Giovedì, 08 Marzo 2012 04:35

IL GIORNALAIO 10.03.2012

Rubriche

CARIM VA, SAN MARINO MENO. IL SOTTOSEGRETARIO CONTA I DANNI ALL’ARTE IN VALMARECCHIA. IL CRISTO DI MICHELANGELO (?) E BIANCHINI


Carim, ricapitalizzazione in salita


La Voce di Romagna dà la notizia dell’approvazione del piano di ricapitalizzazione da parte della Consob e il nome del nuovo manager milanese, Alberto Mocchi (attualmente amministratore delegato Cis), scelto da Fondazione e commissari. A pagina 13, Paolo Facciotto: “Una curiosità, dai bilanci 2008 delle società Mocchi risultava al 108° posto nella graduatoria dei manager più pagati d’Italia con un milione 302mila 988 euro di compensi lordi (Banco di Desio) comprendenti un bonus di 420.795 euro”. Rispetto al piano di ricapitalizzazione “le condizioni sono quelle già note: offerta massima di 22.119.608 azioni a prezzo di 5,35 euro ciascuna, per arrivare ai 118 milioni di euro e rotti. Il mercato sarà da lunedì 26 marzo a martedì 24 aprile. Promemoria tecnico: le azioni saranno offerte in opzione agli azionisti nel rapporto di 7 nuove azioni ogni 10 possedute. L’inoptato sarà assegnato in prelazione ai soci che abbiano esercitato integralmente l’opzione, in seconda battuta al pubblico indistinto”.


Su il Resto del Carlino a pagina 9 Manuel Spadazzi fa il punto: due i nodi da sciogliere. Il primo riguarda le condizioni poste dagli industriali riminesi. “Il gruppo degli industriali, di cui fanno parte la famiglia Gemmani (gruppo Scm), la Ferretti (di Aeffe), Sgr, Valentini e altri noti imprenditori riminesi, voleva prima di tutto essere interpellato sulla scelta del nuovo manager. Manager che invece è stato individuato dalla Fondazione Carim insieme a Mediobanca, e con l’avvallo dei commissari, senza discuterne con gli industriali”.


Altro nodo quello sui membri del nuovo consiglio di amministrazione. “ANCORA più complessa la partita sul nuovo consiglio d’amministrazione di Carim. La Fondazione ha intenzione di portare il cda a 9 membri: 5 spettano a palazzo Buonadrata, gli altri 4 agli azionisti di minoranza. Gli industriali ne chiedono almeno 2 (o addirittura 4, nell’ipotesi di un cda con 11 membri) e soprattutto hanno fatto capire che gradirebbero la vicepresidenza della nuova Carim”.


San Marino, crisi inarrestabile


Sono 76 le aziende chiuse in un mese, al ritmo di 3 al giorno. Il Carlino a pagina 19. “Gennaio in cui è ripreso il decremento del numero delle imprese: 5.532, ben 76 in meno rispetto a dicembre del 2011 e 295 rispetto a gennaio dello scorso anno”. E poi giù con l’analisi settore per settore e sul tasso di occupazione totale che ha perso 2,8 punti in un anno. Poi turismo (a gennaio oltre 76mila visitatori) e popolazione (oltre 32mila 200 residenti).


Neve, da Roma soldi per i beni culturali


Alla Valmarecchia parte dell’8 per mille fino a ora destinato a L’Aquila. Il Carlino a pagina 4: “Ieri pomeriggio, dopo nemmeno 10 giorni di distanza dalla richiesta lanciata dai parlamentari riminesi e marchigiani, il Sottosegretario ai Beni culturali, Alberto Cecchi, ha incontrato sindaci, Soprintendenza e referenti provinciali e regionali a San Leo. Presente anche il vescovo della Diocesi San Marino Montefeltro, monsignor Luigi Negri”.


La Voce a pagina 25 spiega “lo sblocco di fondi ordinari e straordinari, circa 4 milioni di euro non solo per la Valmarecchia, e utilizzare la quota dell’8 per mille (parte va all’emergenza carceri) destinata ai beni culturali per quelli danneggiati dalla neve. Gli ultimi 2 anni questi soldi sono andati all’Aquila”. L’assessore regionale Gazzolo promette “il tentativo di sburocratizzare le pratiche, soprattutto per sistemare i tetti”. E poi la lista dei beni artistici danneggiati, sono 36.


Il Corriere Romagna a pagina 16 fa sapere, inoltre, che domattina nella Collegiata di Sant’Agata Feltria si tonerà a dire messa, dopo il nevone.


