Il turismo in Emilia Romagna vale 18,7 miliardi, pari all'8,3 per cento del valore aggiunto prodotto a livello nazionale dall'industria dell'ospitalità. Siamo la quarta regione italiana per incidenza del turismo sul totale del PIL. L'incidenza del turismo in Emilia Romagna, rispetto al totale del valore aggiunto, è del 12,3 per cento. In provincia di Rimini la percentuale sale, superando il 24 per cento. Nel periodo 2016-2018 il valore aggiunto del turismo è cresciuto dell'8,9 per cento, mentre il PIL regionale è cresciuto del 3,3 per cento, il turismo, quindi, cresce di più rispetto al resto dell'economia. E questa è una notizia positiva. La notizia negativa è che in regione ci sono tre province che crescono più del 10 per cento, e fra queste non c'è Rimini (sono Bologna, Forlì Cesena e Ferrara).
I dati sono contenuti nella relazione che Guido Caselli, del centro studi di Unioncamere, ha tenuto nei giorni scorsi ad un convegno a Bologna su “I nuovi turismi”. Caselli ha provato a mettere a confronto anche Emilia e Romagna. Risulta che in Emilia il PIL del turismo rappresenta l'8,4 del totale, mentre in Romagna, grazie all'apporto della Riviera, giunge a quota 25,8 per cento. In Romagna appartiene al turismo il 30 per cento degli addetti e il 25,5 per cento delle imprese. La sorpresa amara arriva riguardo alla crescita nel biennio 2016-2018. Mentre in Emilia il turismo è cresciuto del 10,7, in Romagna solo del 7 per cento. Siamo di fronte alla traduzione, in termine di valore economico, dell'andamento delle presenze turistiche: nel 2018 la Riviera è cresciuta del 2,2, mentre altri ambiti e alcune province dell'Emilia hanno avuto una crescita a due cifre, intorno all'11-12 per cento. Resta il fatto che il 72 per cento delle presenze regionali resta in Riviera, ma in termini di crescita del valore aggiunto l'Emilia ha un trend di crescita più favorevole. A volte, superficialmente, si dice che non ha senso guardare al più e al meno delle presenze turistiche, ma poi si vede che l'andamento delle presenze ha un riflesso diretto sulla ricchezza prodotta. Caselli ha effettuato il calcolo del valore aggiunto prendendo in esami diversi dati: non solo arrivi e presenze, ma anche imprese e addetti in base al codice Ateco, bilanci delle società, conti economici nazionali, regionali e provinciali, ed anche indicatori indiretti quali uscite ai caselli autostradali, arrivi aeroportuali, movimenti ferroviari, dati sui consumi di acqua, luce, rifiuti,
Un esempio – la sua ricerca - dell'utilizzo di dati provenienti da molteplici fonti per ottenere una sintesi utile alle imprese e ai responsabili delle politiche turistiche. È quanto l'Unione delle Camere di Commercio sta realizzando con il progetto sui Big Data che è stato appunto presentato nel corso del convegno di Bologna.
Si tratta di un Osservatorio che vede la collaborazione, a livello nazionale, di ISNART (Istituto nazionale ricerche turistiche) delle Camere di commercio, e, per la parte regionale, di Unioncamere Emilia-Romagna che agisce in sinergia con Regione e APT Servizi. L’Osservatorio “Big Data” serve per acquisire tutti i dati inerenti al turismo (arrivi, presenze, spesa media, sperimentazioni sui social e altro) che vengono raccolti in un unico contenitore e messi in relazione in modo da ottenere poche e significative informazioni di sintesi. Per i turisti di ogni regione sarà possibile sapere: le principali motivazioni della vacanza, la spesa media giornaliera (alloggio, complessiva, viaggio a/r), i canali di comunicazione usati, l'attività svolte durante le vacanze.
Un altro progetto è la “Mappa delle opportunità”, una piattaforma basata su un sistema di intelligenza artificiale che permette di verificare cosa c’è e cosa manca, a livello di servizi, all’interno degli attrattori turistici della regione e del territorio nazionale. Osservatorio Big Data e Mappa delle opportunità “sono due piattaforme in grado di mettere in evidenza, con pochi click, ciò che manca e quel che c’è in un attrattore o un gruppo di attrattori turistici – ha sottolineato Matteo Beghelli, ricercatore del Centro Studi di Unioncamere Emilia-Romagna - Sono in fase di test e saranno poi condivisi con i policy maker, e, in un secondo momento, con le imprese. Tutto questo per contribuire allo sviluppo del settore turismo. La sua crescita è superiore a quella di altri ambiti dell’economia regionale ed è uno dei pochi in cui il numero delle imprese attive sale”.