Lunedì 19 agosto l'inaugurazione del monumento a don Luigi Giussani
A centro della rotatoria fra via Monte Titano, viale Simonini e via della Fiera, ha fatto la sua comparsa da qualche giorno un muro con uno "strano" disegno composto da varie frecce. Si tratta del monumento a don Luigi Giussani, fondatore di Comunione e Liberazione, una scultura sui generis, commissionata da Marco Ferrini, Antonio Smurro e Sergio De Sio e progettata dall’architetto prof. Marco Benedettini, allo scopo di ricordare una figura che tanto impattoe influsso ha avuto nel territorio riminese.
Il monumento propone all'attenzione dei passanti l’invenzione grafica di don Giussani per raffigurare i termini del rapporto tra l’uomo e Dio lungo la vicenda umana. Nello svolgersi della storia, che procede nel suo corso, gli uomini hanno tentato e tentano di immaginare e di stringere rapporto con il “quid” che la ragione stessa - se correttamente aperta alla realtà e non richiusa nella sua misura – riconosce come il proprio destino; tutti questi tentativi, nobili ma insufficienti, vengono superati dalla discesa stessa della “X” nella storia, cioè dalla compromissione di Dio con l’uomo.
L’inaugurazione del monumento, alla presenza delle Autorità civili e religiose, è in programma lunedì 19 agosto 2019 alle ore 9 del mattino.
Zamagni a Viserba a parlare della solidarietà sotto attacco
Liunedì 12 agosto (ore 21 in piazza Pascoli) il professor Stefano Zamagni, economista, presidente della Pontificia Accademia delle scienze sociali, sarà a Viserba per una cionferenza sul tema "Il mondo della solidarietà sotto attacco". Il professor Zamagni fa parte di quella cerchia di esponenti del mondo cattolico e studiosi di scienze sociali che negli ultimi tempi hanno espresso severi giudizi su alcuni provvedimenti dell'attuale governo, tutti nel segno di un attacco alle iniziative di solidarietà e ai corpi intermedi.
Lo stesso comunicato della parrrocchia di Viserba, organizzatrice dell'incontro, vi va riferimento: "Dalla chiusura dei porti alla criminalizzazione delle Ong, dal disprezzo dei poveri all’attacco frontale al mondo del no profit e del volontariato accusato di buonismo, se non di aperta inutilità".
"Zamagni - aggiunge il comunicatoo - spiegherà il disegno che sempre più chiaramente sta prendendo forma nel nostro paese: “Quello di una società civile che si vuole sempre più schiacciata tra le forze dello Stato e del mercato, con l’obiettivo non dichiarato di mettere sotto tutela gli enti del terzo settore, in termini sia di fondi da utilizzare (sempre di meno) che di progetti da realizzare”. Per questo, come ha spiegato in una recente intervista, “è necessario che i cattolici, a cui è legato in termini ideali il 70% delle organizzazioni attualmente presenti nella società civile e nel volontariato, non si tirino più indietro, si assumano le loro responsabilità e comincino a fare massa critica per poter incidere sulle scelte che davvero contano. Non farlo sarebbe peccato di omissione”.
Erbetta (Rinascita civica) torna sui misteri del Metromare
Mario Erbetta, consigliere comunale di Rinascita civica, torna sui misteri del Metromare, la linea Rimini-Riccioen di cui ancora non si sa con certezza quanto partirà.
"Pochi giorni fa- attacca in una nota - il Presidente di PMR dichiarava che i 9 mezzi acquistati in Belgio (per la modica cifra di 13.465.800,00) non sarebbero stati consegnati prima di novembre 2019, per cui il servizio effettivo con tali mezzi sarebbe
slittato nell'inizio a dicembre 2019. Oggi si legge che si vuole anticipare l'inaugurazione del metromare con 6 mezzi ibridi di 18 metri (prestati da TPER) e da 4 mezzi di 12 m a metano già in forza della Start, soluzione alternativa a quella inizialmente vautata di
trasformazione dei filobus. Inoltre risulta che tale accellerazione sia voluta dal Sindaco in persona, che sta cercando di precettare gli autisti per la formazione.
Ma quando arriveranno effettivamente i filobus acquistati in Belgio? Le ultime notizie dal Belgio davano due consegne a Novembre, tre a Dicembre, tre a Gennaio e una a Febbraio 2020. Ma la consegna non vuol dire operatività del mezzo, che deve passare un collaudo per l'omologazione (che attualmente non esiste come avevo anticipato nella mia interrogazione), un test di compatibilità elettromagnetica a Modena (ci vogliono circa 6 settimane per averlo dal momento dell'effettuazione), il via libera dell'U.S.T.I.F.(preliminare per all'immissione in servizio) e il nulla osta della commissione sicurezza.
Insomma se la ditta costruttrice riesce a mantenere i tempi difficilmente i primi mezzi, se arriveranno a fine novembre, potrebbero essere operativi, ad essere ottimisti, prima dela fine di gennaio 2020, e la flotta completa prima della
primavera del 2020. Insomma slittamenti su slittamenti da Gennaio 2019, se va bene, il primo mezzo sarà operativo a Gennaio 2020".
