Mignani: Marcello e Spina si dimettano anche dal consiglio comunale
Nicola Marcello e Carlo Rufo Spina si dimettono anche da consiglieri comunali. Regisce così, un po’ alla grillina, il coordinatore provinciale di Forza Italia, Giulio Mignani alla notizia che i due esponenti hanno lasciato il partito. “Sarebbe auspicabile da parte loro, per correttezza nei confronti del Partito che ha loro consentito di ricoprire i loro ruoli, - scrive in una nota - che presentino le loro dimissioni dal Consiglio Comunale, per fare in modo che Forza Italia continui ad essere rappresentata come le elezioni del 2016 hanno sancito“.
“Spiace leggere – contionua - di recriminazioni contro Forza Italia, partito colpevole nel 2018 di non avere candidato Nicola Marcello alle politiche e spiace ulteriormente sapere che per gli ultimi due anni abbiamo tutti lavorato a favore di Nicola che covava risentimento e insofferenza per il nostro movimento e che addirittura da due mesi è tesserato di un altro partito.
Non entro nel merito delle scelte effettuate nel 2018 ma sicuramente si può affermare che abbiamo premiato Antonio Barboni, ora Senatore, che ha sempre militato in Forza Italia.
Resta però da considerare un aspetto tutt’altro che marginale: entrambi (e con particolare riferimento a Marcello), nonostante il buon numero di preferenze personali hanno necessitato dei voti di Forza Italia per essere eletti. Nessuno infatti, con le sole proprie forze, può garantire l’elezione e la conquista di un seggio”.
Mignani coglie l’occasione per dire la sua sul dibattito già aperto sulle candidature a sindaco per il 2021.
“Vedo soffiare, cinque anni dopo, i venti del 2016 con i partiti di centrodestra che sgomitano per imporre il proprio candidato a scapito quasi più degli alleati che degli avversari. Ho sentito e letto di nomi che poco possono dare alla Città di Rimini e sarebbero strumentali solo alla guerra di posizionamento tra partiti. Se si vuole vincere è necessario trovare un nome (e ce ne sono) che porti un valore aggiunto: meglio vincere con un candidato condiviso che perdere con il proprio”.
Contrordine leghisti, la cena non è di Montevecchi ma del partito!
Giovanni Guareschi aveva inventato il “Contrordine compagni!” per ironizzare sui poveri comunisti di base che dovevano adeguarsi senza se e senza ma alle linee di partito imposte dall’alto. I leghisti non è il caso di chiamarli compagni, potrebbero offendersi, ma anche loro di tanto in tanto sono costretti a fare i conti con un centralismo democratico colorato di verde.
Il comitato elettorale di Matteo Montevecchi aveva avuto la brillante idea di organizzare una cena estiva (vedi messaggio Wahts’app) per ritrovarsi con amici e sostenitori del giovane consigliere regionale. Una volta la si sarebbe chiamata una riunione di corrente, gli annali della Prima e Seconda Repubblica ne hanno registrate a bizzeffe.
Ma la parola corrente, con l’aria che tira, non trova buona stampa nell’universo leghista. Esiste il partito e solo quello, le correnti lasciamole ai cattocomunisti del Pd, deve aver sbottato qualcuno che siede in alto.
Il primo messaggio politico-gastronomico era arrivato sui cellulari di amici e simpatizzanti nella mattinata di domenica. Verso sera è arrivata la doccia fredda: contrordine leghisti, la cena degli amici di Matteo deve intendersi come cena ufficiale del partito. Luogo, giorno, ora e prezzo sono rimasti gli stessi, ma l’oggetto sociale del ritrovo è decisamente cambiato. Mutati anche i nomi degli ospiti d’onore: Jacopo Morrone, segretario Lega Romagna, la deputata di Riccione Elena Raffaelli e, ultimo in elenco, il giovane Montevecchi. Le gerarchie e il rispetto delle nomenclature è stato ristabilito. “E mica saremo diventati democristiani!”, pare abbia bofonchiato un ex sottosegretario all’Interno.
I fragili passi di Visit Rimini nell'anno della grande crisi da Covid 19
Certo che un anno più disgraziato per avviare una start up nel turismo non poteva capitare. Visit Rimini, la Dmc del Comune di Rimini, è partita nel novembre 2019, a inizio marzo 2020 è cominciato il lockdown, a fine mese si è dimesso il primo direttore, solo a inizio giugno è arrivato il secondo. Quindi qualsiasi tribunale concederebbe tutte le attenuanti del caso. Tuttavia è anche vero che nella mission della società c’è anche quella di gestire le situazioni di crisi e quindi aveva servita sul piatto l’occasione di mostrare la sua utilità concreta, far vedere che con una Dmc all’opera tutto è differente.