Bianchini, dal memoriale del detective


Sul Corriere a pagina 5 Patrizia Cupo. “Spie in Karnak: eccola l’ossessione di Bianchini che aveva assoldato investigatori privati e un “black team”, una squadra nera, alla ricerca delle presunte spie della concorrente italiana Errebian. E ancora: conti cifrati in Fingestus (la finanziaria di Bianchini) e la mazzetta al finanziere che informasse su tempi e luoghi dei controlli delle Fiamme gialle al confine con San Marino. Giusto il tempo di avvisare i clienti di Bianchini e fermarli prima che si presentassero in finanziaria per depositare i soldi. A due mesi dallo “scoppio” dello scandalo “Criminal minds” esce allo scoperto l’“atto K”, il presunto memoriale di Salvatore Vargiu, l’agente privato della Cio (il Central investigation office) di San Marino”, in 36 pagine.


Il Cristo di Michelangelo, sempre più misterioso


Il mistero si infittisce a pagina 5 del Corriere con l’intervento del massone Hugo Balestrieri che, da New York, fa i suoi ‘collegamenti’.


“La massoneria e il Cristo di Michelangelo, un intreccio venuto alla luce proprio in questi giorni con l’apertura del caveau che nascondeva l’opera lignea attribuita al Buonarroti e, pare, regalata all’ambasciatore Ugolini dal patriarca Melchita di Beirut. E che ora, confluisce nella storia “dubbia” della finanziaria Fingestus. A collegare i fatti è direttamente Giorgio Hugo Balestrieri, ex tesoriere della Fondazione dedicata al conte Giacomo Maria Ugolini: «A Fingestus, spariti 750mila euro della Fondazione: qualcuno spieghi il perché. Siamo stati vittime di furti ripetuti negli ultimi anni. Ora però lasciateci in pace. Il crocefisso è blindato in una Onlus americana e non potrà essere venduto a nessuno. Il conte fu chiaro: deve rimanere a San Marino»”.



Sabato, 10 Marzo 2012 02:25

Domenico Ghirlandaio

Pala quattrocentesca, proveniente in origine dalla chiesa di S. Domenico (distrutta nel 1816), già attribuita dal Vasari (“Vite....”, metà XVI sec.) al Ghirlandaio e probabilmente terminata dalla bottega del pittore fiorentino nel 1494


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I colori del potere. La pala del Ghirlandaio/2


Quando Pompeo Felisati, nel 1924, si occupò del restauro della pala attribuita al Ghirlandaio proveniente dalla distrutta chiesa riminese di S. Domenico, sotto le mani del restauratore apparvero alcuni personaggi, che erano stati ricoperti da un antico strato di pittura.
Vennero così alla luce le fattezze di quelli che furono riconosciuti come gli ultimi signori di Rimini, ovvero Pandolfo IV Malatesta, sua madre Elisabetta Aldobrandini, la moglie Violante Bentivoglio ed il figlio minore Carlo.
Si trattò di una scoperta affascinante ed evocativa, sicché a quelli che sino allora erano stati aridi nomi vergati su documenti e memorie, venivano a corrispondere immagini di persone così come ritratte dal pittore incaricato.


Poiché, poi, i “nuovi” personaggi si trovano inginocchiati al cospetto dei santi Sebastiano, Vincenzo Ferrer e Rocco - tutti invocati a protezione da epidemie - fu logico interpretare la scena come espressione del ringraziamento degli ultimi signori cittadini per la protezione dal contagio che si era diffuso nel riminese nel 1492.
Ciò, naturalmente, appare senz’altro verosimile sebbene, almeno a parere di chi scrive, il messaggio contenuto nel dipinto appaia più articolato. Ad esempio, tra diverse cose, si può osservare come i colori degli abiti dei personaggi malatestiani rispondano all’intenzione di manifestare in modo piuttosto rigoroso lo status di ciascuno, nell’ambito della dinastia.


All’estrema sinistra, più in alto di figli e nuora, vediamo infatti Elisabetta Aldobrandini - madre di Pandolfo IV Malatesta e, a lungo reggente della città - che indossa l’abito nero vedovile.
Sappiamo dalle cronache che l’Aldobrandini usava presentarsi in tale veste nelle occasioni ufficiali, sebbene la sua fosse, notoriamente, una “vedovanza” sui generis, in quanto non moglie, bensì concubina del defunto Roberto Malatesta. Così ella è descritta dal cronista veneto, ancora nel 1496: “...la qual donna è bellissima, vestita di negro con bernie [componenti di tela leggera dell’abbigliamento femminile] ...”.


