Rimini | Depuratore Santa Giustina, in tre a processo per una denuncia del 2010
L’11 dicembre 2015 il tribunale di Rimini ha emesso sentenza in merito ad una denuncia presentata da alcuni cittadini di Santa Giustina nel marzo del 2010. La denuncia riguardava le esalazioni maleodoranti causate dallo spandimento del “gesso di defecazione” prodotto dall'impianto mobile posto presso l'impianto di depurazione di Santa Giustina, trasferito altrove nel 2014, grazie alle proteste dei cittadini.
I capi di imputazione riguardavano lo spandimento di “gesso di defecazione”(biosolfato) che, sulla base della analisi effettuate da Arpa, evidenziava il superamento del limite di legge per quanto riguarda il cromo esavalente e le lesioni provocate su alcuni residenti nelle vicinanze per l'esposizione a “cattivi odori”.
Il giudice ha assolto il legale rappresentante della “Agrosistemi srl”, l'azienda che gestiva l'impianto trattamento fanghi, e il legale rappresentante della “Sirm srl”, l'azienda che commercializzava il biosolfato in quanto è risultato che le analisi dei fanghi, pur realizzate da Arpa, non erano state eseguite correttamente e che da successive analisi sono stati riscontrati valori di cromo esavalente inferiori ai limiti di legge.
Il giudice, però, ha condannato alla pena di dieci giorni di arresto, multa e risarcimento, il legale rappresentante della “Ctr Cooperativa Agricola”, l'azienda che si occupava del trasporto e della distribuzione del biosolfato, in quanto questo è stato distribuito sul terreno in disprezzo delle norme regolamentari, provocando il “pungente odore nauseabondo”, causa diretta dei malesseri che hanno colpito alcuni residenti.
“Solo l'attenzione costante e diretta dei cittadini - sottolinea Giuseppe Fabbri, referente del comitato dei residenti di Santa Giustina - può ridurre i rischi per la salute. Aggiungiamo anche che la protesta dei cittadini ha prodotto il risultato della soppressione dell'impianto trattamento fanghi, un impianto che ha operato nella condizione “provvisoria” per diversi anni. Un impianto del quale la stessa Provincia aveva chiesto la regolarizzazione (da mobile a fisso, mai realizzata) e contemporaneamente ne aveva sempre prorogato l'autorizzazione. Un impianto fonte di odori nauseabondi, che era situato in un'area molto delicata dal punto di vista ambientale, collocato vicino all'alveo del fiume Marecchia”.