Il dibattito nella quarta commissione (turismo e cultura) presieduta da Davide Frisoni ha mostrato tutti i suoi limiti. Nessuno, nemmeno dall’opposizione, è stato in grado di incalzare direttore e presidente proprio su questa tema. I consiglieri si sono attardati a chiedere delucidazioni sulla forma societaria, sui finanziamenti comunali (senza accorgersi che l’assessore Brasini li aveva enucleati già due o tre volte), oppure si sono spinti a formulare domande impossibili, come quella sul numero dei turisti in più che la società è stata in grado di portare a Rimini. Quest’anno. Nella stagione più balorda che la Riviera abbia mai conosciuto.
In rappresentanza di Visit Rimini c’erano la presidente di Destination Service, Marina Lappi, e la neo direttrice Valeria Guarisco. Assente la presidente di Rimini Welcome, Stefania Agostini. Già si sarà notata la pluralità di nomi e sigle per un unico soggetto. C’è da dire che Visit Rimini è il marchio commerciale. A monte c’è Destination Service, formata da Promozione Alberghiera e Ieg con 10 mila euro di capitale sociale. Per partecipare al bando emesso nel 2018 è stata formata una srl consortile, Rimini Welcome, 100 mila euro di capitale, detenuto per l’80 per cento da Destination Service, e per il 5 per cento ciascuno da Promozione Alberghiera, Ieg, una società di Ieg, Summertrade, e una società di Promozione Alberghiera, Adria Congrex.
Per svolgere i suoi compiti l’amministrazione comunale ha assegnato a Rimini Welcome un fondo triennale di 1.860.000 euro più IVA, in pratica circa 650 mila euro all’anno. Con questo gruzzolo la società deve gestire l’informazione e l’accoglienza turistica, cioè i quattro uffici IAT stabili più quello intermittente della Fiera, commercializzare l’offerta turistica (fin qui i compiti della defunta Rimini Reservation), e fare marketing di destinazione, cioè promuovere, come ha spiegato Guarisco, la nuova Rimini uscita dalle amministrazioni Gnassi, ovvero i cosiddetti “motori culturali” (teatro, museo Fellini, museo di arte moderna, monumenti, ecc.) e il nuovo waterfront, meglio conosciuto come Parco del Mare. Non è ben chiaro, perché non è stato spiegato e neppure chiesto, cosa resti in cassa dopo aver pagato la gestione degli Uffici Iat. L’assessore Brasini ha spiegato che dall’attività di intermediazione (le prenotazioni) Rimini Welcome realizzerà dei profitti che potranno essere reinvestiti nella società. Si è persa nelle nebbie dei dibattiti preparatori una delle motivazioni con cui era stata giustificata la necessità della Dmc: l’utilizzo dei fondi dell’imposta di soggiorno per azioni di co-marketing insieme all’aeroporto.
Rimini Welcome ha cominciato a camminare ed è subito inciampata. A fine marzo è stato dato il ben servito al direttore Alex Kornfeind. “L’avevo scelto io – ha spiegato Marina Lappi – e me ne assumo tutta la responsabilità. Alla prova dei fatti si è rivelato non adatto ai compiti che doveva svolgere”. Adesso c’è Valeria Guarisco, proveniente da Como, che ha raccontato alla commissione cosa ha fatto la società nei primi mesi di attività. A parte una ricerca sulle “Città d'arte second best” (cioè le migliori seconde scelte), l’avvio di un progetto sul portale web di destinazione, soprattutto un gran numero di post sui social e una serie di video all’insegna dello slogan “Posso aspettarti ancora”. Post e video che a suo dire hanno avuto un enorme successo, ma che secondo Simone Bertozzi, del Pd, difettano invece di interazioni con gli utenti. Quello che non si è capito è quale sia stato il contributo originale di Rimini Welcome nel gestire la crisi e lanciare una comunicazione forte e visibile su Rimini. Qualcosa di paragonabile agli spot dell’Apt con Cevoli sulla Romagna terra del sorriso.
Alcuni consiglieri di minoranza hanno chiesto di quali qualificate professionalità si avvalga la Dmc per svolgere i compiti che le sono stati affidati. La risposta è che sono stati assunti gli otto dipendenti degli uffici Iat, la direttrice Valeria Guarisco, la social media manager Paola Mazza. “Per il resto ci avvaliamo di consulenti esterni”, è stato detto.
I consiglieri hanno chiesto di saperne di più e, soprattutto, hanno chiesto il piano di marketing presentato all’amministrazione comunale. “Devo prima consultare il mio consiglio d’amministrazione e anche la giunta”, è stata la risposta di Lappi. Forse sarà inviato nei prossimi giorni.
Chiacchierata con Zilli sui movimenti in atto nel centrodestra di Rimini
Gran movimento nell’area di centrodestra. Passaggi da un partito all’altro, malumori interni che affiorano, bandiere storiche che risultano appannate. Sullo sfondo, la scadenza elettorale 2021 al Comune di Rimini. Ha fatto rumore il passaggio di Nicola Marcello da Forza Italia a Fratelli d’Italia. Era dato in partenza anche Carlo Rufo Spina, ma pare che su di lui sia stato alzato un muro. Nel parliamo con Filippo Zilli, consigliere comunale eletto nella lista Obiettivo Civico-Vincere per Rimini.