"Ma vi è un'altro grande problema - prosegue Erbetta - di cui nessuno parla annunciando l'inizio provvisorio con i mezzi ibridi e a metano: mancano le verifiche e prove funzionali alla struttura previste dall'art. 5 del d.p.r. 753/80 cioè “idonietà del percorso, delle sue eventuali variazioni,nonchè dell'ubicazione delle fermate in relazione alle caratteristiche dei veicoli da impiegare...”, verifiche che dovranno essere effettuate dalla motorizzazione civile con la partecipazione di organi regionalidel ministero dei trasporti.
Per cui come si fa oggi a fare proclami di apertura provvisoria ad ottobre quando ad oggi non ci sono le autorizzazioni ministeriali è un vero mistero e non è l'unico in questa incresciosa vicenda, come a qunto pare l'affidamento diretto alla società Start del
servizio.
Bisogna che il presidente Zoccarato convochi al più presto una seconda commissione sul tema per fare chiarezza se ci siano responsabilità in relazione a tali ritardi e chi siano realmente i responsabili di questa telenovela".
Rimini al Meeting / Sandra Sabattini, quando l'eroico diventa quotidiano
Ci sarà anche un gruppetto delle sue amiche a condurre le visite guidate. Per loro Sandra Sabattini è stata più che una santa della porta accanto, secondo la felice espressione di papa Francesco. È stata un'amica con cui hanno chiacchierato, con cui si sono confidate, con cui hanno mangiato insieme, con cui si sono divertite. Ed ora vivono l'inimmaginabile avventura di condurre gli altri alla scoperta di «una vita bella e gioiosa», come ama ripetere Daniela Giannini, una delle amiche che si è buttata anima e corpo nell'impresa di far conoscere Sandra al pubblico del Meeting di Rimini.
Fra le numerose mostre che saranno ospitate nei padiglioni della Fiera dal 18 al 24 agosto, c'è anche quella su Sandra Sabattini. Questa vita non è mia, curata da Laila Lucci, la biografa, con la collaborazione della Comunità Papa Giovanni XXIII.
Nel marzo scorso Sandra è stata dichiarata venerabile, cioè è stato riconosciuto che ha praticato le virtù cristiane in modo eroico. Poiché è stato già stato vagliato un miracolo ottenuto grazie alla sua intercessione, si prevede che nella primavera del 2020 sarà proclamata beata. Nei ricordi della mia frequentazione con don Oreste Benzi, c'è una frase che mi disse quando stavamo registrando le interviste per Con questa tonaca lisa: «C'è una cosa che voglio fare prima di morire, avviare il processo di beatificazione di Sandra Sabatini». Allora era un nome sconosciuto, o noto ai pochi che l'avevano incrociata nella Comunità. Anch'io reagii con uno scettico «E chi è?». Il processo è stato avviato il 17 settembre 2006, poco più di un anno prima che don Benzi salisse al cielo. Come a volte accade, i tempi di Dio hanno voluto che la figlia giungesse al traguardo prima del padre.
Chi era dunque Sandra Sabatini? Laila Lucci la definisce come una persona che “ha vissuto l'ordinario in modo straordinario”. Giovanni Paolo II disse qualcosa di analogo a proposito della vita di San Benedetto da Norcia: «Era necessario che l'eroico diventasse normale, quotidiano, e che il normale, quotidiano diventasse eroico». È la dinamica della santità, vera in ogni tempo e in ogni contesto.
Nella vita di Sandra non ci sono eventi eccezionali. Del resto è morta giovane, nel 1984, all'età di 23 anni. Ha avuto solo il tempo di essere figlia, studentessa, amica, fidanzata, piena di progetti (voleva fare il medico missionario) per il futuro. E allora cosa potranno mai raccontare i 36 pannelli in cui si dipana la mostra? «Documentano, facendo parlare lei attraverso le parole del Diario, l'azione della Grazia nella sua vita”, risponde Laila Lucci. In una ordinaria storia, insignificante agli occhi del mondo, si è sviluppata una storia con il sigillo di Dio. Quindi molto più influente di tante altre storie che salgono agli onori delle cronache.
Di Sandra si racconta sempre che si lasciò coinvolgere a fondo nell'esperienza della Papa Giovanni XXIII, fondata sulla condivisione delle persone povere e bisognose. Lo sottolineò anche uno che se ne intendeva, don Benzi: «Era veramente tagliata per la vocazione della Comunità Papa Giovanni XXIII: conformare la propria vita a Gesù, povero e servo, condividendo direttamente la vita degli ultimi, dando spazio alla preghiera, vivendo nell'obbedienza e nella fraternità». Ma il punto centrale è la conformità a Gesù. «Ad un certo punto – spiega Lucci – si accorge che l'impegno per i poveri non le bastava. Scelgo Te e basta, scrive nel Diario e riportiamo nella mostra. Capisce che bisogna accettare tutto il Cristo e cambiare radicalmente».
«Per noi – racconta Daniela Giannini – Sandra era una che camminava forte. Noi abbiamo avuto il dono di starle vicino, di vedere questo riflesso di Dio. Spero che la mostra aiuti a capire che il santo non è uno che sta nella nicchia, lontano da noi. È uno di noi, dobbiamo essere protesi ad accorgersi dei santi che ci passano accanto».
Di questa ragazza, molto concreta, attiva, gioiosa di vivere, don Benzi amava sottolineare l'aspetto contemplativo: «Sandra leggeva nella realtà creata, nelle persone, negli avvenimenti, nella grandezza e nella miseria umana il messaggio che Dio esprime. Essa riusciva a coglierlo con la sensibilità che la vocazione le donava. Tutta la realtà creata, tutte le persone tutti gli avvenimenti contengono i messaggi di Dio; siamo contemplativi nella misura in cui sappiamo coglierli e leggere la realtà con Lui».
