Abituati per anni a vedere in San Marino un paese del Bengodi a due passi da casa nostra, fa impressione sapere dalla bocca del nuovo Segretario di Stato alle Finanze, Simone Celli (34 anni, esponente di Sinistra Democratica Socialista) che a giugno nelle casse dello Stato ci sarà una liquidità pari a poco più di un milione di euro. Notizia che assume un aspetto allarmante se si considera che per pagare ogni mese gli stipendi della Pubblica Amministrazione occorre un gruzzolo pari a 12 milioni.
Dopo aver agitato lo spauracchio, il Segretario di Stato ha però anche fatto sapere che la soluzione è già stata pensata: «Lo Stato dovrà attivare cuscinetti emergenziali ricorrendo anche a forme minimali di finanziamento esterno».
La crisi di liquidità non è una novità per San Marino. Da quando è diventato uno Stato “normale”, da quando è rientrato nella white list, da quando è applicato il segreto bancario ed è stata introdotta maggiore trasparenza finanziaria, il prodotto interno lordo è calato del 35 per cento e questo, di conseguenza, ha inciso anche sulle entrate dello Stato. Dal 2012, quando era attestato su 100 milioni, il debito pubblico è cresciuto fino a 247: a confronto con gli altri stati europei il rapporto debito/pil è comunque pari al 22 per cento, un dato senza dubbio incoraggiante. Negli ambienti dell’opposizione si fa notare che i dati citati dal Segretario Celli non corrispondono ad alcuna “operazione verità”: erano dati già contenuti nelle relazioni al bilancio presentate dal precedente governo. Si fa anche osservare che San Marino non ha mai avuto problemi con il Fondo Monetario Internazionale, il quale si limitava a fare raccomandazioni per riforme strutturali che garantiscano stabilità ai conti dello Stato. Nello scenario di crisi mondiale, una piccola economia come quella di San Marino è più facilmente sottoposta agli stress che derivano dai mercati, e pertanto occorre provvedere con adeguate riforme.
Nel recente passato si è cercato di far quadrare i conti mantenendo inalterate le prestazioni del welfare, cioè senza incidere sull’assistenza sanitaria e sui servizi sociali. Tutto ciò ha portato a cicliche crisi di liquidità che sono sempre state risolte con il ricorso a prestiti temporanei nell’ambito del territorio sammarinese: o chiedendoli alla Banca Centrale o ad altri istituti di credito del Titano. Solo negli anni Novanta, per far fronte alla realizzazione del nuovo ospedale, era stato chiesto un finanziamento alla italiana Cassa Depositi e Prestiti, del quale restano da pagare ancora 4,8 milioni. La novità è che, rispetto al recente passato, il Segretario Celli afferma che si ricorrerà a prestiti esterni, seppur minimali.
Lo stato di salute del bilancio è fra gli argomenti della lunga sessione del Consiglio Grande e Generale (il parlamento di San Marino) che è cominciato oggi pomeriggio. Il tema è al ventiduesimo comma dell’ordine del giorno, quindi è probabile che alla fine se ne parli venerdì. Sarò questa l’occasione per verificare come il nuovo governo uscito dalle elezioni del novembre scorso intende affrontare in modo strutturale il fondamentale tema della stabilità di bilancio. Finora Celli si è limitato a dichiarare che entro il 2019 il governo vuole raggiungere l’obiettivo di un bilancio che “riesca a stare in piedi da solo”.
Un’altra notizia che in questi giorni è venuta a turbare gli ambienti economici e finanziari del Titano è la decisione della Banca Centrale di commissariare Asset Banca, l’istituto di credito che negli anni scorsi è finito nell’inchiesta Re Nero condotta dalla Procura di Forlì. Il commissariamento è a tempo (solo sessanta giorni) e non si conoscono le ragioni di fatto. Il comunicato di Banca Centrale si limita a ricordare l’articolo di legge in base al quale è stato chiesto il commissariamento e a rassicurare che “l’istituto resta pienamente operativo, assicurando l’operatività della clientela e la tutela dei risparmiatori”. Un articolo apparso in questi giorni su Il Sole – 24 Ore solleva inquietanti interrogativi su alcuni progetti della banca. Una delegazione dei partiti di opposizione ha chiesto che nell’ordine del giorno del Consiglio Grande e Generale venga inserito un comma segreto per discutere della faccenda.
Da parte di banca Centrale si è inoltre in attesa nelle prossime settimane dell’Asset quality review, l’analisi che rivelerà la somma dei crediti deteriorati che gravano sulle banche sammarinesi. Secondo stime fatte nell’estate scorsa pare che ammontino a circa due miliardi.