“In questi quattro anni - spiega - mi sono riavvicinato al centrodestra. Nel 2016 mi ero candidato in una lista che era concorrente con il centrodestra perché non condividevo il metodo delle candidature imposte. Da allora sono cambiati attori e registi, ed è stato possibile il riavvicinamento a questa area politica. Mi sento vicino a Fratelli d’Italia, anche se non faccio parte di questo partito”.
Il partito della Meloni è in espansione, anche Nicola Marcello ha fatto armi e bagagli per trasferirsi da quelle parti.
“Penso che Nicola Marcello sia una risorsa non solo per Fratelli d’Italia ma per qualunque partito in cui decida di militare. Ha un seguito personale molto forte e penso che potrà dare un contributo positivo, anche se il suo approdo forse non è stato salutato con entusiasmo da alcuni militanti storici. È un errore attardarsi su vecchie logiche, il centrodestra deve marciare coeso, e la differenza spesso la fanno le persone”.
Ma è vero che la piazza di Rimini, nel 2021, sarà appannaggio di un candidato espresso da Fratelli d’Italia?
“Da quel che so a Bologna, Imola, Faenza e Cesenatico il candidato sindaco sarà espresso dalla Lega. Rimini è l’unico capoluogo in cui Fratelli d’Italia può esprimere un candidato e contenere l’egemonia della Lega. A questo punto tutto si fa più interessante. Nel territorio era Forza Italia, un tempo, ad avere persone radicate, Fratelli d’Italia alle ultime elezioni comunali aveva poco più del 2 per cento. Adesso Forza Italia è svuotata ed è significativo che esponenti come Marcello abbiano deciso di cambiare”.
Vuol dire che gli è stato promesso di fare il candidato sindaco?
“Credo che nessuno abbia promesso qualcosa a qualcuno. È sotto gli occhi di tutti come Fratelli d’Italia sia un partito in ascesa. L’ultimo sondaggio lo dà al 16 per cento, a Rimini alle regionali di gennaio ha preso più del 10 per cento. In questo momento, grazie alla propria leader nazionale, a cui tutti riconoscono coerenza, è il partito con credibilità maggiore. Senza nulla togliere alla Lega che resta il primo partito della coalizione, anche se in calo di consensi”.
Parliamo allora della Lega. Se in Fratelli d’Italia i vecchi militanti hanno storto il naso per l’arrivo di Marcello, anche nella Lega serpeggiano i malumori, come ha dimostrato la recente uscita di Marzio Pecci contro le campagne acquisti.
“In effetti da quel che vedo anche nella Lega è in corso una dura battaglia interna. I contendenti sono il gruppo ciellino che ha espresso la candidatura di Matteo Montevecchi e il gruppo dei militanti storici come Galli, Zoccarato, Pecci. L’area ciellina che ha deciso di far politica nel centrodestra attraverso la Lega rivendica il candidato sindaco, e quindi entra in contrasto con Fratelli d’Italia che a livello regionale ha cercato di rafforzarsi reclutando persone provenienti da Forza Italia, al seguito del coordinatore regionale Bignami”.
L’anello debole della catena appare Forza Italia, che a Rimini è stata svuotata. Non è un male per il centrodestra essere privo di un’area moderata in cui possa riconoscersi una parte importante di elettorato?
“Questo è in effetti un grande problema. Non è pensabile che il centrodestra si componga solo dei partiti nazionalisti. Dovrà per forza di cose esserci un contenitore che raccolga il voto moderato, cattolico conservatore. Molto dipenderà da cosa succederà in Parlamento nei prossimi mesi. Se, per esempio, ed io non me lo auguro, si formerà un governo del Mes, penso ci saranno molti rimescolamenti di carte”.
La vostra aggregazione civica nel 2016 non è più riproponibile, sono cambiate le condizioni.
“La nostra aggregazione civica ha avuto tre eletti, il candidato sindaco Camporesi, Andrea Bellucci ed io. Fino allo scioglimento del consiglio continueremo a rappresentarla. Ma dopo ognuno farà le sue scelte. Io mi sono riavvicinato al centrodestra, Bellucci mi risulta abbia partecipato ad un incontro di Calenda. Tutto è in movimento, anche a sinistra, dove sono divisi sull’ipotesi di un Gnassi ter o di un candidato in continuità con il sindaco uscente. Il segretario Vanni Lazzari ha detto o candidato condivisa o primarie. L’ultima voce che circola riguarda il nome di Marcello Tonini, l’ex direttore dell’Ausl”.
Secondo lei il centrodestra come si deve collocare rispetto all’eredità di Gnassi?
“Bisogna essere coscienti che andiamo verso un periodo difficile, dal punto di vista economico. Inutile pensare a chissà quali grandi opere. Nel bilancio post Covid potrebbero mancare 30/40 milioni. Quindi bisogna fare i conti con la realtà e mettersi a ragionare. Rispetto a Gnassi, in consiglio comunale non ho condotto un’opposizione a prescindere. A volte ho votato anche alcuni suoi provvedimenti. Penso che nelle città non si debbano condurre battaglie politiche nazionali, ma guardare all’interesse del territorio. In questi anni sono state compiute scelte anche positive, che hanno cambiato il volto della città. Si tratta di proseguire un percorso facendo valere le nostre peculiarità, i nostri punti programmatici.”