In un'altra occasione osservò che «Il Signore l’ha accolta nel momento in cui stava crescendo nell’essenziale».
Due giorni prima dell'incidente che le costò la vita scrisse nel Diario: «Non è mia questa vita che sta evolvendosi, ritmata da un regolare respiro che non è mio, allietata da una serena giornata che non è mia. Non c’è nulla a questo mondo che sia tuo. Sandra, renditene conto! E’ tutto un dono su cui il ‘Donatore’ può intervenire quando e come vuole. Abbi cura del regalo fattoti, rendilo più bello e pieno per quando sarà l’ora».
Valerio Lessi
Sandra Sabattini. Questa vita non è mia
a cura di Laila Lucci. Con la collaborazione della Comunità Papa Giovanni XXIII
Meeting per l'amicizia fra i popoli, Rimini 18-24 agosto
Rimini al Meeting / Don Giancarlo Ugolini, un uomo amante della libertà
«Ho incontrato un uomo che speravo ci fosse». La frase di don Giancarlo Ugolini, di cui quest'anno ricorre il decimo anniversario dalla morte, è del 1985 ed è tratta da una intervista a Settepiù, settimanale riminese di area comunista. L'uomo a cui si riferisce è don Luigi Giussani, il fondatore di Comunione e Liberazione, che Ugolini incontrò per la prima volta a Milano nell'aprile 1963, dopo aver conosciuto, nell'estate precedente, i ragazzi di Gioventù studentesca in vacanza a Rimini. La frase, assieme ad un'altra (Io, poi sono un amante sviscerato della libertà), è il centro ideale della mostra che a don Giancarlo Ugolini (1929-2009) sarà dedicata nell'ambito della quarantesima edizione del Meeting, in programma dal 18 al 24 agosto. La seconda frase è anche il titolo della mostra che ha lo scopo di far re-incontrare a chi lo ha conosciuto, e incontrare per la prima volta alle giovani generazioni, una figura che ha lasciato una profonda impronta nella Rimini della seconda metà del Novecento, grazie anche ad opere (il Meeting, le scuole Karis) che ancora oggi sono vive in città.
Don Giancarlo Ugolini è stato un grande educatore, il padre di un popolo numeroso e creativo. Ha inciso sulla realtà della sua città, profondamente amata, guidando con intelligente paternità generazioni di giovani che poi si sono distinti nella vita professionale, nell'impegno sociale, nella costruzione del bene comune.
La mostra sarà allestita, durante il Meeting, nell'atrio di ingresso della Fiera, e sarà riproposta in città dal 4 (anniversario della morte) al 14 ottobre prossimi. Lungo un muro si seguono le tappe principali della sua vita, prima e dopo l'incontro con don Giussani, che è posto al centro. Di fronte al muro biografico sono collocati 14 grandi pannelli discendenti dall'alto che consentono di entrare “dentro” don Giancarlo. Sotto ogni gigantografia è riportata una sua frase tratta da interviste, omelie, conversazioni. La scelta dei curatori (Valerio Lessi, Bruno Monaco) è stata quella di far parlare don Giancarlo, piuttosto che parlare su don Giancarlo.
Al centro, si diceva, l'incontro con don Giussani. Tutte le volte che ha raccontato l'episodio, don Giancarlo ha messo in evidenza di essere rimasto colpito dal nugolo di giovani che lo assediava e lo strattonava da ogni parte. Così, in occasione del cinquantesimo di sacerdozio, nel 2001, descriva l'impatto sulla sua vita: «L'avvenimento della mia vita è stato l'incontro con il Carisma di don Giussani. Una persona precisa, un temperamento preciso da cui è nata la storia di CL, che è stata data come dono alla Chiesa del nostro tempo. Permettetemi di insistere: non posso non riconoscere con una grande commozione e gratitudine che l'incontro con il carisma di Giussani ha segnato e segna la mia vita, perché è l'avvenimento che mi aiuta a scoprire il mio nome momento per momento come un'opera che non finisce mai». Più avanti ritorna sul concetto: il carisma incontrato gli ha dato un nome, cioè gli ha dato consistenza, identità, missione.
Don Giancarlo è arrivato all'incontro con don Giussani con il portato di un'esperienza umana e di un temperamento che lo avevano reso particolarmente sensibile alla domanda circa l'incidenza della fede nella realtà. L'incontro con il carisma di don Giussani valorizza e potenzia il suo temperamento di uomo amante della bellezza, appassionato a tutte le dimensioni della vita, partecipe del destino della propria comunità umana.
Di don Giussani amava soprattutto il decimo capitolo de Il senso religioso. Uno degli ultimi regali fatti alla sua comunità, nel giugno del 2008, è stata una serata con cui ha raccontato l'impatto che sulla sua vita aveva avuto quell'insegnamento. Nella mostra, due pannelli riportano due brani significativi di quella conversazione. Vale la pena citare un passaggio: «Ed io che sono?». Giussani a questa domanda risponde in maniera molto netta: «Io uomo sono definito e mosso tutto dal rapporto con l’infinito, io sono Tu che mi fai, che mi fai adesso». E questo Giussani lo afferma in una maniera estremamente suggestiva, proprio perché è una maniera carica di ragionevolezza, carica di un contenuto che appaga la domanda di conoscenza che noi abbiamo. Giussani rende nuovamente evidente ai nostri occhi ciò che di per sé è evidente, ma che una disfunzione in noi ha reso, in qualche modo, oscuro e problematico».
