stato il ciak di inizio di un altro film horror per la città”.


L’altro fantasma, si diceva, è quello del Comune di Alessandria, finito in default a causa del dissesto delle partecipate, un rischio che, secondo Dreamini, Rimini corre seriamente.


La fiera delle previsioni sballate
L’antefatto della situazione odierna è, come noto, la costruzione di un Palazzo dei congressi che ha portato a un indebitamento complessivo di 100 milioni di euro. Un Palacongressi voluto di quelle dimensioni sulla base di previsioni sbagliate. “Ciò che qui si contesta – rileva il libro bianco - non è l’errore d’una singola previsione o business plan, ma il fatto che sono dieci anni che tali errori si replicano con il risultato di continui, pesanti sacrifici imposti alla collettività”.


Vade retro Bologna
Tralasciando i vari passaggi per cui si è arrivati all’allarme attuale (su Inter-Vista ne abbiamo ripetutamente parlato), ci soffermiamo sul tema delle prospettive. La prima è l’ipotetica alleanza fra le Fiera di Rimini, Bologna e Parma. “L’integrazione fra le Fiere - sostiene Dreamini – costituirebbe un vantaggio, a prescindere dal peso politico, per Bologna Fiere. Infatti Parma forte del suo bacino agro alimentare e dell’alleanza con due importati fiere tedesche è in grado di competere in assoluta tranquillità. Anche Rimini, a prescindere dalla situazione creata dalla costruzione del centro congressi, con la propria diversificata attività e con la capacità di accoglienza del territorio, dimostra anche in un periodo di crisi generale, di resistere alla concorrenza. Al contrario Bologna è in difficoltà e soffre più delle altre fiere emiliane la concorrenza di Milano; l’integrazione, fortemente desiderata dalla Regione, le consentirebbe non solo di definire il calendario delle manifestazioni, ma anche il luogo di attuazione.
L’ipotetica fusione fra Bologna, Rimini e Parma avrebbe certamente , anche per ragioni territoriali, il suo baricentro a Bologna, ove sarebbe posta la testa pensante”.


Privatizzazione, ma fatta bene
Per Dreamini l’unica risposta alla crisi attuale è una seria privatizzazione. Da questo punto di vista vengono formulate non poche critiche alla delibera recentemente approvata dal consiglio provinciale e che sarà adottata in fotocopia anche dal consiglio comunale. Non va bene la possibilità di procedere con aumento di capitale (specialmente dopo il caso Aeradria); non è indicato chiaramente l’oggetto della vendita; nella vendita devono essere coinvolti anche i soggetti privati, se consenzienti; il documento dei consulenti (Studio Boldrini) non ha niente a che vedere con la lamentata “situazione di emergenza che richiede un percorso alternativo strategico e funzionale”; non è stata contemplata l’eventualità di chiedere a Unicredit una ulteriore moratoria sulla rata del debito.
In conferenza stampa Mario Ferri ha anche aspramente criticato le modalità indicate per l’individuazione dell’advisor.
La strada della privatizzazione è giusta ma bisogna procedere con maggiore precisione. Il libro bianco indica tutti i passaggi necessari per arrivare all’obiettivo.


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