Senso civico o calcolo, Tosi adesso lasci perdere il TRC
Alcuni giorni fa la quinta sezione del Consiglio di Stato ha respinto il ricorso del Comune di Riccione contro il Tar dell’Emilia Romagna. Il ricorso era stato presentato per annullare la sentenza con la quale, il 30 ottobre scorso, il TAR aveva bocciato la richiesta del Comune di variare il tracciato del metrò di costa.
Al di là delle motivazioni giuridiche addotte, la bocciatura del Consiglio di Stato sembra mettere la parola fine alla guerra del Comune di Riccione contro il TRC. O, almeno, la fine di una guerra ragionevole.
Solo nei prossimi giorni vedremo se la giunta guidata da Renata Tosi deciderà invece, pur registrata quest’ultima sconfitta, di continuarla ugualmente.
La battaglia contro il TRC (e, in subordine, contro “questo” TRC) è stata il simbolo della vittoria di Renata Tosi, il tema che è servito a scardinare definitivamente la fiducia che i riccionesi, da sempre, avevano riposto in sede elettorale nel massimo partito della sinistra. Ci sarà un’altra occasione per analizzare come e perché questa battaglia sia risultata efficace e vittoriosa, per adesso basti osservare che il mandato ricevuto dagli elettori imponeva certamente alla Tosi di iniziare subito questa lotta e provare a vincerla.
Per quello che si è visto, la lotta c’è stata – e dura – e ha visto l’attuale sindaco sia nella veste di capopopolo, guidando pattuglie di cittadini a bloccare cantieri, sia in quella di azzeccagarbugli alla ricerca di qualche cavillo legale che potesse far deragliare ai confini del Comune quello strano filobus che viaggia su una corsia riservata (quasi) e che è pomposamente chiamato Trasporto Rapido Costiero (così si capisce da che parte stiamo nel merito dell’opera).
Però, arrivati a questo punto, ci chiediamo che interesse ci sia a continuare ancora questa guerra.
Sicuramente non ne trarrebbe nessun vantaggio la giunta Tosi. Ha dichiarato che avrebbe combattuto e l’ha fatto. Il TRC era ormai un progetto troppo avanzato, troppi atti sono stati firmati, troppi soldi sono stati spesi; e una classe politica intera, quella che ancora comanda, ufficialmente continua a volerlo.
Prima si sfila, prima comincia a puntare le carte sul proprio progetto di città, smettendo la parte della Compagnia dell’anello, di quelli “che dovevano fare l’impresa”, e meglio sarà. Nel caso contrario, avvicinandosi alle urne, la sconfitta accettata adesso non avrà più il sapore della buona battaglia combattuta con onore se pur persa, ma diventerà il simbolo della sua incapacità, nascondendo pure ogni altra cosa potrà aver fatto di buono. Si sa, chi di simboli colpisce, di quegli stessi simboli perisce.
Ma c’è anche un discorso come cittadino tra gli altri, anche se il primo, che Renata Tosi dovrebbe fare. Se il TRC è inevitabile, dunque, W IL TRC. Sì, perché la sconfitta onorevole prevede che si cerchi di evitare il più possibile i danni collaterali e le vittime civili. A questo punto un amministratore, fatto tutto quello che era in suo potere per ostacolare un progetto che non condivideva, deve vigilare che quello stesso progetto sia utile alla collettività e che non gravi più di tanto sui bilanci cittadini; insomma, che funzioni.
Che si ricordi pure ai cittadini chi l’ha voluto, che si ricordi pure di chi sono le responsabilità, ma a questo punto l’inizio di una guerriglia (che potrebbe essere la scelta che segue la sconfitta nella guerra tradizionale) porterebbe solo costi in più alla città e un tempo più lungo di realizzazione: con l’aumento delle percentuali di probabile inutilità del progetto stesso.
In sintesi, sarebbe bello sentire un discorso pienamente e consapevolmente civico, di quelli che in Italia proprio si fa fatica a sentire. Del tipo: è un’opera che non condividevamo, finchè ci è stato possibile l’abbiamo combattuta, ma adesso la cosa più utile alla città è fare ognuno la propria parte perché sia realizzata al meglio.
Al contrario, dopo questa ultima sentenza, l’aumento dei costi del TRC per finanziare una guerra inutile e l’impedimento dei lavori per forzarne l’inutilità, potrebbero facilmente diventare ‘complicità’ con quella classe politica che per adesso, da sola, ne porta tutta la responsabilità.