In alcune interviste ai quotidiani locali, don Giancarlo ha espresso il suo pensiero sulla città, che a rileggerlo oggi appare sorprendente ed in alcuni passaggi anche profetico. Si veda per esempio quando dice che «Il rilancio del turismo come risorsa non può non essere un rilancio di tutta la città, non solo della spiaggia. E rilancio vuol dire tante cose: la cura della bellezza artistica e della natura, il gusto. Riprendere da capo il tema dell’ospitalità, che è andato perdendosi nell’immagine che Rimini si è data negli ultimi anni. Rimettere a tema il fattore umano, che fa parte della vocazione di Rimini, del suo modo di essere».
Sulla città aveva uno sguardo privo di moralismi e di grande apertura: «Nella nostra città si inventano mode e tendenze, ma secondo me ciò che caratterizza la nostra città è quello di essere il luogo delle grandi contraddizioni: le nostre. A Rimini passa di tutto ma è proprio questa sua contraddittorietà (non contrasto) che è continuamente fonte di provocazione».
Quella di don Ugolini è stata una vicenda umana ricca di spunti che sono ben documentati nella mostra e che qui è impossibile riassumere con completezza. Un esempio del suo modo di guardare alla realtà è racconto, ad un'assemblea di CL, del mare di Capo Falcone, nella sua amata Sardegna. Il mare tempestoso che si infrange sulle rocce gli suggerisce questa lettura: «Questi due agenti (il mare, le rocce) sono fatti l’uno per l’altro ma nello stesso tempo è robusto lo scontro; questa libertà di Dio e questa libertà dell’uomo, questa energia di Dio e questa libertà dell’uomo, che è come una roccia, plasmabile però di fronte a quella energia».
La libertà dell'uomo per lui era lasciarsi plasmare dall'energia di Dio. Per incontrare questa energia però l'uomo deve esserci. Come disse ad una ragazza che andata a scusarsi dopo una accesa discussione proprio sul tema della libertà: «Ho replicato: non c’è bisogno di scuse. E lei: perché? Ho risposto: perché adesso ti stimo di più, perché significa che ci sei, che sei qui con tutta te stessa».
Talmente amante della libertà da essere un grande educatore.
Valerio Lessi
Io, poi sono un amante sviscerato della libertà. Don Giancarlo Ugolini 1929-2009
a cura di Valrio Lessi e Bruno Monaco
Con la collaborazione di Roberto Battaglia, Marco Ferrini, Manlio Gessaroli, Stefano Giunta, Cristian Lami, Claudio Parma, Domenico Pirozzi, Stefano Vendemini, Lucia Zanotti, Simone Zanotti
Meeting per l'amicizia fra i popoli, Rimini 18-24 agosto
Aeroporti, Rimini e Ancona entrambi privati. Ora la "guerra" sarà ad armi pari
Sugli aeroporti va in onda uno scenario fino a qualche tempo fa inimmaginabile. Gli aeroporti di Rimini e di Ancona sono entrambi privati, cioè in mano a società che devono coniugare le ragioni dello sviluppo e del servizio al territorio con quelle della tenuta dei conti in ordine. Aerdorica, la società di gestione dello scalo di Ancona, il 29 luglio è stata privatizzata. L'assemblea ha deliberato l'ingresso di Njord Partners, società di investimenti con sede a Londra, quale azionista di maggioranza con il 91,5% del capitale; la Regione Marche, che prima deteneva la quasi totalità del capitale sociale, conserverà l'8,5 per cento delle azioni. L'assemblea ha contestualmente approvato un aumento del capitale sociale fino a 40 milioni, 25 dei quali versati dalla Regione Marche a copertura dei debiti del passato. Njord Partners, da parte sua, investirà 15 milioni di euro per lo sviluppo dell'aeroporto, migliorando le infrastrutture e portandole, questo l'impegno, a standard europei. Aerdorica avrà una nuova governance: l'amministratore delegato è Carmine Bassetti, manager italo-canadeese indicato dall'azionista di riferimento; il presidente sarà invece Hamish de Run, in consiglio siederanno in rappresentanza di Njord Partners Anna Mellgren Fletcher e Arvid Trolle, mentre la Regione Marche designerà un proprio rappresentante.
La nuova gestione parte con progetti ambiziosi: «Intendiamo procedere passo dopo passo nel rilancio dell’Aeroporto delle Marche, in collaborazione con le istituzioni locali e con le rappresentanze del territorio per sviluppare la rete dei nostri collegamenti aerei – ha dichiarato Anna Mellgren Fletcher -.Il nostro obiettivo è di arrivare a raggiungere un milione di passeggeri entro quattro anni con il sostegno delle linee aeree già nostre partner – Lufthansa, Ryanair ed easyJet – e di ulteriori nuovi operatori».
Si conclude così una fase convulsa e drammatica che ha visto l'aeroporto di Ancona rischiare il fallimento, seguendo le sorti di Aeradria. Ma rispetto a Rimini c'è stato un atteggiamento del Tribunale maggiormente “benevolo”, grazie anche al ruolo delle istituzioni locali che non si sono mai tirate indietro, garantendo il massimo sostegno in ogni delicato passaggio. Decisivo poi è stato il fatto che l'Unione europea abbia dato il via libera al finanziamento di 25 milioni, decretando che non si trattava di illegittimi aiuti di Stato.
