Crac Aeradria, giudici e campagna elettorale
Se l’inchiesta della Procura della Repubblica sul crac Aeradria fosse un puzzle, alcune di queste tessere non sarebbero più utili a ricomporre il quadro. Ci riferiamo ai quindici indagati per i quali la Procura ha chiesto al Gip l’archiviazione. Per loro solo una censura morale: un giudizio di grave negligenza ed inerzia nell’assolvere i loro compiti di consiglieri d’amministrazione nel periodo che va dal 2007 al 2013. Cioè votavano bilanci, che secondo l’accusa erano falsati, senza neppure rendersene conto. Se il Gip accoglierà la richiesta, usciranno pertanto dall’inchiesta Enzo Fabbri, Corrado Carattoni, Gabriele Buccci, Massimo Gottifredi, Antonia Bernabè, Claudio Battazza, Giovanni Conti, Elisabetta Lazzari, Roberta Merlini, Sabrina Zanetti ed Eugenio Pacassoni. È stata chiesta l’archiviazione anche per altri tre indagati, Enzo Ceccarelli, Stefano Giannini e Marco Tamanti, che erano stati coinvolti nella loro qualità di sindaci di Comuni soci. Tuttavia la Procura ha rilevato che le loro quote erano irrilevanti per poter decidere alcunché.
Se per questi il processo si è chiuso (o quasi), tutti gli altri, a partire dai nomi eccellenti di amministratori ed ex amministratori pubblici, dovranno presentarsi all’udienza preliminare che il giudice ha fissato per il 20 aprile, proprio alla vigilia del periodo ufficiale della campagna elettorale per il Comune di Rimini.
Su cosa accadrà il 20 aprile, esistono due scuole di pensiero che, più che su dati reali, si basano su impressioni o desideri reconditi. C’è chi ritiene che il 20 aprile si concluderà con nessuna decisione, che il giudice convocherà altre udienze per affrontare adeguatamente una materia, che visto il numero degli imputati e dei capi di imputazione, non è semplice da dipanare in una sola seduta. Secondo altri, invece, il 20 aprile si deciderà e quindi sapremo se avremo una campagna elettorale totalmente avvelenata dalle determinazioni del giudice sul caso Aeradria.
Alla prima scuola di pensiero appartiene anche chi – soprattutto i sostenitori del sindaco Andrea Gnassi – ritiene che è tutt’altro che scontato che l’udienza del 20 aprile (e le eventuali successive) si concludano con un rinvio a giudizio. Soprattutto perché la Corte di Cassazione con la sentenza del 16 settembre scorso ha disposto l’annullamento dei sequestri a carico degli imputati, sostenendo che non c’è reato di truffa perché non è individuato il deceptus, cioè il soggetto che sarebbe stato raggirato. A ben vedere si tratta di un ragionamento troppo frettoloso ed incline all’ottimismo. Ora è vero che la Cassazione ha smontato l’accusa di truffa (la materia del reato è, per dirla in breve, il contratto con la Ryanair, con annessi e connessi), però ha disposto un annullamento con rinvio. Cioè ha rimandato la causa davanti al Tribunale del Riesame, perché prenda una nuova decisione e “perché chiarisca se nel caso in esame vi sia stata attività ingannatoria e individui, eventualmente, il deceptus”. Nel far questo, aggiunge anche alcune considerazioni che normalmente non vengono citate. Se non si configura il reato di truffa, "Ciò non esclude, naturalmente, che altre forme di responsabilità (eventualmente anchepenali) possano essere ipotizzate, ma, in merito, occorre un'adeguata attività di accertamento daparte degli organi inquirenti”. Insomma, non è escluso che la Procura possa avviare altre indagini, anche se al momento non se ne ha notizia.
Si dimentica inoltre che il sequestro era stato eseguito in merito al capo L del lungo ed articolato atto di accusa sul crac Aeradria, quello appunto in cui si configura a carico degli imputati il reato di truffa aggravata continuata per il conseguimento di erogazioni pubbliche. Ma Andrea Gnassi, e con lui gli altri amministratori pubblici, non sono accusati soli di questo, ma anche di associazione a delinquere (al fine di commettere tutti gli altri reati), false comunicazioni sociali in danno delle società, dei soci o dei creditori, bancarotta fraudolenta aggravata, ricorso abusivo al credito, abuso di ufficio continuato e aggravato (reati commessi in più di un comportamento). Sappiamo quindi solo che è caduta un’accusa, ma tutte le altre, ugualmente gravi, restano in piedi. Non sarà concessa l’associazione a delinquere, che presuppone un espresso accordo a commettere reati? Restano gli altri reati. E rimane in piedi tutto l’imbarazzo che si dovrebbe provare nell’affrontare una campagna elettorale avendo sul capo un rinvio a giudizio per questioni così gravi.
Ma c’è un’altra possibilità – fino a questo momento di scuola, ma potrebbe anche diventare di fatto – che la Cassazione rigetti il fallimento di Aeradria. Se non c’è il fallimento, non ci sono più i conseguenti reati. Forse per questa ragione, i comportamenti degli amministratori pubblici che hanno portato Aeradria ad avere un buco di 50 milioni, non sarebbero più censurabili? Evidentemente no, sarebbe comunque censurabile il comportamento di una classe politica e amministrativa che, nell’intento di tenere comunque aperto l’aeroporto, non si è mossa con il necessario realismo e con la necessaria prudenza. Ma sarebbe altrettanto evidente che il fallimento di Aeradria, al di là delle decisioni della magistratura, è soprattutto un fallimento politico, del quale è giusto che – in questi termini - si discuta comunque in campagna elettorale.