(Rimini) Ha fatto clamore nei giorni scorsi il crollo della briglia di Ponte Verucchio, ma “in realtà la struttura era già rotta, devastata dalle piene degli ultimi anni. E non poteva che succedere. Le associazioni ambientaliste lo avevano denunciato più volte anche un anno fa su tutti i media”, sottolineano Anapan Rimini, dnA Rimini, Fare Ambiente, Fondazione Cetacea, Italia Nostra, Legambiente, L'Umana Dimora, WWF Rimini.
“Il nodo idraulico del tratto di fiume tra la Briglia di prelievo di Ponte Verucchio e Ponte Santa Maria Maddalena risulta essere molto delicato per il Marecchia e mostra come le scelte del passato oggi lascino una situazione di criticità e degrado che hanno gravemente compromesso l’assetto idrologico e ambientale del territorio. La realizzazione della Briglia di Ponte Verucchio oltre 30 anni fa, da parte del Consorzio di Bonifica, non ha fatto che aggravare una situazione già gravissima, determinata dalle escavazioni in alveo degli anni 70/80. Il risultato di questo intervento è stato ed è: un accumulo di depositi solidi a monte, con alterazione del normale flusso delle acque in alveo; erosione progressiva della traversa di prelievo; accelerazione della dinamica idraulica a valle con progressiva incisione dell’alveo ed assottigliamento del materasso alluvionale; alterazione dell’equilibrio funzionale con inversione dei ruoli fiume/falda superficiale. A questo si è aggiunta di recente in destra del fiume a valle di Ponte Verucchio la realizzazione di una Centrale idroelettrica che di fatto interferisce con la naturale dinamica idraulica e con l’equilibrio del fiume, compromettendone ulteriormente la funzionalità”.
In una situazione “di tale gravità e compromissione la Regione Em.Romagna ha ora deliberato un contributo di 850.000 euro per un intervento di consolidamento del punto di prelievo dato in concessione al Consorzio di Bonifica. In merito riteniamo opportune alcune considerazioni. Anzitutto con questo intervento si usano soldi pubblici/RER per finalità private. Infatti lo scopo della briglia è di prelevare acqua dal fiume da cedere agli agricoltori, oltre che di tutelare la centrale idroelettrica pure privata, collettivizzando invece i costi per la sua salvaguardia. Un intervento che abbia una visione di vantaggio “pubblico” dovrebbe almeno prevedere un obbligo per gli agricoltori di utilizzare l’acqua di derivazione riversata nei canali consortili senza prelevare da falda come oggi avviene senza alcun controllo. E garantire il divieto di prelievo in fiume in violazione del Deflusso Minimo Vitale previsto per legge a salvaguardia della vita del fiume e della fauna selvatica. Ma soprattutto l’intervento previsto di sola riparazione della briglia consolida e perpetua lo squilibrio che la stessa produce nell'assetto idrogeologico del tratto di fiume a monte ed a valle e per molti chilometri. Un intervento di questo tipo ha una durata di pochi anni, lo si dovrà ripetere entro breve nella medesima forma, senza fare rientrare alcuna delle criticità che la briglia ha causato. Questo intervento non nasce da una visione integrata del territorio e delle sue problematiche, e affronta in modo settoriale e parziale i problemi perpetuandoli”.
Operando così, spiegano le associazioni, “si continuano in sostanza ad ignorare le pratiche necessarie che possono portare a soluzione definitiva tutte queste criticità, pratiche e metodi elaborati e proposti con chiarezza nel Piano di azione del Contratto di Fiume, frutto di un percorso partecipativo che ha coinvolto tutte le Comunità di vallata. Riteniamo pertanto necessario e opportuno rivalutare complessivamente la situazione prospettata dall’investimento di 850 mila euro deliberato dalla Regione e chiedere alla medesima un impegno fattivo nel sollecitare Provincia e Comuni a dare attuazione al Contratto di Fiume da essa fortemente voluto ma ora non adeguatamente supportato”.