La privatizzazione di Aerdorica introduce un elemento di novità nel panorama degli aeroporti. Per la prima volta due scali distanti appena 90 chilometri uno dall'altro sono in mani private. Il residuo pacchetto azionario della Regione è ininfluente, visto che in consiglio chi comanda senza ombra di dubbio è Njord Partners. Per Rimini si tratta di una sfida non da poco. Il confronto d'ora in poi sarà fra due azionisti privati e si dovrà dimostrare con i fatti chi ha più filo da tessere. Non ci saranno più guerre dei cieli all'insegna della denuncia di presunti aiuti pubblici (come in una fase ha fatto Airiminum contro Aerdorica). La concorrenza e la “guerra”, se così la vogliamo chiamare, potrà essere solo sui voli e sui servizi per i passeggeri. Vedremo presto quale sarà la reale potenza di fuoco del fondo anglo-svedese. Già il giorno dopo l'ingresso in società, è stata diffusa la notizia che Easy Jet ha confermato i due voli settimanali per Londra Gatwick anche nella stagione invernale.
Come risponderà Rimini? Il Masterplan presentato a fine 2018 da Airiminum è ancora in fase istruttoria da Enac, addirittura sul sito dell'ente, aggiornato al 19 luglio, risulta che ancora non sia stato presentato. Sarà una svista. È auspicabile che adesso che una temibile concorrenza si è affacciata all'orizzonte, anche all'aeroporto di Rimini i più volte annunciati investimenti comincino a prendere una piega concreta.
Per il momento Rimini non ha invece nulla da temere da Forlì, che pure si era sbilanciato ad affermare che avrebbe riaperto il 1 aprile scorso. Le cronache forlivesi informano che l'aeroporto si è impantanato nella solita diatriba fra il ministro dell'Interno Matteo Salvini e quello delle Infrastrutture Danilo Toninelli. Il punto è la riapertura del distaccamento dei Vigili del Fuoco che si può riattivare solo se l'aeroporto viene riclassificato di classe A. Salvini sostiene che l'istanza va presentata al suo ministero, le Infrastruure affermano che l'Interno dà solo il via libera quando l'iter è concluso. In attesa che la diatriba si risolva, l'aeroporto resta chiuso. Guardando in retrospettiva le vicende riminesi, emerge quanto sia stato prezioso che, dopo la gestione del curatore fallimentare Santini, l'aeroporto sia stato tenuto aperto (con la presenza dei pompieri) dall'Aero Club che ha pagato le spese e non si è sentito nemmeno dire grazie.
Regionali, le liste civiche di centrodestra si aggregano. Rimini coinvolta
L'argomento di politica su cui discutere sotto l'ombrellone, oltre le ormai croniche e stucchevoli baruffe fra Lega e M5S, sono le prossime elezioni regionali, probabilmente a gennaio-febbraio 2020. E a fornire materiale di discussione interviene oggi un nuovo soggetto politico, Progetto Emilia Romagna, che ha dimensione regionale e agganci solidi nel territorio della provincia di Rimini. Anche perché il portavoce regionale è Domenica Spinelli, sindaco di Coriano, e i responsabili provinciali sono Claudio di Lorenzo, storico esponente della destra riminese, e Pasquale Mancini, presidente dell'associazione Progetto Coriano, ovvero la lista civica che per due volte ha portato Spinelli a conquistare la poltrona di sindaco.
L'obiettivo del nuovo gruppo è dichiarato senza giri di parole: favorire il cambiamento, cioè mandare il Pd all'opposizione. Il mezzo è mettere insieme le varie esperienze di liste civiche sorte negli ultimi anni in pressoché tutte le province emiliano-romagnole. Il 3 luglio scorso a Carpi è stata sottoscritta una carta di intenti che indica i valori fondanti (Equità, Giustizia, Merito, Senso del dovere, Rispetto del prossimo e della natura) ed il metodo (Partecipazione, Democrazia, Sussidiarietà, Competenza, Innovazione). Tradotto in linguaggio corrente, significa che questa aggregazione di liste civiche si candida ad essere la quarta gamba dell'alleanza di centrodestra che si candiderà al governo della Regione. Accanto alla Lega, Forza Italia, Fratelli d'Italia, ci saranno loro, con l'ambizione di essere la lista del candidato presidente, che potrebbe inserirvi sue persone di fiducia e potrebbe in questo modo contare su un radicamento territoriale già consolidato. Sempre che il presidente (chi? Lucia Bergonzoni, come annunciato da Salvini?) sia d'accordo.
Della nuova formazione fanno parte 40 liste civiche, 17 solo nella provincia di Modena. Il coordinatore è Giampaolo Lavagetto, già assessore a Parma nelle giunte di centrodestra.A Rimini, da quel che si intuisce dall'organigramma, sono coinvolti Uniti si Vince (la lista che ha eletto Gennaro Mauro in consiglio comunale), e la lista di Mimma Spinelli, che però non sarà candidata alle regionali perché altrimenti si dovrebbe dimettere da sindaco. Ma nel pensare al possibile bacino di voti, i promotori contano sui probabili apporti di tante realtà che ad oggi non si identificano con alcun partito e che comunque si riconoscono nel centrodestra: il sindaco di Morciano Giorgio Ciotti, la candidata a sindaco di Misano Veronica Pontis, gli ex di An di Bellaria che nemmeno si sono presentati alle recenti amministrative, eventualmente anche le due liste civiche che hanno decretato l'ultimo trionfo di Renata Tosi a Riccione.
