Crac aeroporto di Rimini: per Fabbri non può essere la Procura a stabilire qual è l'interesse pubblico
L'ex presidente della Provincia Nando Fabbri, che la Procura indica, insieme all'ex sindaco di Rimini Alberto Ravaioli, fra gli ideatori dell'associazione a delinquere che ha portato al fallimento di Aeradria, interviene all'indomani del maxi sequestro da 34 milioni a carico di tutti gli indagati nel crac.
Per l'interesse delle sue argomentazione, pubblichiamo integralmente la nota di Fabbri.
Ho letto attentamente il decreto di sequestro preventivo dei beni personali e dopo aver aspettato 24 ore per smaltire la sorpresa e l’incredulità, devo dire con estrema franchezza e con dispiacere, che la procura di Rimini ha preso una cantonata (cfr. Devoto-Oli: “cadere in un equivoco, in un errore marchiano”) per quanto riguarda la parte riferita ai pubblici amministratori. Tutto infatti si regge sul teorema, non saprei come altro definirlo, dell’associazione allo scopo di commettere più reati fra cui “truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche” e, ancora, “strategie atte a dissimilare i contributi pubblici illegittimamente destinati alle compagnie aeree” con “operazioni fraudolente”, un vero è proprio “programma criminale”. E più avanti l’atto d’accusa della Procura afferma che “di riflesso derivavano poi benefici agli operatori di categoria turistici e commerciali, i quali vedevano incrementati gli arrivi di turisti senza assumere nessun rischio su di sé attendendosi che fossero i politici a farsi carico in qualsivoglia maniera di tali incentivi, attraverso l’impiego delle sempre più esigue risorse finanziarie…. Onde non perdere consenso e poltrone”.
Siamo insomma al pregiudizio politico: voi amministratori pubblici avete, in quasi 15 anni di attività, erogato in maniera truffaldina (programma criminale), in un’associazione a delinquere, fondi pubblici per avvantaggiare gli operatori privati e per salvaguardare le vostre poltrone. Ecco il teorema esplicito.
L’accusa è inaccettabile e al di fuori di ogni realtà, con l’aggravante che sembra essere la procura a voler stabilire qual è l’interesse pubblico e quindi come devono essere fatte le scelte politiche.
Dunque, ripeto, l’accusa la ritengo irricevibile per i seguenti motivi di merito.
1. L’area di Rimini è fra i più grandi bacini turistici d’Europa con oltre 2000 alberghi. La strategia del governo locale perseguita negli ultimi vent’anni è stata quella della diversificazione dell’offerta puntando su fiere, congressi e grandi eventi. Tant’è vero che per realizzare le grandi infrastrutture di livello europeo quali la Fiera e i Palacongressi di Rimini e di Riccione gli enti locali hanno investito oltre 400 milioni di euro. L’aeroporto Fellini rientrava, e rientra, a pieno titolo dentro questa politica di sviluppo territoriale. Di più, è uno degli snodi più importanti per essere connessi alla rete turistica europea. In tutte le relazioni che accompagnavano il bilancio preventivo della Provincia di Rimini era indicata la scelta strategica, approvato dal consiglio, di sostenere la crescita e il consolidamento dell’attività aeroportuale.
2. Tutti i contributi che arrivavano alle compagnie aeree che hanno esercitato sul Fellini, da Minerva Airlines, a Easy Jet, da Alitalia a Ryanair, erano il risultato di attività di marketing territoriale espresse in diverse forme (dalle brochure, alle promozioni on-line, alle riviste specializzate), previste da delibere preventive degli Enti con relativi consuntivi a giustificazione delle spese sostenute. Non si prefigurava nessun “aiuto” irregolare rispetto alle direttive europee sulla libera concorrenza, come si evince chiaramente dagli “Orientamenti comunitari concernenti il finanziamento degli aeroporti e gli aiuti pubblici di avviamento concessi alle compagnie aeree operanti su aeroporti regionali”.
3. Il rapporto fra pubblico e operatori privati (albergatori, artigiani, industriali, commercianti) è uno dei punti salienti per lo sviluppo moderno di un’area ricca di lavoro e di imprese come la nostra. Questo rapporto ha avuto i suoi punti di forza sia attraverso la partecipazione attiva, seppur di minoranza, dei privati nelle compagini sociali di aziende strategiche per Rimini come la Fiera s.p.a e Aeradria s.p.a., sia nella gestione di progetti di marketing territoriale condivisi che avevano il preciso scopo, come ampiamente illustrato e motivato in tutti gli atti pubblici, a partire dalle delibere del consiglio provinciale, di rendere più attraente e competitivo il sistema turistico riminese. E l’aeroporto era ed è, si ripete, un perno decisivo per determinare il livello di competitività e di attrazione di un territorio.
4. L’atto che mi è stato notificato indica che, oltre al sottoscritto il procedimento accusatorio è stato avviato nei confronti di altre 33 persone: sindaci, presidenti di società, rappresentanti di associazioni, semplici cittadini facenti parti del C.d.A. di Aeradria. E’ un documento complesso e purtroppo, a parere del sottoscritto, anche confuso. Che soprattutto non distingue fra programmazione e gestione dei progetti con le relative risorse pubbliche.
5. Infine, è ulteriormente inaccettabile l’assunto della procura che accusa di aver messo in piedi un “sistema truffaldino” (associazione a delinquere) che risiede “come spinta motivazionale personale di ciascun partecipe , nel … prestigio e nell’ambizione politica” eludendo il bene comune, per il soddisfacimento di interessi privati ovvero di singole categorie. Al di là di affermazioni così generiche che nulla hanno a che fare con la realtà dei fatti, è quantomeno discutibile che una procura della repubblica emetta accuse che poco hanno a che fare col diritto ma che investono, all’opposto, la sfera della politica e dell’autonomia programmatica e di governo di una Pubblica Amministrazione.
Spero vivamente che questa indagine, nata per la cattiva gestione di Aeradria s.p.a. con il suo conseguente fallimento, possa concludersi per molti indagati già in fase istruttoria. Portando così linearità e chiarezza ad un impianto accusatorio alquanto impreciso e improprio.