Dall’altro lato della scena, terzo da sinistra, troviamo il signore della città, Pandolfo - popolarmente appellato Pandolfaccio per i misfatti compiuti - inginocchiato e coperto da un mantello di porpora. Tale colore richiama quello del sangue (anzi “è” il sangue della conchiglia dal quale è tratto) e per questo era indossato da chi ricopriva appunto cariche “per diritto di sangue”.
Sappiamo che anche questa sottolineatura simbolica non fu occasionale; in una lapide che si trovava presso la scomparsa Biblioteca Malatestiana di Rimini, Pandolfo viene segnalato come signore “per decreto di sangue” (sanguine cretus), a precisare la legittimità della sua discendenza. Si sarebbe portati a credere che tale discendenza andasse infatti evidenziata, se è vero che i documenti attestano punizioni inflitte a cittadini che avevano definito Pandolfaccio “bastardo” e sua madre “puttana”.


In posizione più centrale rispetto l’Aldobrandini, è Violante Bentivoglio, consorte del signore, che indossa un abito verde. Il verde è notoriamente colore della speranza e infatti a Violante erano affidate le speranze di partorire prole per consentire discendenza alla dinastia.


All’estrema destra, troviamo Carlo, il secondogenito dell’Aldobrandini, che con la mano indica il fratello maggiore. Il vestito che indossa è arancione, il colore della fedeltà e dell’aurora. Questo pare quindi adatto alla sua posizione di figlio cadetto, destinato quindi a succedere al fratello, al “tramonto” della sua esistenza.


Come si è accennato, le vesti con le quali sono stati ritratti i componenti della famiglia malatestiana, corrisposero probabilmente ad abiti veri, adatti ad essere indossati in occorrenze pubbliche, quando era opportuno manifestare la propria posizione nel gruppo che gestiva il potere cittadino. Si trattava quindi di un genere di comunicazione che avveniva in termini simbolici, verosimilmente comprensibile ad un pubblico illetterato, cui apparteneva tuttavia ancora una cultura fatta di simboli.
Da questa cultura, proprio nella seconda metà del XV secolo, si svilupperà la codificazione araldica, che si rivolgerà invece ad ambienti acculturati ed elitari come quelli che, in senso ampio, frequentavano le corti principesche. Ma in realtà, nella pala del Ghirlandaio, il messaggio trasmesso attraverso i colori delle vesti si direbbe ben si integri con quello dei gesti attraverso i quali i vari personaggi si pongono in relazione l’un l’altro.
Anzi, verrebbe da credere che solo considerando tali relazioni, il dipinto possa esprimere pienamente il suo significato. Capiterà allora di occuparsi anche di questo in altre occasioni.


F. Portal, Sui colori simbolici, Luni Editrice, 2004.
R. Gilles, Il simbolismo nell’arte religiosa, Arkeios, Roma, 1993, pp. 170 e ss.
C. Tonini, Storia di Rimini, vol. VI, P. I, , Rimini, 1887, p. 14.


Il link alla prima parte dell'articolo

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Piada, pane o Bizulà. Parla lo chef Mattia Poggi


“Pane e rose” è il titolo di una rappresentazione teatrale, in scena questo weekend al Teatro Comunale Massari di San Giovanni in Marignano. Ispirandomi a questo spettacolo ho pensato di parlarvi oggi di un ingrediente base della nostra alimentazione: il pane. La varietà più nota della nostra zona è la piada, celebrata anche dal poeta Giovanni Pascoli in un omonimo testo della raccolta “Nuovi poemetti”. L’autore l’ha definita «il cibo nazionale dei romagnoli».


Oggi, nei supermercati di tutt’Italia ne esistono versioni precotte e confezionate, ma per chi volesse prepararla a casa è facilissimo: basta impastare farina, acqua, sale e strutto, lasciare riposare e cuocere in teglia (di terracotta, ghisa o antiaderente) o sul classico “testo”. Ogni famiglia ha poi la sua ricetta. C’è chi sostituisce lo strutto con l’olio extravergine d’oliva, chi aggiunge un pizzico di bicarbonato. In generale, la piadina è più sottile a Rimini e provincia e più spessa man mano che ci si avvicina a Forlì e Cesena.


La piada, come dicevamo, ha ormai superato i confini della Romagna ed è usata anche da uno chef dell’altra sponda della Penisola, il genovese Mattia Poggi, volto noto di Alice Tv e maestro di cucina della modella Naomi Campbell. «La piadina nasce per essere abbinata a preparazioni già pronte - spiega – ha un impasto più neutro del pane perché non ha l’acidità del lievito e la doppia consistenza della crosta e della mollica».


Mattia Poggi, alla piada, preferisce il pane, in cucina e non solo («Ne ho sempre mangiato tantissimo», ammette). «È più versatile perché ha diverse consistenze – spiega lo chef - Io, per esempio, lo uso per fare una pasta con pomodoro fresco, melanzane e crema di pane. Lo faccio cuocere finché non diventa morbido, poi lo frullo. In questo modo si dà una punta di acidità al piatto». Lo chef usa questa crema anche per una sua rivisitazione delle triglie alla livornese, «oppure mi piace trasformare il pane in briciole croccanti aromatizzate all’aglio e rosmarino, per esempio per insaporire la crema di cavolfiori e sgombro».