Il centrodestra appare disgregato, c’è qualcuno che si sta muovendo per ricomporlo ad unità?
“A Roma a qualche dirigente di partito ho fatto questo discorso. Se intorno a un tavolo si mettono, da una parte Morrone, della Lega, e dall’altra io, Renzi, Marcello, non si va da nessuna parte, il tavolo è squilibrato. Bisogna che dall’altra parte si sieda Bignami e si trovi un punto di equilibrio. Ognuno deve abbandonare certe pretese e giocare per vincere. Se si gioca per vincere si superano anche i contrasti. Non è più importante chi potrà risultare eletto in questo o quel partito, ma l’obiettivo finale”.
Tour di Bonaccini, la Regione stanzia 12,5 milioni per i Comuni del riminese
Un Programma di investimenti straordinario per la provincia di Rimini. Per il quale la Regione mette a disposizione 12,5 milioni di euro, risorse del proprio bilancio, nuove, al di là di qualsiasi programmazione precedente, destinate a finanziare almeno un progetto per ogni Comune, effettivamente cantierabile già nei prossimi mesi, partendo da settori strategici quali quelli del recupero e riqualificazione di spazi urbani e immobili, della mobilità sostenibile e delle infrastrutture. Un piano condiviso con la Conferenza territoriale – a cui partecipano gli Enti locali promotori di idee e proposte –, sulla base dei bisogni espressi dalle comunità locali e della capacità stessa del territorio di esprimere progettualità integrate, di qualità e reale fattibilità. Con un obiettivo chiaro: promuovere la ripresa e attuare le opere bene e velocemente.
E’ lo strumento adottato oggi dalla Giunta regionale, riunita a Cattolica nel giorno dedicato dal presidente Stefano Bonaccini e dagli assessori a diversi appuntamenti nella provincia di Rimini, e condiviso prima con i sindaci del riminese in un incontro sempre nel Municipio del comune costiero, presente il presidente della Provincia, Riziero Santi e la presidente dell’Assemblea legislativa regionale, Emma Petitti.
Il Piano per la provincia di Rimini rientra nel Programma straordinario di investimento per i territori colpiti dalla pandemia e aree montane ed interne, con una dotazione già certa di 40 milioni di euro. 12,5 milioni per i Comuni del riminese, 12,5 milioni per quelli della provincia di Piacenza, 1 milione per il Comune di Medicina, nel bolognese, e 14 milioni di euro per le aree interne e montane delle altre province di Parma, Reggio Emilia, Modena, Bologna, Ferrara, Ravenna, Forlì-Cesena, ripartiti appunto sulla base del numero degli abitanti di aree montane e aree interne (quella del Basso Ferrarese per Ferrara).
In ogni area il parco progetti verrà definito insieme nell’ambito di ciascuna Conferenza territoriale, sulla base appunto dei progetti nati nel territorio. Concertazione e fondi che sono stati definiti dalla Giunta regionale in un atto che va a integrare la legge numero 5 del 20 aprile 2018 in materia di interventi territoriali per lo sviluppo integrato degli ambiti locali, con l’inserimento del programma straordinario di investimento per i territori maggiormente colpiti dal Covid e i territori montani. Atto che sarà all’esame dell’Assemblea legislativa regionale di fine mese, dedicato all’assestamento di bilancio, nel quale la Giunta ha inserito le risorse necessarie.
La giornata riminese della Giunta regionale e del presidente Bonaccini è iniziata da Sant’Agata Feltria, dove, accompagnato dal sindaco Guglielmino Cerbara, ha visitato il cantiere della strada provinciale 8 Santagatese. Lavori per la messa in sicurezza e il potenziamento di un’arteria strategica per la viabilità del territorio, sostenuti da 220mila euro di risorse regionali. A seguire la visita a Palazzo Corbucci a San Giovanni in Marignano e l’incontro con i sindaci della Valconca. Un’occasione, quest’ultima, per fare il punto anche con le otto amministrazioni della valle riunite in Unione, che ha proposto alla Regione lo sviluppo di nuove progettualità di più ampio respiro, che saranno al centro di una prossima visita di una delegazione della Giunta regionale a inizio agosto dedicata appositamente alla Valconca.
L’entroterra riminese rappresenta un territorio collinare di pregio, che la Regione sta sostenendo e valorizzando per contrastare abbandono e spopolamento e creare le condizioni per uno sviluppo sostenibile. Un’opportunità rivolta in particolare ai giovani.
Dal bando che stanzia 10 milioni di euro per coppie o nuclei familiari che vogliono comprare o ristrutturare casa in uno dei 119 comuni appenninici della regione, con contributi a fondo perduto da 10mila a 30 mila euro (le domande dal 15 settembre al 15 ottobre prossimi).
