Aeroporto di Rimini, le "verità" della Procura e le responsabilità della politica
Sull’aeroporto in questi giorni i riminesi si trovano a dover digerire due amare verità: la riapertura del traffico è avvolta da tali e tante incognite da farla apparire improbabile; sulla precedente gestione, quella di Aeradria, pende l’infamante accusa di associazione a delinquere. La Procura sta verificando se tutti i maggiorenti della città – rappresentanti delle istituzioni e privati – non abbiano agito insieme e concordi per uno scopo fraudolento. La storia recente dell’aeroporto non sarebbe semplicemente costellata di errori, ingenuità e magari qualche reato ma sarebbe espressione di un progetto criminale in cui sono coinvolti tutti i big della città. La decisione della Procura sembra una indiretta risposta ad un’esponente dei creditori di Aeradria, Cristina Pesaresi, che in una dichiarazione ai giornali si era chiesta dove fosse la centrale di malaffare per cui non era stato concesso il concordato e la continuità aziendale alla nuova gestione della società aeroportuale.
C’è da rimanere allibiti. Ci si aspetterebbe qualche reazione decisa da parte degli esponenti politici coinvolti. Non tanto per ribadire una propria innocenza (ne hanno tutto il diritto, fino a prova contraria) quanto per dare una lettura diversa – se esiste – da quella del complotto criminale ai danni dei cittadini contribuenti. Invece abbiano visto solo le scontate difese d’ufficio, o poco più, dell’on. Tiziano Arlotti e del segretario del Pd Juri Magrini. Sul fronte opposto, Marco Lombardi di Forza Italia, che punta il dito sulle responsabilità politiche delle due ultime amministrazioni sia in Comune che in Provincia, senza però entrare nel merito.
Certo una posizione della politica non è facile, costretta com’è fra due alternative altrettanto scomode. Può rivendicare il proprio pieno coinvolgimento nella gestione di Aeradria, avendo nominato il presidente e il consiglio d’amministrazione e condiviso tutte le principali decisioni volte a rilanciare l’aeroporto. In questo caso ci sarebbe un’assunzione di responsabilità politica, pur rigettando eventuali scivoloni penali, attribuendoli all’azione dei singoli amministratori. Ma finora non si è visto e udito niente di tutto questo, anche perché presuppone un personale politico con gli attributi, consapevole del proprio ruolo a tutela degli interessi della collettività.
La politica può al contrario dichiararsi estranea, come ha fatto più volte l’ex presidente della Provincia Stefano Vitali, il quale – a suo dire – quale socio di riferimento non aveva alcun accesso agli atti e quindi tutte le scelte sbagliate sono attribuibili all’ex presidente Massimo Masini e agli altri membri del consiglio d’amministrazione. È questa la posizione che fino ad oggi è andata per la maggiore, suffragata anche dalle eventuali azioni di responsabilità che Regione e Provincia hanno messo in conto di poter fare. È una posizione poco credibile: se davvero Masini & soci avessero fatto tutto all’insaputa di Provincia, Comune e Regione, ci sarebbe da dubitare molto sulle capacità politiche e amministrative degli uomini alla guida di quegli enti.
La comunità riminese che si interroga su cosa sia successo in aeroporto negli ultimi anni si trova quindi di fronte alla sola narrazione proposta dalla Procura. È mancata e manca tuttora una lettura politica che, al netto delle eventuali responsabilità penali, sappia al termine dell’analisi anche indicare la strada per non ricadere in simili errori.
Ci spieghiamo con un esempio. Quando la Corte d’Appello di Bologna ha respinto il ricorso sul fallimento di Aeradria, ha spiegato che la società non doveva continuare ad esistere perché sarebbe proseguito quel metodo consociativo fra istituzioni pubbliche e associazioni private che aveva portato al buco di 53 milioni. Ora, che l’aeroporto fosse gestito insieme agli albergatori lo abbiamo visto tutti. Tutti ricordiamo come il coinvolgimento degli imprenditori fosse stato presentato dalla politica come un esempio virtuoso di collaborazione pubblico-privato. Finalmente Rimini faceva sistema per ottenere risultati nell’interesse di tutti. Bene, gli stessi personaggi, di fronte all’offensiva della magistratura, hanno reagito innanzitutto per tutelare le proprie posizioni dando mandato ai legali per eventuali azioni di responsabilità. Il problema è dunque questo: abbiamo avuto in aeroporto un metodo consociativo talmente obliquo che è degenerato in associazione a delinquere, oppure la politica è in grado di rivendicare la correttezza del metodo seguito – la collaborazione fra pubblico e privato nella gestione di un servizio pubblico – e di indicare dove, come e quando siano stati commessi errori?
In attesa che qualcuno possa sciogliere questo dilemma, non si può fare a meno di osservare come anche altre notizie di questi ultimi giorni si inseriscano in questo scenario. A distanza di mesi, il curatore fallimentare Renato Santini, che è nominato dal Tribunale, si ricorda che è un atto dovuto (è invece discrezionale, obietta Lombardi, di Forza Italia) il ricorso contro il bando dell’Enac che ha escluso i beni di Aeradria dalle offerte per la gestione dell’aeroporto. Se questo era un atto dovuto, il ricorso poteva essere presentato già all’emanazione del bando o alla conclusione delle procedure. Invece arriva adesso, quasi in concomitanza con la richiesta di proroga delle indagini sul fallimento accompagnate dall’ipotesi del reato di associazione a delinquere.
Sembra di assistere ad una guerra sorda fra Enac e Tribunale, fra Tribunale e società vincitrice del bando, cioè Airiminum. A Santini, e così al Tribunale, non è piaciuto il bando Enac senza i beni di Aeradria. La società sembra non piacere al curatore Santini e quindi al Tribunale perché vi ravvisano troppi elementi di continuità con l’ultima gestione di Aeradria, quella che aveva come consulenti gli stessi soggetti che sono dietro ad Airiminum.
Queste guerre sotterranee contribuiscono a rendere incerto il futuro dell’aeroporto e a minarne la riapertura a tempi brevi. Il 21 marzo comincia la summer season dell’aviazione e se lo scalo non sarà attivo per quella data, la situazione si complicherà ulteriormente. Il sindaco Andrea Gnassi ha invocato un nuovo intervento del Prefetto per fare chiarezza e per stabilire una road map certa. Ce n’è davvero bisogno.