Il cantiere è stato appena aperto e bisognerà vedere a cosa porterà. Claudio di Lorenzo, uno dei coordinatori riminesi, va subito al sodo: “In Emilia Romagna si vince per diecimila voti di differenza. Penso che la coalizione non possa rinunciare a energie, capacità, ambienti, a un lavoro già in atto nei diversi territori. C'è la necessità di allargare la coalizione. Dove è stato fatto, in Piemonte, in Abruzzo, in Lombardia, si è andati sicuri verso la vittoria. Se invece il centrodestra si presenterà solo con i tre partiti, c'è il rischio di perdere, anche perché il Pd farà di tutto per non essere sconfitto”.
Di Lorenzo aggiunge anche che, prevedendo un'affluenza del 50/52 per cento, vincerà chi convincerà il proprio elettorato ad andare a votare. E se sono coinvolte anche le liste civiche, con candidati ben conosciuti sul territorio, ci sono maggiori probabilità di incentivare l'affluenza. “Occorre aprirsi al nuovo, riappropriarsi della sovranità ceduta, interpretare le identità locali, far sì che il necessario radicamento territoriale sia il vero valore aggiunto della proposta che andremo a definire, - aggiunge il coordinatore provinciale - solo così arricchiremo l’offerta politica, e non saremo brutte copie dell’esistente. Lavoreremo sodo, stiamo parlando con tanti sul territorio per spiegare, coinvolgere, confrontarci. Solo al termine di questo percorso faremo scelte definitive”.
La nuova aggregazione si presenta come non ideologica, quindi aperta a tutti, anche se sarà attenta a non farsi colonizzare da chi dispone di collaudate macchine di voti. Nel progetto, ad oggi, non risulta coinvolta il sindaco di Riccione Renata Tosi, che pure alle ultime comunali ha dato vita a due liste civiche che hanno sbancato. È noto che fra lei e Spinelli, le due lady del centrodestra riminese, negli ultimi mesi non sia corso buon sangue, anche se ci sono stati piccoli segnali di riavvicinamento. È però evidente che il Progetto, a livello provinciale, dovrà comunque trovare o un accordo o un patto di non belligeranza con la signora della politica riccionese.
Destinazione Romagna ancora senza sito, nel 2018 speso meno della metà del budget
La Destinazione Turistica Romagna è ancora un oggetto misterioso. Nonostante questo sia il secondo anno in cui è pienamente operativa e che sia un ente pubblico con un budget di spesa considerevole: sei milioni di euro. Bisogna poi verificare non solo come vengono spesi ma se vengono spesi. In una determina del 30 aprile scorso il direttore Chiara Astolfi informa che dei tre milioni assegnati nel 2018 alla promozione turistica (gli altri tre sono destinati alla promozione turistica locale, ovvero uffici Iat e iniziative dei Comuni) al 31 dicembre 2018 ne erano stati spesi solo un milione e 325 mila euro. Le altre Destinazioni presenti in regione (Emilia e Bologna-città metropolitana) hanno budget molto più risicati. Bologna si deve accontentare di un milione 70 mila euro per la promo-commercializzazione e di un milione 700 mila euro per il programma locale. Fatti i conti meno della metà di Destinazione Romagna. La povera, in questo caso, Emilia ha un budget di 810 mila euro, 388 mila per la promo-commercializzazione e 422 per il programma locale. Poche risorse che comunque non hanno impedito alle città d'arte della regione di avere aumenti di presenze del 10-12 per cento.
Forse, chissà, sarà per la scarsità di risorse che i programmi sia di Emilia che di Bologna sono stringati all'essenziale, si limitano ad indicare le azioni e i corrispondenti impegni di spesa.
Anche per il 2019, invece, il programma di Destinazione Romagna è ambizioso, comprende tutto lo scibile umano in campo turistico.
Un'altra differenza che balza agli occhi è che sia Emilia che Bologna hanno da tempo online un sito turistico di destinazione: www.visitemilia.com e www.bolognawelcome.com, che è il funzionante sito della DMC di Bologna al quale tutti guardano con ammirazione per l'efficienza e l'efficacia dimostrata sul campo. Mentre quello emiliano è solo un sito vetrina, quello di Bologna consente anche la prenotazione della stanza d'albergo.