Al provvedimento per il taglio dell’Irap per imprese, artigiani, esercizi commerciali e professionisti che già operano in Appennino, oltre all’azzeramento per tre anni per startup e aziende di nuovo insediamento. Un’ operazione sostenuta interamente con fondi regionali - 36 milioni di euro nel triennio 2019-2021 – che anche nel Riminese sta dando buoni risultati: oltre 1 milione di euro di contributi a beneficio di 308 imprese che potranno così ricevere un aiuto concreto in un periodo in cui alle difficoltà di fare impresa in montagna si aggiungono quelle della ripartenza dopo il lockdown imposto dall’emergenza sanitaria.
Ma non solo. In tutta la Valmarecchia sono 11, per totale di quasi 6 milioni di euro di investimenti (finanziati al 97% dalla Regione e per la restante parte da cofinanziamenti locali) gli interventi che sono stati già avviati all’interno dell’Accordo di programma quadro “Paesaggi da vivere”. Una vera e propria strategia di sviluppo condivisa tra la Regione, le Amministrazioni locali e lo Stato, che rende disponibili complessivamente oltre 13,1 milioni di euro (8,6 milioni da fonte regionale, 3,7 milioni da fonte nazionale e circa 700mila euro di cofinanziamenti locali) per 39 interventi. Dall’agricoltura alla formazione, dalla sanità all’efficientamento energetico. Obiettivo: colmare il gap di servizi che esiste rispetto ai grandi centri urbani.
Vanno in questa direzione anche gli interventi per la banda ultra-larga. L’Agenda digitale della Regione Emilia-Romagna destina alla provincia di Rimini 11 miliono di euro cui si aggiungono 1,1 milioni per la realizzazione delle dorsali in fibra ottica. Due le aree produttive già connesse - a San Leo e a Talamello - in corso di realizzazione i lavori in quella di Rimini. Già collegati in banda ultralarga 141 plessi scolastici, in programmazione gli interventi in altre 34 scuole. Tutti i municipi della provincia riminese sono collegati in fibra, mentre sono 108 i punti di accesso wifi.
La visita è proseguita nel pomeriggio a Riccione, Rimini e, in serata, a Santarcangelo.
La Notte Rosa diventa Pink Week, dal 3 al 9 agosto
Sicurezza, polemica fra Tosi e il prefetto. Guardie giurate a Riccione
Sul tema della sicurezza bruciante polemica fra il sindaco di Riccione, Renata Tosi, e il prefetto in scadenza di mandato, Alessandra Camporota. In una intervista il prefetto aveva osservato: “Il fatto che il sindaco di Riccione non abbia partecipato all'ultimo comitato provinciale di ordine pubblico e sicurezza non l'ho apprezzato. Non partecipare significa svilire e non rispettare l'istituzione”. Da Riccione, dove questa mattina è stata presentata l’iniziativa delel guardie giurate ad infrazione del servizio di vigilanza delle forze dell’ordine, non è mancata la replica. “Significa che da funzionario dello Stato si fa politica. – ha detto il sindaco di Riccione - Il prefetto uscente, salutando la provincia di Rimini, ha preferito consegnare le pagelle ai promossi e ai bocciati. Voti e giudizi che francamente offendono i cittadini della provincia di Rimini”.
Polemica anche l’assessore alla polizia municipale, la deputata Elena Raffaelli: "Abbiamo chiesto ufficialmente alla Prefettura i rinforzi estivi per le Forze dell'ordine. Non abbiamo avuto risposte e quindi abbiamo agito per cercare le possibili soluzioni al problema”.
L’utilizzo delle guardie giurate deriva dall’adesione di Riccione al progetto “I mille occhi sulla città” promosso dal Ministero dell’Interno.
Da venerdì 24 luglio, quindi, tutti i giorni, nelle ore notturne a partire dalla mezzanotte fino al mattino successivo alle 7, saranno in servizio nei punti di osservazione fissa, e dinamica qualora sarà necessario il cambio di postazione, quattro agenti delle Guardie giurate particolari, su due auto di pattuglia in luoghi nevralgici della città. Zona del luna park, Ceccarini mare e piazzale Ceccarini, Marano comprensivo della nuova passeggiata, zona della passeggiata a mare e tutti i luoghi della città che vedono coinvolte occasionalmente per manifestazioni e eventi.
"Con l'adesione a questo progetto, il Comune di Riccione ha trovato la modalità giusta per integrare il lavoro importante e impegnativo che le Forze dell'Ordine quotidianamente esplicano sul territorio, con un supporto in più che l'Ente pubblico ha potuto mettere in campo", ha detto il sindaco Tosi.
"Gli operatori delle Guardie giurate avranno un servizio per così dire stanziale, ma anche dinamico perché ovviamente dovranno spostarsi da un punto di osservazione all'altro e saranno quindi in grado di espletare un repentino controllo, e nel caso di necessità di intervento - ha spiegato il comandante della polizia municipale Zechini -. Attenzione però vanno bene distinti gli ambiti di intervento. Sia chiaro che gli operatori di vigilanza in presenza di reato dovranno comunque sempre allertare carabinieri e polizia di Stato”.