In Romagna, oltra alla piada, abbiamo un altro tipo di pane tipico. Si chiama Bizulà o “biscotto dei marinai”. Ha la forma di una ciambella e veniva preparato a Cattolica (oggi è una rarità, solo un forno lo produce ancora). Fatto semplicemente con farina, acqua, lievito e un pizzico di sale, deve il proprio nome alla tradizione marinaresca locale, di cui rappresentava un importante sostentamento perché si manteneva a lungo. I marinai (alcuni ancora oggi) se lo portavano con sé durante le lunghe battute di pesca, appendendolo, raccolto in corone, a una delle pareti del vano della barca per ripararlo dai topi e dall’umidità. Il bizulà veniva mangiato dopo esser stato ammorbidito in acqua o vino quando si era in navigazione, accompagnato da alici marinate, dal brodetto o dalla tipica rustida (pesce alla brace) a casa con le proprie famiglie.


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LA RIVIERA COME CORTINA, MAXI BLIZ DELLA FINANZA PER LA FESTA DELLA DONNA. BOTTINO: 13 LAVORATORI IN NERO, 7 IRREGOLARI, 112 SCONTRINI NON EMESSI


Controlli in 20 locali di Rimini, Riccione, Misano e Bellaria. A lavoro 50 agenti e funzionari di Fiamme gialle, Agenzia delle entrate, Inps, Inail, Direzione del lavoro, municipale e Siae


La riviera come Cortina. In occasione della festa della donna, ieri maxi blitz della Guardia di finanza in 20 locali notturni e ristoranti di Rimini, Riccione, Misano Adriatico e Bellaria. Le Fiamme Gialle, in collaborazione con Agenzia delle entrate, Inps, Inail, Direzione territoriale del lavoro, agenti della polizia municipale e Siae (all’opera in 50 tra agenti e funzionari), hanno scovato 13 lavoratori 'in nero', 7 irregolari e 112 mancate emissioni di scontrini fiscali.


Uno dei locali in cui si celebrava l’Ottomarzo è stato chiuso con licenza sospesa perché più del 20 per cento dei lavoratori non era assunto regolarmente (per la precisione, su un totale 12 persone chiamate a lavorare per la serata in 10 erano senza contratto: solo 2 assunti regolarmente). Sotto sequestro preventivo un ristorante già sanzionato per abuso edilizio e chiuso da un’ordinanza del sindaco. I militati trovato sedute ai tavoli almeno 150 persone.


Controlli anche su 35 auto di grossa cilindrata e avviati 10 controlli economici del territorio al fine di un successivo accertamento sintetico del reddito.


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FURTI, IN REGIONE 123MILA NEL 2010, 14MILA QUELLI  IN APPARTAMENTO (+6%): IL RISCHIO MAGGIORE PER CHI ABITA IN COMUNI DA 50MILA ABITANTI IN SU. I NUMERI DEL RAPPORTO REGIONALE SULLA SICUREZZA


Crescono di poco anche gli stupri, in calo tutti gli altri crimini. Lunedì in Regione sarà presentato il rapporto sulla sicurezza. Investiti 5milioni di euro nel bienno 2011-12. La vittima 'tipo' è giovane e laureata 


Reati, calano in Emilia-Romagna sia quelli contro le persone sia quelli contro la proprietà, con l’eccezione dei furti in appartamento, cresciuti del 6 per cento tra il 2009 e 2010, il maggiore rischio per chi abita un comune con più di 50mila abitanti. Crescono anche gli stupri dello 0,7 per cento. E’ pronto il rapporto sulle “Politiche e problemi della sicurezza in Emilia-Romagna”, sarà presentato a Bologna lunedì nell’ambito del convegno dedicato a “Reati, vittime e percezione della sicurezza”.


Sarà Simonetta Saliera, vicepresidente della giunta regionale con delega alle Politiche per la sicurezza, a presentare il rapporto lunedì. “Solo nel biennio 2011-2012 – spiega – abbiamo investito oltre 5 milioni di euro. Attualmente sono attive 38 iniziative per la sicurezza urbana e la Polizia locale a cui vanno aggiunti i 29 interventi in attuazione della legge 3. Tutti questi interventi, realizzati insieme agli enti locali, prevedono anche attività a cui la Regione partecipa direttamente, non solo con il contributo finanziario, ma anche con competenze tecniche e di progettazione. Infine, altri 8 progetti per ulteriori 148mila euro sono stati approvati proprio in questi primi mesi del 2012”.


