Rimini, aeroporti concorrenti: le strategie di Ancona, Forlì bloccato
Ma è vero che l’aeroporto di Ancona offre ai vettori russi un contributo di 21 euro a passeggero per far sì che i voli un tempo riminesi restino nelle Marche? “Non è assolutamente vero, – afferma al telefono Laura Cerasa, direttore commerciale – i contributi non sono di quella entità”.
Vero o non vero, è comunque confermato che un contributo c’è, a riprova di quale sia il sistema adottato dagli aeroporti che hanno bisogno per sostenersi di incentivi al traffico. E questo avviene quando Airiminum dichiara solennemente che mai si imbarcherà sulla strada dei contributi alle compagnie. Messe così le cose, la concorrenza con chi ha tutto l’interesse a soffiarci il traffico è un percorso in salita.
È evidente perché Ancona sgomita e cerca di soffiarci i russi: anche la società Aerdorica, come la defunta Aeradria di Rimini, naviga in un mare di debiti. L’ultimo bilancio noto è quello del 2013, approvato nel settembre scorso. L’esercizio si è chiuso con 12 milioni di perdite, “ma la gestione ordinaria di esercizio è perfettamente in equilibrio”, ha scritto in una nota la Regione Marche, azionista all’80 per cento. Sembra di ricordare altre dichiarazioni analoghe a noi più vicine, ma andiamo avanti. Il debito complessivo della società è di 37 milioni, “solo” 14 in meno di Aeradria. Un deficit accumulato in anni recente quando direttore generale di Aerdorica era Marco Morriale, adesso sotto processo per peculato e truffa, accusato di una gestione “allegra” dei soldi aziendali. Negli anni scorsi non sono mancati gli aumenti di capitale per ripianare le perdite e permettere all’aeroporto di sopravvivere.
L’aeroporto dal novembre 2013 è sotto le cure di Giovanni Belluzzi, un commercialista che ha nel curriculum la presenza nei consigli d’amministrazione di società e banche rilevanti come Unicredit. Senza dover portare i libri contabili in Tribunale, ha definito qualcosa che assomiglia ad un concordato preventivo: pagamenti rateali con i fornitori, accettato dalla larga parte dei creditori, attuati a partire da giugno 2014 e per la durata di 24 mesi; accordo, raggiunto con Banca Marche S.p.a., per la sospensione di 24 mesi dei propri mutui; rateazione decennale dei debiti tributari e contributivi iscritti a ruolo; rateazione dei tributi comunali pregressi del Comune di Falconara.
Nell’aprile del 2014 Belluzzi ha anche presentato un piano industriale che si basa essenzialmente sullo sviluppo e potenziamento dei business esistenti: passeggeri, cargo, retails shop, parcheggi, locazioni, agenzie, utilities. In particolare si punta in cinque anni al raddoppio passeggeri (dai 300mila che definiscono la cachtment area, il bacino di utenza, a 600mila) e cargo (da 6mila tonnellate a 12mila). Si tenga conto che il 2014 si è chiuso con 480 mila passeggeri.
Aerdorica ha ottenuto dilazioni nel pagamento dei debiti, ma deve produrre fatturato e utili per poterli pagare, anche se a rilento. È una scommessa da seguire da vicino per capire se con Aeradria avremmo potuto vedere un altro film.
Guardando all’altro aeroporto vicino a Rimini, quello di Forlì si scopre come le difficoltà incontrate da Airiminum per entrare in possesso dell’aeroporto non siano isolate. La società Aviacom, dell’imprenditore americano Robert Halcombe, ha ottenuto dall’Enac le certificazioni necessarie, ma non può mettere piede nell’area del Ridolfi. Questo perché l’Enac non accetta di vedersi riconsegnare l’aeroporto dal curatore fallimentare senza che prima siano eseguiti interventi ritenuti assolutamente necessari. Basti pensare che c’è da fare la bonifica del deposito carburanti che da sola costa un milione di euro. Il curatore non se ne vuole fare carico, tanto meno Aviacom. È insomma in corso un braccio di ferro che prima o poi dovrà portare ad un accordo, ma i tempi di riapertura dello scalo si allungano.
E intanto a fare testo sono le lettere degli avvocati. La conferma che quando c’è di mezzo un fallimento, far ripartire un aeroporto è tutt’altro che semplice.