Aeroporto di Rimini, il caso strano delle navette di Gnassi
Ormai le chiamano tutti le navette di Gnassi. Il sindaco di Rimini, di fronte alla notizia della chiusura dell’aeroporto da oggi 1 novembre, aveva solennemente dichiarato: «Abbiamo contattato i tour operator russi che agiscono su Rimini per mantenere i rapporti e non rischiare di farceli scippare dalla concorrenza. Abbiamo chiarito loro il quadro della situazione e i tempi e verificato la possibilità che i voli delle compagnie russe possano atterrare presso scali vicini (uno è Ancona, distante 86 chilometri). Da lì tramite navette e transfer portarli in Riviera, per il tempo necessario all'arrivo del nuovo gestore. I riscontri avuti dai tour operator sono stati positivi».
Da allora non si è saputo più niente, tanto è vero che su alcuni quotidiani di oggi si registrano le dichiarazioni del presidente degli albergatori di Riccione che afferma di essere ancora in attesa di notizie più precise o quelle del dirigente del Pd William Casadei che coglie la palla al balzo per sparare contro il sindaco Renata Tosi annunciando che farà fronte comune con la giunta di Gnassi.
In realtà basta parlare con qualsiasi operatore dell’aeroporto per scoprire che i tour operator che portano i russi in riviera già si servono di un servizio di transfer per trasportare i turisti dall’aeroporto all’hotel e viceversa. Il tragitto da oggi è semplicemente diventato più lungo: un’ottantina di chilometri invece che un breve percorso di dieci, quindici minuti.
Tuttavia, per far vedere che le istituzioni sono attente alle esigenze del territorio, l’Apt ha deciso di coinvolgere Start Romagna per organizzare le navette transfer dall’aeroporto di Rimini a quello di Ancona. Quindi i turisti – secondo questo progetto – dovrebbero prendere in hotel il transfer del tour operator, arrivare al Fellini, scendere, scaricare le valigie, caricarle su un nuovo mezzo, risalire e finalmente partire per Ancona. Va considerato che per un volo che parte dal Raffaello Sanzio alle 7 del mattino, i turisti dovrebbero mettersi in moto alle due di notte e affrontare questi innumerevoli disagi. Non era forse meglio, per cercare di fidelizzare i tour operator che portano i russi, offrire loro un contributo economico per le maggiori spese di transfer che devono affrontare?
La logica e il buon senso inducono a rispondere di sì, ma non è stata la strada seguita. Ci si chiede il perché e c’è chi ipotizza che tutta l’operazione sia stata congegnata per far lavorare Start Romagna, la società pubblica della mobilità nelle città romagnole. Il business in effetti non è indifferente: al mercoledì e al sabato partivano da Rimini fino a 600 turisti, quindi per trasportarli ad Ancona servono almeno dieci pullman alla volta.
Oggi non è successo niente di nuovo, ma da mercoledì potrebbero entrare in azione le navette di Gnassi. Vedremo cosa succederà.
Un tema rilevante di questo periodo di chiusura dell’aeroporto è se i tour operator, una volta che avrà riaperto, torneranno all’aeroporto di Rimini. Lo scalo di Ancona non appare concorrenziale. Un operatore racconta che, per come è stato ristrutturato il Raffaello Sanzio, non c’è sufficiente spazio al coperto per fare il check in e oggi, che erano in partenza solo 200 passeggeri, si faceva la fila all’aperto. Potrà continuare a lungo una situazione del genere? Il rischio è che i tour operator a quel punto si rivolgano a Bologna e in questo caso la situazione, come è facilmente intuibile, diventerebbe più complicata. Per quanto momentanea, la chiusura dell’aeroporto si rivela un colpo pesante anche per il suo futuro.