La Destinazione Turistica Romagna è ancora un oggetto misterioso. Nonostante questo sia il secondo anno in cui è pienamente operativa e che sia un ente pubblico con un budget di spesa considerevole: sei milioni di euro. Bisogna poi verificare non solo come vengono spesi ma se vengono spesi. In una determina del 30 aprile scorso il direttore Chiara Astolfi informa che dei tre milioni assegnati nel 2018 alla promozione turistica (gli altri tre sono destinati alla promozione turistica locale, ovvero uffici Iat e iniziative dei Comuni) al 31 dicembre 2018 ne erano stati spesi solo un milione e 325 mila euro. Le altre Destinazioni presenti in regione (Emilia e Bologna-città metropolitana) hanno budget molto più risicati. Bologna si deve accontentare di un milione 70 mila euro per la promo-commercializzazione e di un milione 700 mila euro per il programma locale. Fatti i conti meno della metà di Destinazione Romagna. La povera, in questo caso, Emilia ha un budget di 810 mila euro, 388 mila per la promo-commercializzazione e 422 per il programma locale. Poche risorse che comunque non hanno impedito alle città d'arte della regione di avere aumenti di presenze del 10-12 per cento.
Forse, chissà, sarà per la scarsità di risorse che i programmi sia di Emilia che di Bologna sono stringati all'essenziale, si limitano ad indicare le azioni e i corrispondenti impegni di spesa.
Anche per il 2019, invece, il programma di Destinazione Romagna è ambizioso, comprende tutto lo scibile umano in campo turistico.
Un'altra differenza che balza agli occhi è che sia Emilia che Bologna hanno da tempo online un sito turistico di destinazione: www.visitemilia.com e www.bolognawelcome.com, che è il funzionante sito della DMC di Bologna al quale tutti guardano con ammirazione per l'efficienza e l'efficacia dimostrata sul campo. Mentre quello emiliano è solo un sito vetrina, quello di Bologna consente anche la prenotazione della stanza d'albergo.
Nel programma 2019 dell'ente presieduto da Andrea Gnassi c'è scritto: “Nel 2019 sarà completata la realizzazione di un portale turistico integrato quale strumento in grado di rappresentare il ricco ventaglio di proposte sia sotto il profilo delle caratteristiche territoriali che di prodotto della nuova Destinazione”. Il portale di destinazione era solennemente annunciato anche nel programma 2018, ma in piena estate 2019 non ce n'è traccia. L'ente ha al momento solo un sito istituzionale che per le informazioni turistiche rimanda con link ai siti delle varie località. Niente di nuovo sotto il sole di Romagna. Nel sito istituzionale non si è nemmeno avuta l'avvertenza di inserire il marchio della Destinazione, realizzato l'anno scorso. Nella home page fa ancora bella mostra di sé il marchio istituzionale della Regione Emilia Romagna
Il programma prevede 600 mila euro destinati a progetti innovativi, ovvero Ricerca e sviluppo, Nuovi servizi per il turista, Brand Identity, Big Data, Portale, individuazione di Fil Rouge. Interessante il tema dei Big Data da tutti indicati come la nuova frontiera attraverso cui fare marketing turistico. Non si capisce però quale progetto abbia in mente la Destinazione. Sia nel programma 2018 che in quello 2019 è riportato, in fotocopia, questo pensiero: “Per completare il quadro di Ricerca e sviluppo è necessario individuare i meccanismi e gli strumenti attraverso cui il mercato conquista i propri consumatori. Si deve necessariamente partire dagli strumenti più avanzati di analisi dei dati più importanti di profilazione del cliente. I Big Data forniscono la conoscenza degli stili di vita e di consumo delle persone, dei modi di fruire la vacanza, degli spostamenti, luoghi di sosta, delle modalità e delle tempistiche di fruizione dei servizi”. Le azioni indicate, che dovrebbero specificare cosa si fa in concreto, si limitano a informare che nel 2018 (ma è il 2019!) si completerà la condivisione di una banca data con Apt e si realizzerà il portale di destinazione (che ancora non c'è!). Si aggiunge che “Il 2019 vedrà il susseguirsi di implementazioni relative alle tematiche sviluppate”. Staremo a vedere cosa significa.
Per la promo-commercializzazione dei prodotti turistici tradizionali ed emergenti sono previsti 1 milione e 400 mila euro, il 60 per cento da spendere in Italia, il 40 per cento all'estero. In Destinazione Bologna la proporzione degli investimenti è esattamente inversa. Al primo posto in questa voce di spesa l'offerta balneare da promuove con la campagna sui parchi divertimento, il sostegno ai prodotti family e younger (con strumenti ancora inesistenti come il sito), e con azioni nei paesi di lingua tedesca, in Polonia e Repubblica Ceca, in collaborazione con Apt.
Altri 400 mila euro vanno ai prodotti trasversali a tutte le destinazioni, ovvero Motor Valley, Food Valley, Wellness Valley, Appennino e verde, Terme, Città d’arte e cultura, Golf, MICE, Musica, Castelli e dimore storiche, Cinema, Cammini e vie religiose, Archeologia. Per la partecipazione a fiere, per la presenza sul digitale e per la la pubblicità sui media sono stanziati 450 mila euro.
In tutto fanno 2 milioni 850 mila euro, più altri 150 mila di spese generali.
A questi si aggiungono i fondi stanziati per il Programma turistico di Promozione Locale. Due milioni vanno alla gestione degli uffici Iat da parte dei Comuni e attività correlate. Ottocentomila euro alla promozione locale, che in pratica significa il sostegno agli eventi di intrattenimento organizzati dai Comuni. In ultimo c'è una voce di 281 per gli eventi di sistema, cioè Notte Rosa, Motogp e altri. A scorrere l'elenco delle determine è una voce in cui i soldi non rimangono fermi.
Fra le tante iniziative annunciate, una realizzata è la Romagna Card che costa 20 euro e permette di accedere gratis o con sconto a 130 luoghi turistici della Romagna. Si può acquistare online o presso gli uffici Iat di Rimini e Santarcangelo. Nell'elenco non ci sono gli Iat di Riccione, Bellaria, Misano e Cattolica. Un altro mistero di Destinazione Romagna.