Debiti Palacongressi, in attesa dell'advisor Cagnoni sparge ottimismo
La situazione, nella sostanza, è identica all’anno scorso. Non sono avvenuti clamorosi fatti nuovi, tali da indurre diverse valutazioni. Il presidente di Rimini Fiera Lorenzo Cagnoni diceva un anno fa le stesse cose che ha ripetuto in commissione comunale questa mattina, salvo aggiornare alcuni dati. Eppure l’effetto sui consiglieri, anche quelli di opposizione, è stato quello di un rasserenamento degli animi, fino a far dire a qualcuno nei corridoi: meno male che non abbiamo deciso per la privatizzazione. In realtà lo stesso Cagnoni ha confermato di non voler sentire parlare di privatizzazione “per stato di necessità”, ritenendo invece legittima ogni discussione e ipotesi sul futuro della Fiera.
L’equivoco probabilmente nasce dalla mancata chiarezza e distinzione, in molti protagonisti del dibattito pubblico, sulla situazione economico finanziaria del gruppo Rimini Fiera (che è tendenzialmente positiva) e la situazione debitoria riguardo la realizzazione dei Palacongressi, che grava su Comune, Provincia e Camera di Commercio, fino al punto da indurre questi enti a chiedere l’aiuto di un advisor per verificare se sul mercato internazionale c’è qualcuno interessato alla Fiera di Rimini.
L’advisor, la società KPMG Advisory, presenterà i risultati della sua ricerca entro la fine del mese di aprile e solo in quell’occasione si potrà verificare come il mercato valuta la Fiera di Rimini. Nell’attesa l’unica verità disponibile è quella offerta dal presidente Cagnoni che nella sua relazione ha dipinto uno scenario positivo e ottimistico. Negli anni terribili della crisi, 2008-2013, il consuntivo finale è comunque con il segno più (+2,4 milioni di euro), il 2014 si è concluso con un utile e si prevede che nel 2015 l’utile netto di Rimini Fiera non sarà inferiore ai 3 milioni di euro. Nel corso dell’anno la società potrà anche distribuire ai soci il dividendo straordinario di 12,5 milioni derivato dall’alienazione dei terreni di via della Fiera (quelli su cui sorgerà Acqua Arena e il centro commerciale Conad). In un quadro fieristico nazionale dove non ci sono stelle che brillano, il gruppo di Rimini, a detta di Cagnoni, si distingue e corre per essere ai primi posti. Se c’è una differenza rispetto ad un anno fa è l’estinzione del debito per la costruzione della nuova Fiera: Cagnoni aveva detto entro il 2016, questa mattina ha annunciato trionfante che in realtà sarà chiuso entro il 2015.
Rimane invece intatta la situazione debitoria per la costruzione del nuovo Palacongressi (“un’opera pubblica – ha sottolineato Cagnoni – destinata a non produrre reddito se non quello indotto sul territorio”) . Questo è il punto debole del sistema, soprattutto dopo che uno dei debitori (la Provincia) è stato pressocchè azzerato ed un altro (la Camera di Commercio) si è visto assottigliare di parecchio le entrate dai provvedimenti del governo. Un debito per il quale esistono due mutui. Il primo di 27 milioni contratto dalla Società del Palazzo dei Congressi con il Monte dei Paschi di Siena. Perfettamente pagabile, ha spiegato Cagnoni, con le entrate di questa società: 1,1 milioni di affitto del Palazzo pagati adesso da Rimini Fiera (il presidente ha riconosciuto, come lamentava la defunta Convention Bureau, che non è un affitto a prezzo di mercato ma molto più elevato) e 250/300 mila euro all’anno dalle royalties degli albergatori. La rata è di 979 mila euro all’anno e quindi non c’è problema di solvibilità.
Il secondo mutuo è quello di 46 milioni (già scesi a 42) contratto da Rimini Congressi con Unicredit, garantito dal pacchetto di maggioranza delle azioni di Rimini e dalle lettere di patronage sottoscritte dal sindaco di Rimini e dal presidente della Provincia. In questo caso la rata è di 3,450 milioni all’anno fino al 2031. Un impegno che i tre soci pubblici non riescono a rispettare, tanto è vero che per il 2014 la rata è stata sospesa e per la prossima, da pagare al 30 giugno, ancora si deve decidere come fare (una nuova sospensione da chiedere alla banca?). Su questo punto Cagnoni ha fatto il brillante: cari signori, nei prossimi anni, se tutto prosegue come ora, la Fiera distribuirà ogni anno un dividendo di almeno 3 milioni, dei quali 2,5 finiranno ai tre soci pubblici. Quindi il debito diventa più sostenibile e la privatizzazione potrebbe non essere affatto necessaria L’assessore al bilancio dei Comune di Rimini, Gianluca Brasini, ha però sottolineato che la situazione resta problematica e che si dovrà valutare per bene ciò che dirà l’advisor a fine mese.
Nel dibattito in commissione è mancato completamente il riferimento ad un’altra prospettiva della privatizzazione, espressa a suo tempo dalla Camera di Commercio ed anche dall’ex presidente della provincia Vitali: se non siamo costretti dallo stato di necessità, può comunque essere un’opportunità per liberare risorse da reinvestire sul territorio. È probabile e auspicabile che questo dibattito diventi invece stringente quando si valuteranno i risultati del lavoro dell’advisor.
Cagnoni ha inoltre precisato il suo pensiero circa la prospettiva della creazione di un sistema fieristico regionale. Se la proposta è quella di un coordinamento, di una cabina di regia, o di un gonfiare i muscoli per mettere in difficoltà Milano, siamo quasi all’aria fritta. L’integrazione regionale diventa invece una proposta interessante se è funzionale a due obiettivi: la realizzazione di economie di scala, una maggiore internazionalizzazione del polo fieristico.
L’assessore Brasini ha precisato che nel piano di razionalizzazione delle società partecipate che il Comune deva mandare al governo entro fine marzo non si farà riferimento alla prospettiva del polo regionale ma alla ricerca di partner industriali e/o privatizzazioni. Una scelta che conferma quanto al momento sia ancora poco concreta l’ipotesi riaperta dalla giunta regionale di Bonaccini.