Il mondo degli aeroporti fra Emilia Romagna e Marche è in movimento. Negli ultimi giorni si sono susseguite alcune notizie che riguardano anche Rimini, nel senso che pongono il nostro aeroporto in una situazione che potremmo definire di “accerchiamento”.
La prima arriva da Ancona, dove Aerdorica, la società di gestione in bilico fra rischio di fallimento e attesa della sentenza dell’Unione europea sugli aiuti di Stato, ha trovato il partner privato che potrebbe tirarla fuori dai guai. Si tratta di Njord Adreanna, società del gruppo inglese Njord Parners specializzata nell’intervento in situazioni straordinarie. La società ha presentato un’offerta di 15 milioni, una somma che appare sufficiente a far accettare il concordato preventivo ai creditori. Inoltre la presenza di un partner privato potrebbe indurre l’Unione europea a non considerare aiuti di Stato la ricapitalizzazione di 25 milioni decisa dalla Regione Marche. Se tutti i tasselli del mosaico si comporranno, l’aeroporto di Ancona, che in mezzo a mille difficoltà ha comunque realizzato 450 mila passeggeri, continuerà a operare e ad essere un concorrente dello scalo di Rimini.
Lungo la via Emiia è stato annunciato l’altro ieri un accordo fra gli aeroporti di Bologna e di Parma che sembra diretto a creare un polo emiliano molto forte nel settore aeroportuale. L’accordo prevede che il management di Bologna si affianchi a quello di Parma per produrre un piano industriale capace di rilanciare il “Giuseppe Verdi”. All’accordo partecipano anche la Regione, che ha stanziato 12 milioni per il potenziamento della pista e delle altre infrastrutture aeroportuali, e del Comune di Parma che ne metterà 5 per la sistemazione della viabilità da e per l’aeroporto. Per il momento non è previsto un ingresso di Bologna nella società di gestione del Verdi, ma non è esclusa la possibilità in futuro. Bologna continua nel suo momento magico: nel 2018 ha varcato la soglia di otto milioni e mezzo di passeggeri, mentre Parma, da tempo in difficoltà non arriva nemmeno ai 100 mila passeggeri. La sinergia con Bologna, con potenti iniezioni di know how provenienti dal Marconi, è appunto finalizzata al rilancio.
Se scendiamo dalla via Emilia, incontriamo Forlì dove fervono i preparativi per la riapertura dell’aeroporto fissata per il 1 aprile (stessa data di Rimini nel 2015). Gli imprenditori che si sono aggiudicati la gestione non hanno nascosto nelle dichiarazioni pubbliche le loro ambizioni ed hanno anche detto di puntare su una collaborazione con Bologna per diventare la seconda pista del Marconi. La Regione, tramite l’assessore Donini che lo ha avevano anticipato a BuongiornoRimini, si adopererà perché il Ridolfi torni a essere aeroporto di interesse nazionale.
Ecco perché dicevamo all’inizio che Rimini è in qualche modo accerchiata. A fine 2018 ad Enac – questi erano gli impegni – è stato presentato il Master plan che contiene investimenti per 20 milioni. In quale direzione saranno spesi non è dato di sapere, perché il Master Plan non è mai stato presentato pubblicamente. E, soprattutto, quando si comincerà a spendere? La Regione ha più volte dichiarato che, a fronte di programmi di investimento, avrebbe aiutato anche Rimini. Probabilmente è in attesa di progetti. L’anno scorso si è chiuso con le buone notizie del recupero di alcuni voli russi e di una maggiore presenza di Ryanair. È evidente che in un contesto dove tutti si muovono è necessario che anche da Rimini arrivino forti segnali competitivi.