I dati riguardano il periodo tra il 2009 e il 2010 e evidenziano la diminuzione delle rapine dell’11 per cento e dei furti del 4 per cento. Il quadro delle rapine (che comprende quelle in esercizi commerciali, banche, appartamenti o a persone) è univoco sul versante dei cali e arriva a un meno 26 per cento per quelle commesse contro le banche (scese così a 119 su base regionale nel 2010 dalle 252 del 2008) e al meno 13,5 per cento per quelle commesse ai danni di una persona (756 il numero totale nel 2010 e le poco più di mille del 2008).
Passando al quadro dei furti, in calo quelli di auto (-5%), motocicli (-18%) e ciclomotori (-12%), così come i borseggi (-6%), gli scippi (-1%) e i furti dalle auto in sosta (-4%). Stabili, con circa 9.500 denunce in regione, i furti a danno degli esercizi commerciali e in leggera crescita, dopo il calo del 2008, quelli a danno delle abitazioni. Questi ultimi nel 2010 sono stati oltre 14mila (sul totale di 123 mila furti denunciati in regione).


Tra i “reati violenti” crescono dello 0,7 per cento le violenze sessuali (448 nel 2010, tre in più che nel 2009) mentre risultano in calo tutti gli altri dati: gli omicidi consumati sono diminuiti del 37,1 per cento (22 quelli commessi nel 2010), quelli tentati del 18,3 per cento (67), le lesioni dolose del 4,6 per cento (5.282), le percosse del 4,3 per cento (1.322).


La criminalità in Emilia-Romagna, come in Italia, colpisce in particolare ceto medio e borghesia, soggetti con un livello di istruzione medio-alto, soprattutto i laureati, in particolare nei comuni mediograndi. I giovani maschi tra i 14 e i 30 anni sono la categoria maggiormente colpite da furti di oggetti, aggressioni e rapine. Le donne, invece, subiscono maggiormente borseggi e scippi.


Fin qui i dati reali, altra questione la percezione della sicurezza tra i cittadini. Dal sondaggio delle Regione, ha risposto di vivere in una zona molto o abbastanza pericolosa il 20 per cento degli intervistati, percezione presente soprattutto nelle donne (57 per cento sul totale del campione), in chi abita in comuni con oltre 50mila abitanti (59 per cento), con un’età tra i 25 e i 55 anni e con un titolo di studio e una professione medioalte.


Di cosa hanno paura i romagnoli? Al primo posto si trovano i furti in appartamento e i crimini ai danni della persona (ovvero aggressioni, violenze, rapine). La percezione del pericolo aumenta tra chi vive in zone maggiormente frequentate da tossicodipendenti, spacciatori, senza fissa dimora e nomadi. In questo caso scattano meccanismi di autotutela. C’è chi evita i luoghi considerati più pericolosi (il 45 per cento degli intervistati), chi viaggia in auto sempre con la sicura inserita (il 32 per cento), chi non va mai in giro da solo (il 3 per cento).





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LEGA NORD, DOMANI DELEGATI AL VOTO PER ELEGGERE IL SEGRETARIO COMUNALE. GRAZIA CANELLA CANDIDATO UNICO


Lega Nord, domani si vota per eleggere il segretario comunale che succederà a Vito Vangelisti, proclamato domenica scorsa “all’unanimità” segretario provinciale dal congresso. “Entusiasta del risultato – si dichiara Vangelisti, candidato unico – che mi ha attribuito grande forza: non ci sono state schede bianche”.


Come ultimo atto, prima di dimettersi per candidarsi alla segreteria provinciale, Vangelisti ha convocato l’assemblea straordinaria elettiva di domani, “anticipandola di un anno abbondante (lo scadere della carica era previsto per il maggio del 2013) perché anche il congresso provinciale è stato convocato con anticipo”.


Alle 15,30 nella sede di via Montefeltro i 16 delegati (“ma a Rimini abbiamo 200 iscritti”, precisa Vangelisti), ovvero quanti hanno diritto al voto, si esprimeranno sulla candidatura unica di Grazia Canella, 48 anni impiegata nel privato, leghista ‘militante’ dal 2010, ricopriva l’incarico di segreteria amministrativa vecchia segreteria provinciale. Il voto sarà scrutinio segreto, come anche quello per eleggere, tra i 16 delegati, i quattro membri del direttivo (ogni votante, in questo caso, potrà esprimere due preferenze).


Giovedì, 08 Marzo 2012 20:24

MUSICA DI STAGIONE 3

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"Senza musica, la vita sarebbe un errore" Friedrich Nietsche


Quanto ti manca l'amore (parte uno)
Marlene Kuntz - Alle prese con una verde Milonga
I Marlene Kuntz decidono di fare una cover di Paolo Conte. È una canzone calda, come i primi raggi di questa primavera che tarda ad arrivare. Simpatica e dolce, al ritmo di una Milonga; viene voglia di ballare. È confortante, una nenia lenta e sensuale.


