L'ex sindaco Chicchi sul video di CL: un cristianesimo messo alla prova
“Non è facile per un non credente esprimersi sull’ispirazione religiosa e dottrinale di CL, mi pronuncio perciò su alcuni aspetti propriamente “laici” del movimento”. Giuseppe Chicchi, sindaco di Rimini negli anni Novanta, uomo della sinistra, ha accettato di guardare per Inter-Vista il video La strada bella, una presentazione di Comunione e Liberazione realizzata in occasione dei sessant’anni del Movimento.
“Il documentario “La strada bella” – afferma Chicchi - racconta bene le molte opere sociali che Comunione e Liberazione svolge nel mondo. Emerge l’idea della “universalità” del movimento, non solo in senso geografico. E’ una comunità che non si chiude dentro una sola cultura ma si muove dentro le culture come per mettere alla prova il cristianesimo e la sua attitudine a parlare a tutti. Non sapevo, ad esempio, che nel movimento ci fossero anche islamici. E’ una breccia molto interessante in quell’integrismo di cui CL viene spesso accusata”.
L’ex sindaco di Rimini si sofferma sulla dimensione sociale di Comunione e liberazione. “Nel tempo – spiega - ho imparato ad apprezzare le opere sociali di CL, quel senso pratico dell’agire nel mondo, del costruire opportunità, del produrre servizi di comunità. Mi pare anche che sia una delle tante possibili risposte alla crisi del welfare pubblico il cui “ombrello” di protezione sociale (prodotto dalle lotte per l’emancipazione del XX secolo) tende a restringersi sotto la pressione del capitalismo finanziario. Il guaio è che nella società contemporanea ciò accade proprio quando la domanda di welfare cresce per mille evidenti ragioni (invecchiamento della popolazione, immigrazione, povertà crescente, ecc.). Bene quindi lo sviluppo delle opere sociali, purché non si dimentichi la necessità imprescindibile di una quota di servizi universalistici che lo Stato deve rendere accessibili a tutti e che deve essere finanziata da una fiscalità molto progressiva. Se l’eguaglianza, almeno quella delle opportunità, è ancora un valore riconosciuto, essa dipende molto dalla combinazione fra welfare pubblico ed opere sociali che nascano dal basso”.
“C’è poi nel documentario – conclude Chicchi - un passaggio in cui Carron dice: riconosciamo i nostri errori per costruire una realtà più bella. Giusto, ma Carron mi pare generico, bisogna esplicitare di che errori si tratta perché solo così si costruiscono cose più belle. Dunque, di che errori si sta parlando? Quelli di certe amicizie politiche? Quelli di certe relazioni pericolose? Quelli di un antistatalismo di matrice ottocentesca? Forse in questo caso il movimento di CL ha bisogno non solo di domande ma anche di risposte”.