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Notte Rosa. Una riflessione necessaria

Giovedì, 11 Ottobre 2012

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Notte Rosa. Una riflessione necessaria


Adesso che le luci sono spente, si può fare un ragionamento serio sulla Notte Rosa? Speriamo di sì .
I fans della Notte Rosa sostengono essenzialmente due cose: che la Notte Rosa è buona perché fornisce l’immagine di una Riviera dove succedono eventi che scaldano il cuore dell’immaginario collettivo, che è diventata un prodotto turistico che porta presenze.
Su quest’ultimo aspetto si hanno i dati sulle presenze della Provincia che l’esperienza invita a prendere sempre con cautela. Risulta che paragonando il lungo week end 2012 (6-8 luglio) con il corrispettivo del 2011 (1-3 luglio) le presenze sono cresciute del 5 per cento. Nel 2012 sono invece calati gli arrivi, passati da 107.572 a 101.760 (calo del 5,7%). Evidentemente nell’anno della crisi anche la Notte Rosa ha perso molto della sua capacità di attirare turisti. L’aumento delle presenze può essere spiegato con una maggiore permanenza di quanti sono arrivati o dal fatto, così risulta dai dati, che c’erano già numerose presenze in Riviera prima del week end.


Ma l’analisi dei numeri non è l’unico elemento di valutazione. La domanda da porsi è se sono stati raggiunti gli obiettivi che con la Notte Rosa si volevano ottenere. Se si va a rileggere il famoso “concept” elaborato da Andrea Gnassi o le dichiarazioni dell’allora assessore provinciale al turismo, risulta evidente che all’evento si affidava il compito di recuperare un’immagine dolce e positiva della Notte in Riviera, dopo gli anni dello sballo da discoteca. La Notte Rosa doveva essere un evento paradigmatico che mostrasse al mondo come in Riviera ci si potesse divertire senza gli eccessi degli anni Ottanta e Novanta. Doveva essere un evento apri-pista, che introducesse una nuova stagione.


La domanda allora è: la Notte Rosa quanto ha cambiato nel divertimento notturno in Riviera? Al di là della notte di inizio luglio, sono sorte iniziative imprenditoriali, locali, tendenze, che possono far dire senza ombra di dubbio che la scommessa è stata vinta, che in Riviera la notte è tornata alla grande ed in un modo diverso da quello degli anni Ottanta e Novanta?
La risposta purtroppo è: no. E non solo perché nelle ultime edizioni è emerso prepotente il problema dello sballo alcolico (altro che notte dolce!) ma perché non si è segnalata nessuna nuova iniziativa imprenditoriale nel segno di una nuova concezione del divertimento. Tanto è vero che l’estate del 2012 si segnala per l’ultima invenzione del direttore artistico Andrea Gnassi, la Molo Street Parade, alla quale viene affidata la mission di rilanciare la notte in Riviera. Quasi un’ammissione del fallimento della Notte Rosa.


Nelle ultime settimane un libro e un articolo di Pier Pierucci hanno rievocato la stagione del Riviera Culture Club, cioè di quel periodo in cui la creatività imprenditoriale dei riminesi si è imposta sul mercato del divertimento. E l’ha fatto senza eventi di traino, senza investimenti pubblici, ma semplicemente annusando l’aria, assecondandola e rischiando in proprio. Un metodo totalmente diverso da quello che oggi sembra andare per la maggiore. Come c’è l’industria assistita che da anni mantiene in vita aziende decotte e senza appeal sul mercato, in Riviera (dove non ci facciamo mai mancare niente) stiamo inventando il divertimento perennemente foraggiato dall’intervento pubblico. La stagione delle discoteche più famose d’Europa non era nata così.


È possibile che a rilanciare la notte possa essere un perenne “laboratorio” assistito? L’epoca delle discoteche, con le sue luci e le sue ombre, fu un fenomeno imprenditoriale capace di intercettare le tendenze del momento. Adesso tutto deve essere affidato alle sensibilità artistiche e di immaginazione del sindaco? Se prodotto turistico legato alla notte deve esserci, non può essere assistito. O nasce dall’imprenditoria locale o si riduce ad una operazione di immagine e pertanto ha il fiato corto.

Ultima modifica il Sabato, 13 Ottobre 2012 11:44

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