 

@lallimariotti


Quanto ti manca l'amore (parte due)
PJ Harvey - Memphis
Perdere un amico, di notte, a Memphis. Perdere l'amore: saperlo scivolato in un fiume.
"Morto improvvisamente in un'età meravigliosa / Eri pronto, eri pronto per andartene? / Quando avevi ancora così tanto da dire"
Polly Jean Harvey per Jeff Buckley



@arcabook


Quanto ti manca l'amore (parte tre)
Jeff Buckley - Grace
Sconfinata giovinezza, puro talento annegato in un fiume.
"Non ho paura di morire / La mia voce sbiadita canta d'amore / Ma lei piange per lo scorrere del tempo."
Jeff Buckley, per se stesso.



@arcabook


Quanto ti manca l'amore (parte quattro)
Foo Fighters - Walk
Quel nodo alla gola che chiede di trasformarsi in pianto. Muore un'amica, al volo, e dentro di te tutto trema.
Cadi in ginocchio, pensi alle cose tue più care, piangi.
"Io sono in ginocchio / Sto aspettando un segno / Sempre, ogni volta / Non voglio morire"



@arcabook


info > flavors.me/arcabook

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Immigrazione in continua crescita. I numeri in provincia/1


Fuori dai facili slogan, inclusivi o esclusivi, l’immigrazione è una realtà con cui ci troviamo a convivere quotidianamente. Ed è, appunto con questa quotidianità, oramai capillare, che vogliamo provare a confrontarci.
Partiamo, in primo luogo da alcuni dati relativi alla realtà riminese, che Patrizia Fiori, referente del Comune di Rimini per le politiche di immigrazione, ci aiuta a dirimere sulla base del rapporto elaborato dalla Provincia e datato 1 gennaio 2012.


In provincia di Rimini, su 329.224 abitanti, ben 33.113 sono stranieri, pari al 10,1%. RImini si trova sulla media regionale (Emilia Romagna 11,5%), mentre il dato nazionale è lievemente più basso (7,5%).
L’incremento rispetto l’anno precedente è pari a 2.564 unità (+8,64%).
Teniamo presente che nel 1993 gli stranieri in provincia erano solo 3.300 unità (per il 33% Sanmarinesi e per il 23% provenienti da Paesi del Nord Europa).
Se si vanno a vedere le singole unità familiari, pari a 139.394 unità, sempre in provincia, riscontriamo che l‘11,1% presenta almeno un componente straniero al suo interno.


Gli stranieri sono presenti in maniera più marcata nei comuni sulla costa (Rimini e Riccione raccolgono globalmente il 57,8 % degli stranieri residenti), tuttavia nella classifica dei Comuni a più alta pressione migratoria troviamo, in ordine: Bellaria-Igea Marina (13,5% della popolazione intera residente), San Leo (12,1%), Morciano di Romagna (11,7%), Rimini (11%), Torriana (10,7%), San Clemente (10,5%), Cattolica (10,1%), Montescudo (10%).
In provincia abbiamo globalmente la presenza di ben 127 nazionalità differenti, tra cui la più numerosa, ma meno preponderante di un tempo, è quella albanese, attestata al 24,2% (+ 231 unità rispetto allo scorso anno), seguita da quella rumena al 13,6% (+ 451 unità) e ucraina al 10,7% (+585). Seguono Marocchini 6,2% (+139), Cinesi 4,4% (+ 128), Moldavi 3,6% (+287). Nel comune di Rimini è tradizionalmente forte la presenza senegalese.
Varia e differenziata la tipologia dell’emigrazione, a seconda delle varie etnie. Dal nordafrica abbiamo un’immigrazione prevalentemente maschile, mentre è femminile quella dai paesi dell’Est. Dall’Albania abbiamo un flusso migratorio che presenta un’aspettativa di permanenza in Italia, al contrario delle due precedenti realtà.


La provincia di Rimini sta entrando nella fase dell’emigrazione di seconda generazione. Ben 4.467 stranieri sono nati in Italia (13,5%). Ben 6.609 presentano un’età che va dai zero ai 17 anni (pari al 20% della popolazione straniera residente). Interessanti anche i dati relativi alla scuola. Gli stranieri nella scuola media sono pari al 12%, mentre il 10% frequenta le superiori, con queste partizioni: 43% professionali, 34% i tecnici e 24% i licei.
Non sono stati elaborati per il momento dati relativi alle attività professionali gestite dagli stranieri in provincia, dati su cui otteniamo l’impegno di una prossima precisazione, di cui daremo prontamente notizia. Risulta in ogni caso palpabile la percezione che il morso della crisi si faccia sentire in maniera drammatica, a causa della riduzione o della perdita del lavoro. In tal senso la speranza è nel lavoro stagionale, ma la preoccupazione più prossima è relativa all’emergenza Nord Africa, ovvero alla presenza di ben 100 unità provenienti dai paesi interessati alla “primavera araba”, ospiti in provincia con lo status di rifugiati. Non è chiaro come potranno collocarsi in un prossimo futuro, sia a livello di status giuridico che economicamente.
Pare vivace l’attività associativa tra gli stranieri, con numerose realtà presenti, pur con differente, e non sempre sostanziale, capacità rappresentativa.