La nuova destra ecologica, la vision di Gnassi sull'eolico e le sue frecciatine a Melucci
Nella serata del centrodestra riminese tutto proteso verso inedite posizioni ambientaliste, il sindaco Andrea Gnassi registra compiaciuto la conversione ecologica degli avversari e li invita, maliziosamente, ad essere fino in fondo coerenti. “Siete pronti a seguirmi anche nel propugnare i cambiamenti degli stili di vita personali o vi attarderete a difendere il diritto all’automobile sempre e dovunque, anche sul lungomare?”.
In discussione c’era l’ordine del giorno proposto da Gennaro Mauro che proponeva una bocciatura secca, senza appello, dell’impianto eolico che la società Energia Wind 2020 vuole realizzare al largo di Rimini. L’iniziativa, per stessa ammissione del proponente, aveva lo scopo di dividere la maggioranza, di far emergere le contraddizioni interne al Pd. Alla fine è stato respinto con 15 voti contro dieci, compreso quello del sindaco che pure è contrario al progetto eolico così come è stato formulato e che più volte ha definito l’odg Mauro come “fragile”. L’unico a seguire il centrodestra è stato Davide Frisoni, di Patto Civico, mentre Mario Erbetta si è dissociato dal centrodestra “perché non si può ridurre un investimento di tale portata a una questione di mi piace/non mi piace”.
Il dibattito era nato già ingabbiato nella contrapposizione centrodestra/centrosinistra e con questa premessa non ha offerto spunti nuovi. Sono state ribadite con dovizia di particolari le criticità già evidenziate dal confronto di queste settimane. Ha fatto comunque impressione vedere i consiglieri della Lega Grotti e Zoccarato presentarsi come gli alfieri della battaglia “contro l’ecomostro”, si è fatta notare l’invettiva di Gioenzo Renzi contro l’ambientalismo di sinistra “che non mette in discussione il modello di sviluppo e lo stile di vita consumista”. Sono state avanzate anche proposte alternative, come un fotovoltaico diffuso su tutti i tetti della Provincia, anche se in apertura l’assessore Anna Maria Montini aveva spiegato che, per realizzare l’energia del progettato impianto eolico, occorrerebbero 60 impianti come quello della Fiera e 145 come quello di Fiabilandia.
Nonostante ciò, sono comunque emerse le linee di fondo con cui si andrà a trattare con la società promotrice del progetto. Sia da destra che da sinistra è stato citato il progetto del Canale di Sicilia che si trova a 35 miglia dalla costa e che è realizzato su piattaforme galleggianti. Quando si arriverà al dunque, a Energia Wind 2020 si chiederà quindi di allontanare ulteriormente le pale eoliche dalla costa e di passare ad un sistema galleggiante. Peraltro, parlando con Buongiorno Rimini, l’amministratore Ducoli ha già paventato l’idea (“In sede di progettazione definitiva valuteremo anche se realizzare il parco eolico flottante (galleggiante) piuttosto che fisso nel fondale”). Inoltre si chiederanno provvedimenti compensativi per il territorio provinciale, quali sconti per le bollette o simili, e maggiori assicurazioni sullo smaltimento dell’impianto a fine vita.
Da parte sua, il sindaco ha rifiutato di iscriversi al partito del pro o contro l’eolico, propendendo invece per il partito della pianificazione strategica per il territorio, dove dentro ci sta l’eolico e dove ci dovrebbero stare esperienze da realizzare come quelle di Friburgo (tornando così al primo amore) o di Ammarby, il quartiere tutto ecologico di Stoccolma.
“Un discorso da inizio piuttosto che da fine mandato”, ha chiosato giustamente il consigliere Mauro.
Che il sindaco avesse in mente il dibattito interno al suo partito rispetto alla sua successione e a un terzo mandato (una volta ammesso dalla legge), lo si è visto anche da alcune battute che non gli sono sfuggite ma su cui ha calcato i toni. Come quando ha ricordato i grattacieli sul lungomare delle archistar, da lui liquidati, o come quando ha fatto riferimenti “al motore immobiliare del progetto nuovo stadio i cui fautori adesso si sono riciclati con il parco eolico”.
Il consigliere Camporesi ha osservato che il riferimento a Maurizio Melucci era del tutto evidente. Ed in effetti è stato un segnale di quanto sia bruciante lo scontro in atto all’interno del Pd.
Stagione turistica 2020: prezzi al ribasso, bonus vacanze che non funziona, stranieri che mancano
Gli albergatori di Riccione, attraverso i sondaggi dell’Osservatorio Montanari, hanno deciso di tenerci periodicamente aggiornati sull’andamento di questa difficile e strana stagione turistica. Dalle risposte di 99 albergatori su 330, sappiamo così che nel mese di giugno presenze e fatturato sono calate di circa il 70 per cento, e che nei primi quindici giorni di luglio c’è stato un ottimo recupero, con un calo di presenze e fatturati intorno al 50 per cento. Già questo è il primo segnale di costume: non si esulta per un aumento dell’1 o del 2 per cento, ma se il calo volge verso il 70 o il 50 per cento. Felicissimi quindi gli albergatori nel rilevare che nell’ultimo week end (quello del 4/5 luglio) il calo rispetto all’anno scorso è stato di appena il 10 per cento. L’amministrazione comunale, a sua volta, aveva parlato di un riempimento al 70 per cento delle strutture ricettive.
