Sarà quindi la vicenda della chirurgia senologica il “Trc” che porterà la sinistra a Santarcangelo a subire la prima sconfitta dopo decenni di maggioranze più o meno bulgare?
“No, non ponga la domanda in questi termini”, replica Alice Parma, 30 anni, sindaco Pd uscente. La reazione del sindaco è comprensibile: fino all’altro ieri è vissuta come Alice nel paese delle meraviglie, complice un’opposizione mai esistita. Ma con la candidatura di Domenico Samorani, sostenuto con forza da tutto il centrodestra, Alice corre il rischio di un brusco risveglio.
La domanda è questa, provi a rispondere.
“La chirurgia senologica non è argomento da campagna elettorale. Abbiamo un punto di eccellenza dentro l’area vasta Romagna, dentro un presidio ospedaliero a cui negli ultimi cinque anni abbiamo riservato investimenti che non si erano mai visti prima. Magari in campagna elettorale parliamo invece del potenziamento di tutto l’ospedale, di tutti i suoi servizi, non di uno solo. Oltretutto ricordo che la senologia è stata codificata con questo ultimo piano sanitario, prima c’era ma non scritta nero su bianco. Non vado dietro a chi vuole farne il Trc di Santarcangelo. Mi batto per più salute e più servizi per tutti”.
Quindi le preoccupazioni del Punto Rosa sarebbero infondate? Stanno raccogliendo migliaia di firme perché secondo le donne si sta invece infliggendo un duro colpo al reparto…
“Apprezzo molto l’attività del Punto Rosa, che svolge un lavoro prezioso sulla prevenzione. È un’associazione che collabora con le istituzioni ed ha anche ricevuto una sede pubblica. Però non accetto sentenze preventive sulla validità di un progetto che deve essere valutato solo dal punto di vista tecnico e scientifico. La riorganizzazione del reparto non porta alla diminuzione dei posti letto e al depotenziamento. Il ruolo delle associazioni è importante, ma le decisioni tecniche e scientifiche sono della direzione sanitaria”.
Dica la verità, come avversario in campagna elettorale avrebbe voluto tutti ma non Domenico Samorani…
“Tutti gli avversari sono importanti, tutti contribuiscono a fare della campagna elettorale un momento di crescita collettiva. Penso che sbagli a travestirsi da candidato civico quando non lo è. Aggiungo che questa città bisogna conoscerla, bisogna averne una conoscenza approfondita. Bisogna sapere che centrale è il tema del lavoro, inteso come sviluppo delle zone artigianali e del centro commerciale naturale. C’è l’urgenza di nuovi servizi per favorire la partecipazione al lavoro. C’è da sviluppare la sicurezza sociale, che non è solo il contrasto all’illegalità, ma anche occupazione e casa per le persone. Una città dive si trova casa e lavoro è una città viva, più sicura”.
A guardare i risultati del 4 marzo scorso, lei è già spacciata, non crede?
“A livello nazionale spirano i venti del sovranismo e del populismo, ma sul territorio la battaglia è diversa. Qui abbiamo una tradizione di buon governo, si può essere di destra o di sinistra, sovranisti o populisti, ma ciò che conta è vivere in una comunità, in una città che ha raggiunto un posizionamento economico, sociale e culturale molto avanzato”.
Lei in sostanza rivendica le certezze offerte dal governo Pd. Ma prima a Bellaria e poi a Riccione hanno scoperto che si continua a vivere anche senza il Pd al governo. Come pensate di convincere gli elettori ormai molto mobili?
“Dobbiamo aprirci, e non solo al mondo del civismo, ma a tutte quelle associazioni, come il volontariato, che hanno deciso di partecipare alla vita pubblica. Santarcangelo non è una piattaforma Rousseau, non è una realtà superficialmente calcolabile. Quando dico che la città va conosciuta, dico che è una città che merita molto rispetto nell’approccio politico. È una città che ha una storia e tradizioni molto forti ed ha una necessità di sguardo verso il futuro e verso l’extra, ciò che sta fuori, verso l’internazionalizzazione”.
C’è qualche risultato concreto che può raccontare ai cittadini in campagna elettorale?
“Il risultato più importante è stata la partecipazione nei vari campi. Nella pianificazione territoriale che ha portato alla semplificazione degli strumenti urbanistici che hanno consentito l’insediamento di importanti aziende, con riflessi su lavoro e occupazione. Abbiamo lavorato sull’accessibilità, intesa non solo in senso fisico ma come inclusione sociale. Abbiamo affrontato i problemi del centro storico mettendo a confronto chi ci risiede e chi ci lavora. In generale questi anni hanno portato ad un forte posizionamento di Santarcangelo nel contesto della provincia e della regione. Resta molto da fare: nei prossimi anni bisognerà lavorare sulla ricucitura della via Emilia, che adesso è una strada che divide. Finora abbiamo lavorato a un più facile attraversamento. Ma c’è la possibilità di lavorare a progetti di rigenerazione urbana che possono favorire l’integrazione fra le due parti di città. Nello stesso tempo, si può lavorare sulla vecchia via Emilia, portando al miglioramento della viabilità e alla creazione di parcheggi. ”.
Un progetto che il prossimo sindaco, lei o un altro, dovrà realizzare.
“E’ il recupero e la valorizzazione dell’ex cementificio. L’idea è di farne un centro per le arti di livello internazionale”.
A proposito di arti, in campagna elettorale entrerà sicuramente il Festival teatrale. Molti contestano gli spettacoli trasgressivi degli ultimi anni, chiedono un ritorno alle origini.
“Forse non conoscono le origini. Il Festival ha avuto una storia dirompente fin dalla sua creazione. Il Festival, che nel 2020 giunge al traguardo dei 50 anni, ha sempre mantenuto la sua natura attraversando tutte le epoche. Dagli hippies in poi è sempre stato il riflesso e l’interpretazione dei movimenti culturali in atto. In ogni periodo ha espresso l’arte contemporanea, quella di oggi non è quella degli anni Ottanta”.
Quindi i cittadini devono rassegnarsi a nudi e ammucchiate in piazza?
“Apprezzo chi solleva il tema delle origini per riportare gli spettacoli teatrali in piazza. Ma si deve sapere che i cosiddetti elementi di trasgressione, quelli che fanno scandalo, ci sono sempre stati. Bisogna conoscere la storia del Festival. In occasione del cinquantennale, saranno pubblicati gli archivi. Emergerà che più che trasgressione, con il Festival c’è stata discussione, dibattito, confronto sulla società contemporanea. Per i santarcangiolesi è sempre un’occasione per porsi domande, non credo che ne farebbero a meno”.