A fronte di questa situazione quali soluzioni è possibile prospettare? Abbiamo interpellato la vice sindaco di Rimini Gloria Lisi che, peraltro, ha iniziato la sua attività professionale da avvocato, proprio quale consulente legale allo Sportello dei migranti, per conto dell’associazione Madonna della Carità.
“Siamo in una situazione di eccellenza per i servizi legati all’immigrazione e più in generale Rimini risulta essere una città vocata all’accoglienza. Ma occorre non demordere e vigilare perchè non si incrini il rapporto che sembra nell’insieme positivo tra realtà locale e migranti”.
Cosa occorre perchè non si ingeneri un circuito vizioso?
“Occorre procedere e potenziare i servizi, quali i corsi di italiano, oppure corsi che permettano agli immigrati di immedesimarsi nella nostra cultura, offrendo anche servizi che possono apparire elementari. Penso ad esempio all’esperienza di alcuni corsi di cucina. Iniziative cioè che possano creare relazioni amicali e parentali proficue. Ma soprattutto occorre tenere presente la fragilità del migrante, che si trova in una realtà a lui inizialmente sconosciuta”.
Ritiene vi siano criticità nascoste, sacche di difficoltà, ghetti?
“Non vedo criticità nascoste. Rimini, come l’Italia, vive l’immigrazione come un fattore relativamente nuovo, rispetto a nazioni di tradizione coloniale, come la Francia o l’Inghilterra, senza dubbio più avanzate e pronte, in questo ambito. Noi in questo modo però possiamo evitare errori, che pure questi paesi hanno commesso. Basti pensare alle banlieu parigine…”
Quali gli errori da evitare?
“Credo che l’errore più grave possa essere quello di chiedere all’immigrato di dimenticare la sua cultura di origine. Specie negli immigrati di seconda generazione, portare a dimenticare l’identità originaria, comporta tensioni e rabbia che possono divenire incontrollabili. L’immigrazione implica un incontro tra culture differenti in cui risulta essenziale sia la cultura d’origine che la cultura che si viene ad incontrare. E questo lo intendo sia per il migrante che per noi, locali. In sostanza vi è una stima di sè da fortificare, per entrambi, senza la quale non si può arrivare ad una reale e duratura integrazione”.


La domanda che resta è come sia possibile generare questa “stima di sè”. Ovvero cosa permetta di affrontare l’altro fino a rispettarne l’identità profonda, senza il timore che questa porti via qualcosa della propria. Quanto si tratti dunque di incontro di culture e quanto di incontro di persone.
Su questo nodo occorrerà aprire un serrato dibattito.


Emanuele Polverelli

Mercoledì, 07 Marzo 2012 12:54

IL GIORNALAIO 09.03.2012

Rubriche

AUMENTI: BOLLETTE E CASE POPOLARI. PD, CONGRESSO ACCESO. CARIM ALLARGA. FIERE. AERADRIA. CULTURA: NUOVI EVENTI E IL RICORDO DI PAGLIARANI


Fiere: Forlì guarda a Bologna


Dopo la rottura due giorni fa del tavolo per il polo unico delle fiere romagnole, da Forlì arriva anche questa proposta di soluzione: "«Se Rimini non ci vuole, saremmo disponibili anche a ragionare a un eventuale accordo con Bologna Fiere», fanno sapere in queste ore dal management di Forlì Fiera. L’idea sulle Fiere in questo caso ricalcherebbe quella sugli aeroporti (dove si aspetta sempre un cenno da Sab per un’integrazione già rifiutata da Rimini), anche se la fattibilità tecnica sarebbe ben più a portata di mano. Balzani ufficialmente smentisce («siamo al lavoro in Romagna») ma i ben informati dicono che ne avrebbe accennato con il suo presidente della Fiera, Giorgio Grazioso", scrive la Voce di Romagna a pagina 3.


Pd, segretario di Rimini, Berlini unico candidato


Paolo Facciotto sulla Voce a pagina 11 racconta l'assemblea comunale del Pd, la quale ha messo in calendario l'elezione del segretario comunale: "Il congresso è fissato al 20 aprile, preceduto dalle assemblee dei 13 circoli Pd di Rimini, che hanno già indicato il segretario 23enne di Viserba-Torre Pedrera Federico Berlini come candidatura unica".