A Rimini purtroppo Federalberghi non ha organizzato un monitoraggio analogo, ragione per cui bisogna affidarsi alle impressioni di questo o quell’albergatore. A Rimini, come anche a Bellaria, si parla di un riempimento delle strutture pari al 30/40 per cento, con qualche incremento fino al 50 per cento nei week end. Mai come quest’anno le tanto bistrattate statistiche ufficiai di Istat/Regione saranno utili a certificare quali reali disastri l’uragano Covid abbia prodotto sulla nostra Riviera.
“La mia impressione – afferma Edoardo Berardi, dell’hotel Cristallo – è che a Rimini siamo penalizzati per essere stati identificati con una zona rossa o arancione. A Riccione le cose vanno meglio. Se faccio il confronto con un albergo pari al mio, scopro che ho la metà delle presenze e che devo vendere ad un prezzo dimezzato. Tutti hanno abbassato i prezzi, mi sono dovuto adeguare per stare sul mercato”. Berardi punta anche il dito su Visit Rimini, la Dmc del Comune di Rimini, che avrebbe dovuto svolgere un ruolo di traino in questa difficile situazione. “Invece – rileva – si sono limitati a pubblicare qualche video su YouTube, che avrei potuto fare anch’io”.
La questione dell’abbattimento dei prezzi fa parte della narrazione di questo periodo. Se si prendono a punto di riferimento le strutture presenti su Booking, si scopre che sono 188 gli alberghi che praticano per una notte (quella fra il 15 e il 16 luglio) un prezzo inferiore a 50 euro per una camera matrimoniale o con due letti. Ma guardando nel dettaglio, si vede che ci sono strutture che vendono a 21 o a 23 euro, moltissime quelle nella fascia intorno ai 30 euro. A Riccione il prezzo più basso è 25 euro (2 alberghi), la fascia entro i 50 euro annovera 32 strutture. A Riccione però si vede anche che, rispetto a Rimini, è più numeroso in proporzione il gruppo degli hotel che vende la camera da 150 a 200 euro a notte.
“Sono convinto – osserva Gianluca Piemonte, dell’hotel Amicizia – che le ragioni vere di questa crisi del turismo non siano economiche, per cui è sbagliato abbassare i prezzi. La gente non viene perché ha consumato le ferie nel lockdown o lavora in aziende che ora non le concedono perché cercano di recuperare il tempo perduto quando erano costrette alla chiusura. Poi c’è il problema degli stranieri che incide sul riempimento degli hotel, ancora non se ne è visto uno”.
L’altro tormentone di questa difficile e strana stagione è il bonus vacanze, presentato dal governo come il formidabile incentivo per mandare gli italiani in vacanza e, alla prova dei fatti, finora si è rivelato un fiasco clamoroso. A Riccione – spiega Federalberghi - sta portando risultati ancora non misurabili, piccoli numeri per i 50 hotel che hanno deciso di accettarli. “Auspichiamo che a fine anno ci siano numeri significativi per uno strumento ancora non pienamente utilizzato dagli italiani”. Ascoltando i racconti degli albergatori, al di là della complessa e scoraggiante procedura per ottenerlo, si capisce che il bonus vacanze è stato percepito come la possibilità di fare le vacanze gratis o di avere in mano un piccolo gruzzolo da poter trattare come denaro liquido. “Ho un bonus di 500 euro, se vengo da voi e ne spendo 200, poi voi mi date gli altri 300 di resto?”. Anche quando non raggiungono la paradossalità di questa richiesta, il tenore delle domande che gli albergatori si sentono fare al telefono rivela che non è ben chiaro il meccanismo. E a fronte di tante domande e richieste, le prenotazioni con il bonus vacanze finora per ogni struttura si contano sulle dita di una mano. C’è anche chi lo spende in un quattro stelle, spia del fatto che forse non ne aveva proprio bisogno o che l’ha utilizzato come upgrade per una vacanza altrimenti a tre stelle.
Il progetto di parco eolico e la scarsità del vento in Adriatico
Ma in Adriatico c’è vento sufficiente per giustificare un impianto di produzione di energia eolica come quello di cui si sta discutendo in queste settimane? È una delle obiezioni che vengono mosse al progetto, insieme a quelle dell’impatto visivo e delle possibili conseguenze negative per la pesca e le altre attività marine. Questa sera il parco eolico sarà al centro del consiglio comunale di Rimini. Un dibattito che avviene in assenza di alcuni fondamentali elementi di valutazione, quali ad esempio un rendering “scientifico” che mostri quale sarebbe l’effettivo impatto visivo. La società che promuove l’impianto l’aveva promesso per la settimana scorsa, ma ancora non è pronto.