Nel programma 2019 dell'ente presieduto da Andrea Gnassi c'è scritto: “Nel 2019 sarà completata la realizzazione di un portale turistico integrato quale strumento in grado di rappresentare il ricco ventaglio di proposte sia sotto il profilo delle caratteristiche territoriali che di prodotto della nuova Destinazione”. Il portale di destinazione era solennemente annunciato anche nel programma 2018, ma in piena estate 2019 non ce n'è traccia. L'ente ha al momento solo un sito istituzionale che per le informazioni turistiche rimanda con link ai siti delle varie località. Niente di nuovo sotto il sole di Romagna. Nel sito istituzionale non si è nemmeno avuta l'avvertenza di inserire il marchio della Destinazione, realizzato l'anno scorso. Nella home page fa ancora bella mostra di sé il marchio istituzionale della Regione Emilia Romagna
Il programma prevede 600 mila euro destinati a progetti innovativi, ovvero Ricerca e sviluppo, Nuovi servizi per il turista, Brand Identity, Big Data, Portale, individuazione di Fil Rouge. Interessante il tema dei Big Data da tutti indicati come la nuova frontiera attraverso cui fare marketing turistico. Non si capisce però quale progetto abbia in mente la Destinazione. Sia nel programma 2018 che in quello 2019 è riportato, in fotocopia, questo pensiero: “Per completare il quadro di Ricerca e sviluppo è necessario individuare i meccanismi e gli strumenti attraverso cui il mercato conquista i propri consumatori. Si deve necessariamente partire dagli strumenti più avanzati di analisi dei dati più importanti di profilazione del cliente. I Big Data forniscono la conoscenza degli stili di vita e di consumo delle persone, dei modi di fruire la vacanza, degli spostamenti, luoghi di sosta, delle modalità e delle tempistiche di fruizione dei servizi”. Le azioni indicate, che dovrebbero specificare cosa si fa in concreto, si limitano a informare che nel 2018 (ma è il 2019!) si completerà la condivisione di una banca data con Apt e si realizzerà il portale di destinazione (che ancora non c'è!). Si aggiunge che “Il 2019 vedrà il susseguirsi di implementazioni relative alle tematiche sviluppate”. Staremo a vedere cosa significa.
Per la promo-commercializzazione dei prodotti turistici tradizionali ed emergenti sono previsti 1 milione e 400 mila euro, il 60 per cento da spendere in Italia, il 40 per cento all'estero. In Destinazione Bologna la proporzione degli investimenti è esattamente inversa. Al primo posto in questa voce di spesa l'offerta balneare da promuove con la campagna sui parchi divertimento, il sostegno ai prodotti family e younger (con strumenti ancora inesistenti come il sito), e con azioni nei paesi di lingua tedesca, in Polonia e Repubblica Ceca, in collaborazione con Apt.
Altri 400 mila euro vanno ai prodotti trasversali a tutte le destinazioni, ovvero Motor Valley, Food Valley, Wellness Valley, Appennino e verde, Terme, Città d’arte e cultura, Golf, MICE, Musica, Castelli e dimore storiche, Cinema, Cammini e vie religiose, Archeologia. Per la partecipazione a fiere, per la presenza sul digitale e per la la pubblicità sui media sono stanziati 450 mila euro.
In tutto fanno 2 milioni 850 mila euro, più altri 150 mila di spese generali.
A questi si aggiungono i fondi stanziati per il Programma turistico di Promozione Locale. Due milioni vanno alla gestione degli uffici Iat da parte dei Comuni e attività correlate. Ottocentomila euro alla promozione locale, che in pratica significa il sostegno agli eventi di intrattenimento organizzati dai Comuni. In ultimo c'è una voce di 281 per gli eventi di sistema, cioè Notte Rosa, Motogp e altri. A scorrere l'elenco delle determine è una voce in cui i soldi non rimangono fermi.
Fra le tante iniziative annunciate, una realizzata è la Romagna Card che costa 20 euro e permette di accedere gratis o con sconto a 130 luoghi turistici della Romagna. Si può acquistare online o presso gli uffici Iat di Rimini e Santarcangelo. Nell'elenco non ci sono gli Iat di Riccione, Bellaria, Misano e Cattolica. Un altro mistero di Destinazione Romagna.
Il PIL del turismo è cresciuto di più in Emilia che in Romagna
Il turismo in Emilia Romagna vale 18,7 miliardi, pari all'8,3 per cento del valore aggiunto prodotto a livello nazionale dall'industria dell'ospitalità. Siamo la quarta regione italiana per incidenza del turismo sul totale del PIL. L'incidenza del turismo in Emilia Romagna, rispetto al totale del valore aggiunto, è del 12,3 per cento. In provincia di Rimini la percentuale sale, superando il 24 per cento. Nel periodo 2016-2018 il valore aggiunto del turismo è cresciuto dell'8,9 per cento, mentre il PIL regionale è cresciuto del 3,3 per cento, il turismo, quindi, cresce di più rispetto al resto dell'economia. E questa è una notizia positiva. La notizia negativa è che in regione ci sono tre province che crescono più del 10 per cento, e fra queste non c'è Rimini (sono Bologna, Forlì Cesena e Ferrara).
