Aeroporto di Rimini, la politica - se c'è - batta un colpo
Questa è l’occasione buona che ha il territorio riminese – enti locali, partiti, associazioni di categoria, singoli imprenditori – di dimostrare se davvero ci tiene al suo aeroporto o se si ritiene soddisfatto dal recitare il solito mantra – una importante infrastruttura per lo sviluppo – quando l’ennesima tegola cade sul Federico Fellini.
Decine e decine di dichiarazioni non hanno impedito, nell’ordine: una gestione che ha prodotto più debiti che voli, il fallimento di Aeradria, la chiusura dell’aeroporto per alcuni mesi. Ed ora che il fantasma di una nuova possibile interruzione dell’attività ha ripreso ad aleggiare su Miramare, occorre che alle dichiarazioni di principio seguano i fatti concreti.
A ventiquattro ore dalla “bomba”, si segnalano gli interventi di due tipi.
Primo tipo: è una disgrazia, e, facendo il verso ai The Rokes, “ma che colpa abbiamo noi!”. Dimenticando che le responsabilità possono essere diverse: ci sono quelle immediate e ci sono quelle indirette, di cui è chiamato a farsi carico chi ha le mani in pasta nella cosa pubblica (non necessariamente la politica). “Ma che colpa abbiamo noi” può essere la legittima reazione del primo momento, ma non ci si può fermare ad essa.
Secondo tipo di reazione: bisogna fare in modo che l’aeroporto non chiuda. Bella petizione di principio, ma se si omette di dire il come, è fuffa. Il sindaco Andrea Gnassi ieri ha garantito che lui è per la difesa dell’aeroporto e dei suoi lavoratori, ma non ha spiegato come concretamente si svolge questa attività di difesa. Da parte di alcune forze di opposizione, si è invocata la nomina di un commissario che mantenga aperto l’aeroporto e faccia uscire di scena AiRiminum, vista come corresponsabile del pasticcio combinato dall’Enac. I grillini si sono limitati a dire che loro l’avevano detto e che Gnassi si deve dimettere. A volte sono puntuali e precisi, a volte preferiscono le scorciatoie giustizialiste un tanto al chilo.
A dire il vero c’è una terza reazione, quella di chi ha preferito rimanere zitto: non si è vista nessuna nota ufficiale del Pd, che forse è ancora il maggior partito riminese, non si è visto un comunicato degli albergatori o degli industriali. Talmente basiti da non riuscire nemmeno a prendere la parola? Non sappiamo, per il momento registriamo il loro silenzio.
Non è che abbiamo bisogno di chiacchiere, ma di qualche indicazione concreta, sì.
L’opinione pubblica vuole sapere cosa succede adesso. Non è morbosa curiosità, ma è ancora troppo fresca la notizia della chiusura dell’aeroporto a novembre, senza che si siano visti sforzi sovrumani per scongiurarla.
La palla in questo momento ce l’hanno l’Enac e Airiminum che non possono limitarsi a dire che faranno ricorso al Consiglio di Stato. La presidente Laura Fincato, fra l’altro, ha detto che chiederanno la sospensiva della sentenza, e la grillina Carla Franchini ha replicato che le sentenze del Tar sono esecutive. Se le cose stanno così, la confusione sembra essere alta. Enac ed Airiminum devono anche dire qual è l’immediato futuro dell’aeroporto.
Bisogna che qualcuno precisi al più presto cosa deve succedere domani e dopodomani, quali sono le strade percorribili per tenere aperto il Fellini. Strade percorribili e fruttuose. Un esercizio provvisorio di Airiminum può dare queste garanzie? Come può spendere soldi e investire una società che è sotto la spada di Damocle della perdita della concessione? AiRiminum certamente farebbe lo stesso ragionamento che fanno i bagnini con la Bolkestein: perché devo investire se poi arriva qualcuno che si prende tutto?
Quello che si apre è un grande spazio per la politica, intesa davvero come attività per il bene comune. L’Enac non è un marziano che da solo ha deciso di governare gli aeroporti, è un ente dello Stato e lo Stato, fino a prova contraria, è governato dai politici, non dai magistrati. Occorre quindi che i politici e le istituzioni facciano il loro mestiere, si mettano all’opera, attivino i contatti giusti. Le cose non succedono a caso, succedono perché qualcuno si muove. C’è una classe dirigente locale che ha l’occasione di dimostrare di essere tale.
Vicino a noi c’è un aeroporto concorrente, Ancona, che come noi è sommerso da decine di milioni di debiti. Eppure non è fallito e adesso è pure stato privatizzato. Non è vero che c’è solo il destino cinico e baro che sembra inseguire Rimini.
A questo ruolo politico sono chiamati tutti, anche le forze di opposizione. Non è molto popolare fare questo discorso a pochi mesi dalle elezioni, la tentazione di sfruttare il pasticcio per raccattare voti è alta. Ed è anche legittima, ma viene un attimo dopo. Ci sarà l’occasione per regolare i conti, per attribuire a ciascuno le proprie responsabilità (i cittadini un’idea già se la sono fatta), intanto però è bene muoversi insieme, ciascuno nel ruolo di competenza, per arrivare all’obiettivo prioritario: tenere aperto l’aeroporto e con una prospettiva positiva, non per vivacchiare.
Se c’è ancora un briciolo di politica seria, che batta un colpo.