Turismo, il fenomeno delle stanze su Internet
I numeri cominciano ad essere notevoli: 190 Paesi, 800mila alloggi tra cui si contano 17mila ville, 1.400 barche, 640 castelli e 300 case sugli alberi. L’Italia è la terza destinazione più cliccata dopo Francia e Stati Uniti e dal 2008 sono circa un milione i turisti che hanno trovato alloggio tramite il sito. È la carta di identità di Airbnb, un sito che consente di affittare per una notte, per una settimana o per un mese (non ci sono limiti) una stanza in una casa privata, un appartamento, una villa e, per chi può permetterselo, una dimora ancora più lussuosa.
A suo modo è una Ota (Online Travel Agency) solo che a differenza di Booking non vende le camere degli hotel ma le camere o le case che un privato mette a disposizione del pubblico di turisti e viaggiatori.
Se sul sito si clicca Rimini, la ricerca restituisce più di 800 risultati, anche se non tutti riferibili esclusivamente alla città ma anche agli altri centri della provincia o a località vicine. Si inserisce la data di arrivo, la data di partenza, il numero delle persone che devono alloggiare e il sito sforna i risultati che rispondono a questa ricerca. Volendo si può affinare la richiesta: si può chiedere che la struttura abbia internet con wireless e che sia vista mare: ed ecco che arrivano risultati che rispondono a questa query. Una volta scelta la struttura, si può prenotare direttamente sul sito e per ogni prenotazione andata a buon fine l’albergatore paga il 3 per cento per la transazione bancaria e nel prezzo pagato dall’ospite c’è già il 10 per cento che va al sito. Un costo di intermediazione che è leggermente inferiore a quello che normalmente prendono le Ota che vendono camere di alberghi.
Ogni pagina di risultati presenta 18 strutture: ciascuna con una foto della stanza, una foto in piccolo del proprietario (perché il sito invita a “metterci la faccia”, in tutti i sensi), il prezzo ben in evidenza, due righe di testo dove c’è la descrizione sommaria (esempio: Fantastico loft in centro storico), la natura della struttura (una stanza privata, un appartamento, una casa indipendente) ed il numero delle recensioni di chi ci è già stato. Sulla sinistra dello schermo c’è un’ampia mappa dove è segnalata la posizione delle strutture di quella schermata.
Proviamo a cliccare su quello che viene presentato come fantastico loft in pieno centro. Ad accoglierci è una bella immagine a tutta pagina che immediatamente dà l’idea dell’eleganza della struttura. Immediatamente sotto la foto e il nome della proprietaria e alcuni simboli grafici che in un colpo d’occhio confermano che ad essere affittato è un appartamento, con due camere e sei posti letto. In evidenza il prezzo dell’appartamento per notte.
Scorrendo la pagina a queste informazioni essenziali ne vengono aggiunte altre sulle caratteristiche e sui servizi della casa, sempre accompagnate da belle immagini. La proprietaria informa: Sono sempre disponibile al cellulare per i miei ospiti e mi fa molto piacere incontrarli, magari per prendere un caffé insieme, sia per conoscerli e sia per fornire indicazioni utili per vivere Rimini al meglio, sulla base dei loro interessi. Seguono recensioni di ospiti italiani e stranieri, per le recensioni in lingua straniera si può attivare un traduttore automatico che rende accessibile i contenuti.
La struttura della pagina è sempre la stessa anche per le altre proposte: ovviamente cambiano i contenuti sulla base di ciò che ciascuna ha da offrire. Ce n’è per tutte le tasche e per tutte le esigenze. A giudicare dalle numerose recensioni della primavera estate 2014 si ha l’impressione che questo tipo di sistemazione alternativa alla solita camera di albergo abbia avuto negli ultimi mesi un certo seguito. Un fenomeno che probabilmente non è fotografato dalla statistiche ufficiali su arrivi e presenze.
Ciò spiega perché sui giornali nazionali abbiamo cominciato ad apparire le reazioni preoccupate degli albergatori. Se ne è fatto interprete il direttore generale di Federalberghi, Alessandro Nucara, che sul Corriere.it si è chiesto «Quando si affittano stanze di ville o dimore storiche, la persona che fa le pulizie è assicurata? Gli impianti sono a norma di legge? Sono previste misure antincendio? Senza contare un’altra questione, molto seria: siamo sicuri che queste soluzioni non diventino un modo facile per riciclare denaro sporco da parte della malavita? E i proprietari degli appartamenti segnalano davvero alla polizia la presenza di ogni ospite?».
Si ripete, sul fronte dell’ospitalità, la stessa diatriba che si è presentata per i Taxi con il sistema Uber, l’app per smartphone che permette di prenotare un’auto privata per spostarsi in città. Anche nel caso dell’ospitalità vale lo stesso principio: se un servizio prende piede significa che c’è una domanda e che i potenziali utenti lo trovano utile e conveniente. Senza contare che per molte famiglie la possibilità di affittare una stanza può diventare un mezzo per far quadrare bilanci sempre più complicati.
Si potrebbe aggiungere che molti albergatori della riviera (non tutti per fortuna) avrebbero molto da imparare da come l’ospitalità di una stanza è offerta sul sito Airbnb: belle foto, informazioni puntuali sulle caratteristiche della struttura, disponibilità del proprietario ad “accompagnare” l’ospite nel soggiorno in città.
Peraltro anche alcuni alberghi, quelli che offrono solo il servizio di Bed & breakfast, si promuovono su Airbnb.