I dati sono contenuti nella relazione che Guido Caselli, del centro studi di Unioncamere, ha tenuto nei giorni scorsi ad un convegno a Bologna su “I nuovi turismi”. Caselli ha provato a mettere a confronto anche Emilia e Romagna. Risulta che in Emilia il PIL del turismo rappresenta l'8,4 del totale, mentre in Romagna, grazie all'apporto della Riviera, giunge a quota 25,8 per cento. In Romagna appartiene al turismo il 30 per cento degli addetti e il 25,5 per cento delle imprese. La sorpresa amara arriva riguardo alla crescita nel biennio 2016-2018. Mentre in Emilia il turismo è cresciuto del 10,7, in Romagna solo del 7 per cento. Siamo di fronte alla traduzione, in termine di valore economico, dell'andamento delle presenze turistiche: nel 2018 la Riviera è cresciuta del 2,2, mentre altri ambiti e alcune province dell'Emilia hanno avuto una crescita a due cifre, intorno all'11-12 per cento. Resta il fatto che il 72 per cento delle presenze regionali resta in Riviera, ma in termini di crescita del valore aggiunto l'Emilia ha un trend di crescita più favorevole. A volte, superficialmente, si dice che non ha senso guardare al più e al meno delle presenze turistiche, ma poi si vede che l'andamento delle presenze ha un riflesso diretto sulla ricchezza prodotta. Caselli ha effettuato il calcolo del valore aggiunto prendendo in esami diversi dati: non solo arrivi e presenze, ma anche imprese e addetti in base al codice Ateco, bilanci delle società, conti economici nazionali, regionali e provinciali, ed anche indicatori indiretti quali uscite ai caselli autostradali, arrivi aeroportuali, movimenti ferroviari, dati sui consumi di acqua, luce, rifiuti,
Un esempio – la sua ricerca - dell'utilizzo di dati provenienti da molteplici fonti per ottenere una sintesi utile alle imprese e ai responsabili delle politiche turistiche. È quanto l'Unione delle Camere di Commercio sta realizzando con il progetto sui Big Data che è stato appunto presentato nel corso del convegno di Bologna.
Si tratta di un Osservatorio che vede la collaborazione, a livello nazionale, di ISNART (Istituto nazionale ricerche turistiche) delle Camere di commercio, e, per la parte regionale, di Unioncamere Emilia-Romagna che agisce in sinergia con Regione e APT Servizi. L’Osservatorio “Big Data” serve per acquisire tutti i dati inerenti al turismo (arrivi, presenze, spesa media, sperimentazioni sui social e altro) che vengono raccolti in un unico contenitore e messi in relazione in modo da ottenere poche e significative informazioni di sintesi. Per i turisti di ogni regione sarà possibile sapere: le principali motivazioni della vacanza, la spesa media giornaliera (alloggio, complessiva, viaggio a/r), i canali di comunicazione usati, l'attività svolte durante le vacanze.
Un altro progetto è la “Mappa delle opportunità”, una piattaforma basata su un sistema di intelligenza artificiale che permette di verificare cosa c’è e cosa manca, a livello di servizi, all’interno degli attrattori turistici della regione e del territorio nazionale. Osservatorio Big Data e Mappa delle opportunità “sono due piattaforme in grado di mettere in evidenza, con pochi click, ciò che manca e quel che c’è in un attrattore o un gruppo di attrattori turistici – ha sottolineato Matteo Beghelli, ricercatore del Centro Studi di Unioncamere Emilia-Romagna - Sono in fase di test e saranno poi condivisi con i policy maker, e, in un secondo momento, con le imprese. Tutto questo per contribuire allo sviluppo del settore turismo. La sua crescita è superiore a quella di altri ambiti dell’economia regionale ed è uno dei pochi in cui il numero delle imprese attive sale”.
Anche Riccione avrà il suo Bosco Verticale
Anche Riccione avrà il suo Bosco Verticale. A disegnarlo è sempre lo Studio Boeri di Milano che ne ha fatto la cifra distintiva della propria progettazione. È anche il primo progetto, delle famose manifestazioni id interesse che dovranno cambiare il volto di Riccione, per cui c'è già un accordo operativo- Se i tempi della burocrazia lo consentiranno nei primi mesi del 2020 arriverà anche il permesso di costruire.
L'area interessata all'intervento è quella dell'ex Delfinario, sul lungomare. Dove adesso c'è una pista di go-kart sorgerà un edificio di nove piani che sarà un condohotel, il 60 per cento destinato alla ricettività, il 40 per cento a residenziale. Ogni piano sarà anche una parte del bosco che in inverno farà passare la luce solare e in estate fornirà ombre all'edificioo, andando così ridurre i costi di climatizzazione dell’edificio e abbassando le temperature estive fino a 2-3 gradi.
Il progetto prevede anche la ristrutturazione dell'adiacente Villa Ernesta, che diventerà il centro benessere il condhotel, e la valorizzazione del giardino, dove troveranno posto le piscine della Spa. Il giardino – spiegano gli architetti - si inserisce in un sistema di continuità del verde che abbraccia tutto il progetto a partire dall’orizzontalità del parco della villa e che prosegue trasformandosi in un nuovo ecosistema verticale integrato all’architettura delle facciate del nuovo edificio. Esse ospiteranno una massa vegetale consistente sia di tipo arbustivo che arboreo.
Il sindaco di Riccione Renata Tosi parla di “un chiaro percorso virtuoso per la città di Riccione”. I punti si cui poggiano le manifestazioni di interesse sono: valorizzare zone di pregio della città, quale è il caso dell’area ex delfinario affacciata direttamente sul lungomare, dando al contempo tempi certi al privato. Grazie ad un lavoro di squadra, che vede impegnate più competenze in amministrazione, diamo ai privati l’opportunità di innescare nuove energie per rigenerare buchi neri della città andando anche a riqualificare l’esistente, come è il caso di Villa Ernesta che si trova a fianco del futuro immobile pensato e progettato dallo Studio Boeri, con destinazione del 60% ad uso ricettivo e 40% ad uso residenziale”.
“I privati che scommettono su progetti importanti per la città, l’amministrazione che fornisce gli strumenti per agevolare e velocizzarne la realizzazione – conclude il sindaco - sono le due facce di una stessa medaglia: riqualificare la città senza mai dimenticare il contenimento dell’uso del suolo e la sostenibilità ambientale”.