Parliamo intanto della questione del vento. Il progetto ha avuto una lunga gestazione, nel 2011 è stata sottoscritta una convenzione con la Provincia di Rimini per l’installazione di un anemometro in grado di misurare la velocità, l’intensità e la direzione del vento in maniera scientifica. Lo strumento è stato installato sulla piattaforma Azalea dell’Eni, a dodici chilometri dalla costa di Rimini, e per due anni sono stati raccolti dati. “La conclusione – afferma Riccardo Ducoli, amministratore unico della società Energia Wind 2020 – è che, sì, il vento è sufficiente. I dati rilevati per oltre due anni dall’anemometro laser Lidar hanno dato riscontro positivo sulla fattibilità economica del parco eolico: per questo motivo abbiamo investito nella progettazione e abbiamo presentato istanza di concessione. Facciamo presente che non sono previsti finanziamenti a fondo perduto per la realizzazione dell’impianto”. La precisazione di Ducoli è rivolta a quanti, partendo dal presupposto della scarsità di vento, hanno ipotizzato che la società voglia incassare eventuali contributi a fondo perduto e poi dileguarsi.
L’amministratore ricorda poi che la produzione annua prevista è di 703 GWh (gigawattora), equivalenti a 703.000.000 kWh (kilowattora): pari a circa il 42,50% del fabbisogno energetico della Provincia di Rimini, calcolo basato sui dati pubblicati da Terna. Oggi la Regione Emilia Romagna produce il 71,10% del proprio fabbisogno e importa da altre regioni il 28,90%. Della produzione regionale il 72,77% è prodotto da fonti fossili e il restante 27,23% da fonti energetiche rinnovabili.
La documentazione offerta da Energia Wind 2020 contiene anche un articolo del 2013 della rivista online qualenergia.it relativo alla presentazione dei dati dell’anemometro. “Si tratta di una potenza non disprezzabile ma che presenta dei problemi di redditività alle turbine commerciali odierne, poiché i modelli attualmente in commercio avrebbero un fattore d’utilizzazione compreso tra il 20 e il 23% mentre l’ideale sarebbe quello arrivare a un 30-35%. Progetto impossibile quindi? Non esattamente, poiché le turbine prese in esame sono quelle standard per il mercato dell’off shore del Nord Europa, adatte a quelle condizioni climatiche e che quindi hanno caratteristiche tali da renderle troppo costose per una realtà come l’Adriatico. Gli aspetti da customizzare per questa parte del Mar Mediterraneo sarebbero tutti gli aspetti legati alle diverse condizioni meteo, l’incremento delle dimensioni delle pale, la scelta di un’altezza ottimale e i conseguenti costi minori di costruzione e di manutenzione. Insomma si tratterebbe di realizzare un modello di eolico off shore che ancora non esiste, ma che può essere redditizio in queste condizioni”.
Quindi – chiediamo a Ducoli - quello che si propone di realizzare al largo di Rimini sarà un impianto di tipo nuovo?
“La tecnologia degli aerogeneratori che useremo – risponde - sarà la migliore disponibile sul mercato e ci saranno degli accorgimenti per rendere l’impianto resistente alle intemperie del mare aperto. La tecnologia che oggi è disponibile si è evoluta notevolmente negli ultimi dieci anni aumentando l’efficienza e nel contempo diminuendo di costo, ma si tratta di miglioramenti, non di tecnologia nuova.
In sede di progettazione definitiva valuteremo anche se realizzare il parco eolico flottante (galleggiante) piuttosto che fisso nel fondale, ma la tecnologia di produzione di energia (l’aerogeneratore) è sempre la stessa in tutti e due i casi”.
Nello stesso articolo è riportata una dichiarazione dell’allora assessore al turismo Maurizio Melucci: “Mentre l’installazione di pale da 100 metri in Appennino non è possibile poiché non avrebbero “valore economico” per il territorio in quanto sarebbero più gli svantaggi che i benefici, bisogna guardare con attenzione ad altre soluzioni come il minieolico e per quanto riguarda l’Adriatico, invece, sono favorevole poiché avrebbe anche un effetto scenografico di valorizzazione di un mare piatto. E a ciò bisogna aggiungere anche la creazione di micro-oasi della biodiversità che si sviluppa ogni volta che si installa qualcosa a mare”.
Da segnalare infine, una nota dell’associazione “Basta plastica in mare” che ha presentato in capitaneria osservazioni contrarie alla realizzazione del progetto. L’associazione cita, come esempio virtuoso, il progetto di parco eolico da realizzare nel Canale di Sicilia ad oltre 35 chilometri da Marsala. “L’impianto è composto da 25 pale galleggianti da 10 megawatt ciascuna e sarà invisibile dalla costa siciliana, poiché il fondale di circa 300 metri di profondità rende impossibile installarvi delle normali turbine offshore fisse che non potrebbero superare una profondità di 50-60 metri. Ecco comprensibile, il motivo per il quale, dati i nostri bassi fondali e le fragili motivazione addotte dai sostenitori - piacciono alle motonavi di turisti - da noi sarebbe facile ed economicamente conveniente, installarli vicino alla costa e fissi. Sì conveniente, ma per chi?”