Cagnoni detta la linea ai soci pubblici su Fiera e privatizzazioni
Privatizzazione? Non c’è alcun stato di necessità che obblighi a questa scelta. Nel primo semestre 2014 i congressi hanno ripreso a marciare, i risultati di Rimini Fiera sono i migliori del sistema italiano. Se i soci pubblici hanno dei problemi, io ho la soluzione alternativa ma non la dico.
È un Lorenzo Cagnoni particolarmente all'attacco quello che si è presentato ad una conferenza stampa di mezza estate convocata con l’evidente scopo di dire una parola definitiva – la sua – nel dibattito sui debiti del sistema fieristico-congressuale e sull’esigenza di privatizzare, che si trascina ormai da diversi mesi. Per le quasi due ore di conferenza stampa l’atteggiamento del presidente di Rimini Fiera è stato quello di chi, viste le informazioni diffuse dai soci pubblici e da tutti coloro che sono finora intervenuti nel dibattito, finalmente svela come stanno le cose davvero e dichiara finita la ricreazione.
Ripercorriamo i passaggi del ragionamento e ritorniamo sulla conclusioni.
Cominciano l’amministratore unico Berardi e il direttore Agostini con l’annunciare che per Convention Bureau, che ha chiuso il 2013 con un milione di deficit, è arrivato il momento della riscossa tanto attesa. I primi sei mesi del 2014 si sono chiusi con 4 milioni e 741 mila euro di fatturato, 56 eventi ospitati ed un Mol (margine operativo lordo) di 97 mila euro. Tutto lascia pensare che a fine anno sarà rispettata la previsione di 8 milioni e 600 mila euro. Un risultato ottenuto in uno scenario altamente competitivo, con le destinazione concorrenti che praticano prezzi al ribasso. Un risultato frutto di una grande sforzo di marketing e del miglioramento di efficienza della struttura.
Le magnifiche sorti del Palas
Cagnoni si incarica poi di spiegare a chi non l’ha capito che rispetto al business plan 2011-2016 (l’unico che conta, a suo giudizio) tutto è andato secondo le previsioni, con la sola eccezione del secondo semestre 2013. Il futuro, secondo il presidente di Rimini Fiera, non può quindi che essere positivo. Aggiunge anche il carico da novanta: “Se non avessimo costruito il nuovo Palacongressi, che per caratteristiche architettoniche e capacità gestionali ha saputo tener fronte a questo complesso scenario, saremmo usciti dal mercato. Ed è invece proprio il nostro posizionamento ad assicurarci competitività”.
“Vorrei anche ricordare il formidabile rapporto costo/qualità del Palas, realizzato con 102 milioni di euro. A Roma, il nuovo centro congressi Italia, al quale si sta lavorando da oltre dieci anni, identico al nostro per caratteristiche ricettive, ne costerà 400”. Con poche battute Cagnoni liquida tutte le polemiche sui business plan faraonici, poi smentiti dalla realtà, che sono serviti a costruire la struttura. “Sono polemiche alimentate da strumentalità”, aggiunge.
Le magnifiche sorti della Fiera
Anche la Fera naviga in acque tranquille, secondo quanto previsto dal piano 2014-2016 che – si rammarica Cagnoni – ha suscitato in città un dibattito debole. Rimini Fiera passerà dal volume d’affari di 63 milioni del 2013 agli 85,7 del 2016. Anche la redditività è forte: l’Ebitda del Gruppo salirà nel 2014 a 11.563.013 euro, nel 2015 a 12.987.913 e nel 2016 a 17.569.955 euro. L’utile finale sarà di 2 milioni e 400 mila nel 2014, 3 milioni e 500 mila nel 2015, 8 milioni e 600 mila nel 2016. “Nessuno riesce a fare questi risultati”. Aggiunge Cagnoni: “Posso dire che il primo semestre 2014 è in linea con queste previsioni ed è ragionevole pensare che lo saranno anche i prossimi risultati. Siamo la Fiera con il più alto rendimento a livello nazionale”.
E i debiti? Cagnoni ripete che nel 2016 si estinguerà il debito contratto per il nuovo quartiere fieristico. Anche la liquidità troverà respiro perché entro agosto sarà conclusa la vendita dell’area in via della Fiera, quella per cui il Comune ha approvato la variante Acquarena. Dovrebbero così rientrare i 14 milioni di euro che Rimini Fiera aveva prestato alla Società del Palazzo. Dal 2017 Rimini Fiera distribuirà ai soci pubblici 3 milioni di dividendi.
“Rischio Default? E’ ridicolo”
A questo punto Cagnoni parte lancia in resta e dichiara che con questi numeri parlare di rischio default per la Fiera è ridicolo. Non c’è alcun stato di necessità che obblighi ad una privatizzazione che per modalità e circostanze si potrebbe tradurre in una vera e propria svendita.
La Fiera paga i suoi debiti, ha pagato i 240 milioni per il nuovo quartiere, la storia della Fiera è una storia di debiti pagati.
“Non sono uno che sostiene la necessaria conduzione pubblica della Fiera. Io avevo già proposto di prevedere nello statuto la possibilità della maggioranza a privati, io ho avviato la prima privatizzazione con la vendita di azioni a imprese e associazioni. Il punto è il presupposto da cui si parte: non si deve dire che c’è uno stato di necessità”.
“Ho la soluzione ma non la dico”
Chiediamo allora a Cagnoni come mai i soci pubblici hanno avviato un processo amministrativo che porta alla privatizzazione: hanno un altro quadro della situazione? Hanno informazioni sbagliate? Risponde Cagnoni: “Beh, la Regione, che è un socio pubblico, non dice questo. Comunque la mia rappresentazione è assolutamente quella giusta. Non dico che non ci siano difficoltà, ma queste sono nei bilanci dei soci pubblici. Non si faccia confusione. Certo, se non hanno i soldi per pagare le rate dei prossimi tre anni è un problema. Si tratta di 10,8 milioni e non sono pochi, me ne rendo conto. Ma non esistono altre soluzioni? Io per privatizzazione intendo l’alleanza con un partner industriale, non un operazione di rapina”.
Non soddisfatti, insistiamo. Prima Cagnoni risponde che in una conferenza stampa non si fanno chiacchiere da bar, poi dice che lui ha soluzioni alternative per consentire ai soci pubblici di pagare le rate. “Non siamo al bar e quindi non le dico”, replica piccato. Cagnoni ha, en passant, parlato di possibili alleanze. Con chi? Con Bologna? “Non solo – risponde – e quando lo si vedrà si capirà la mia reticenza”.
Messaggio ai soci pubblici
E’ evidente che Cagnoni più che ai giornalisti parlava ai soci pubblici, Comune, Provincia e Camera di Commercio. Il messaggio è stato chiaro: finiamola con questa storia della privatizzazione, venite da me che vi spiego come uscire dall’impasse. La Fiera sta bene, è in buone mani, capaci di traghettarla verso il futuro. Smettetela di giocare al gioco delle privatizzazioni. Si spiegano così molte cose. Si spiega perché Cagnoni ha trattato con sufficienza la delibera approvata dalla Provincia, dando in qualche modo indiretta ragione a chi l’ha criticata per ragioni opposte, perché non chiara e determinata. Si spiega perché il Comune di Rimini, dopo i passaggi in commissione della scorsa settimana, non ha ancora convocato il consiglio comunale. Si spiega una dichiarazione di Gnassi del 12 luglio scorso che a grandi linee ricalca l’intervento di Cagnoni di oggi. Forse il consiglio comunale è stato messo in stand by perché doveva parlare Cagnoni. E Cagnoni ha parlato.