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05 02 2016 | Rimini | Fallimento Voce, sit in giornalisti-creditori davanti al tribunale

Venerdì, 05 Febbraio 2016

2Rimini | Fallimento Voce, sit in giornalisti-creditori davanti al tribunale

 

Mentre in aula si svolgeva l’udienza di verifica dello stato passivo della società “Editrice La Voce s.r.l.” dichiarata fallita lo scorso 30 luglio, davanti al tribunale di Rimini si è svolto il sit-in dei giornalisti creditori sostenuti dal sindacato Aser, 300 i volantini distribuiti.


“A quanto pare - sottolinea Paolo Facciotto in qualità di fiduciario sindacale - i 112 creditori non troveranno nulla nel fallimento, a parte i soldi per pagare le spese in prededuzione. Quindi i 6,8 milioni di euro di crediti privilegiati e i 5,8 milioni di chirografari, totale 12,7 milioni, ammessi dal curatore sarebbero semplicemente carta straccia”.


Ricorda il sindacato che “questo accade dopo che in 12 anni di attività, l’editore del quotidiano ‘La Voce di Romagna’ Gianni Celli ha incassato oltre 20 milioni di euro di contributi statali”.
Fatto che genera perplessità nei giornalisti-creditori che si domandano “dove sono finiti i 13 milioni di euro di attivo certificati da Celli nel bilancio 2013, con cui si presentò in Tribunale un anno fa chiedendo il concordato? Perché la «Editrice La Voce» dichiara di essere creditice di 6 milioni di euro dalla cooperativa edilizia controllante («La Mia Terra», ancora oggi amministrata dallo stesso Celli), ma «La Mia Terra» nell’ultimo bilancio reso pubblico (2012) dichiara un debito verso le partecipate di soli 2.550 euro? Perché Celli non ha aperto lo stato di crisi e ha negato gli ammortizzatori sociali mentre non pagava gli stipendi ai giornalisti, dall’autunno 2013 al 2015, ed ha così gonfiato la società di debiti fino ad arrivare a una richiesta di 14,5 milioni di euro?”.


E ancora, “come è possibile che Gianni Celli tenga l’attività in famiglia, avendo affittato formalmente il ramo d’azienda a una s.r.l. dei suoi due figli? Come è possibile che questa società pubblichi un giornale pure risultando inattiva al Registro delle Imprese? Come è possibile che Celli sia ancora oggi l’editore del portale internet di notizie legato al giornale, come amministratore unico di una società inattiva al Registro delle Imprese, che ha reso pubblico il suo ultimo bilancio nel 2008?”.


In definitiva, “sono stati - sottolinea il fiduciario sindacale - anni orribili: i dipendenti, collaboratori e fotografi messi alla fame; due di loro licenziati e immediatamente reintegrati dal giudice, l’editore condannato per comportamento antisindacale; l’istituto di previdenza dei giornalisti ha totalizzato un credito di 1,6 milioni, la cassa mutua sanitaria integrativa 177mila euro, il fondo pensione complementare 55mila, l’Erario statale 3 milioni; per non parlare di Comuni, Camere di Commercio, banche, tipografie, fornitori di carta, agenzie di stampa, telefonia, consulenti vari”.


Per il sindacato, “il crollo non è da addebitarsi alla crisi economica e dell’editoria: stando ai bilanci presentati da Celli, i costi di produzione dichiarati erano in equilibrio con le entrate, ad esempio il personale costava in media 1,5 milioni all’anno quando il contributo pubblico era di 2,5 milioni”.


L’Aser, dunque, “è vicino ai colleghi, quasi tutti creditori di 15 mensilità arretrate non pagate: non ci arrendiamo, chiediamo di essere rappresentati nel comitato dei creditori e auspichiamo che la giustizia faccia di tutto per alleviare i danni delle vittime di questo massacro sociale. I soldi volatilizzati da qualche parte si devono trovare”.

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