Un avversario potrebbe arrivare dopo il caso Edmond Kumaraku che "mercoledì sera è stato pesantemente zittito da un anziano militante durante un’agitata seduta dell’assemblea comunale del partito, a motivo della sua insistenza nel chiedere ciò cui aveva diritto secondo lo statuto. Kumaraku da anni chiede l’istituzione a Rimini del forum di partito degli immigrati tesserati, con un coordinatore che diverrebbe membro di diritto dell’assemblea. Insomma, qualcosa di concreto che faccia entrare un immigrato con tessera Pd nella stanza dei bottoni del partito. E invece niente: «Non solo la mia mozione non è stata fatta votare all’assemblea - racconta Kumaraku - ma si è tentato di far finta di niente con la scusa che se ne riparlerà in futuro. Allora ho ripreso la parola ma dalla sala diverse volte sono stato interrotto con prepotenza e urla, «scendi, smetti, non vogliamo albanesi, lo hai capito o no?!». Nessuno ha replicato, solo Paolo Morolli (pidino viserbese, ndr) ha detto a chi mi interrompeva che si doveva vergognare»". Il caso viene riportato anche dal Corriere, completamente ignorato dal Carlino.


Case popolari, aumentano i canoni


La scelta è di quelle impopolari, ma sembra non ce ne sia altra. "A partire da maggio stangata sui canoni fino al 56 per cento; fasce ‘benestanti’ colpite in modo sistematico per fare spazio ai veri poveri; impennata nelle entrate delle casse comunali per quasi un milione. E parte il piano sfratti per recuperare il ‘tesoretto’ degli affitti arretrati da centinaia di migliaia di euro", scrive Simone Mascia a pagina 3 del Corriere Romagna. "I nostri canoni erano i più bassi dell’intera provincia: noi eravamo fermi a una media di 109 euro nel resto del territorio locale si arrivava a 123", dichiara l’assessore Gloria Lisi.


Gas: aumenti in bolletta del 30 per cento


"L’unica spiegazione dei salatissimi conti presentati da Sgr è da ricercare nel ‘nevone’ di febbraio, che ha fatto impennare i consumi di un abbondante 30%. Nel mese scorso infatti sono stati bruciati oltre 55 milioni di metri cubi di gas, solo per le utenze domestiche. Si tratta di un’enormità, rispetto agli anni scorsi ", scrive Manuel Spadazzi su il Resto del Carlino a pagina 3. Nel frattempo Errani ha depositato la richiesta dello stato di emergenza al governo Monti.


Carim: 25 nuovi dipendenti e filiali. Anche per Areadria “boccata d'ossigeno”


"Carim ha deciso di assumere 25 persone. Si tratta in quasi tutti i casi di giovani, con una media di trent’anni, che entreranno in servizio nella banca con il contratto di apprendistato, per poi essere assunti a titolo definitivo in Carim. Delle 25 nuove persone inserite nell’istituto di credito, ben 20 andranno a ricoprire posizioni nella ‘rete’ degli sportelli, che sarà molto presto ampliata", scrive il Carlino a pagina 8.


Sul Nuovo Quotidiano notizie confortanti da Aeradria: "Il prestito ponte da 21 milioni di euro che Aeradria attendeva dalle banche è in parte arrivato. Non per l'intera somma però. «Stiamo chiudendo l'iter, sono in corso le procedure per completarlo entro il mese di aprile», assicura il presidente Massimo Masini che precisa subito che «tutti i creditori ci hanno messo nelle condizioni di poter accettare i piani di rientro», e che «le rate di gennaio e febbraio sono state regolarmente pagate»".


Elio Pagliarani


Da segnalare la pagina che la Voce dedica a Elio Pagliarani, poeta scomparso ieri, grande scrittore aveva 85 anni. Sul Carlino un ricordo in prima pagina di Stefano Pivato. Sul Corriere il racconto di uno degli ultimi suoi momenti pubblici qui a Rimini.


Eventi. A settembre il festival francescano, intanto "Altrementi" con Marc Augé


A pag 28 del Corriere la presentazione del festival che quest'anno approda a Rimini. Ospite tra gli altri Marc Auge. "Nella seduta del Consiglio comunale del 17 marzo, attribuiremo la cittadinanza onoraria a un pensatore come Marc Augé – tra l’altro presidente del nostro Museo degli Sguardi – al quale Rimini sta a cuore", ha dichiarato Massimo Pulini.


Un nuovo evento inoltre si prospetta a Rimini al principio dell’autunno, il Festival francescano proveniente da Reggio Emilia, dal 28 al 30 settembre con momenti di spiritualità, spettacoli e conferenze, racconta sempre il Corriere a pagina 11.



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