(Rimini) “Vedere la politica locale battibeccare sul tema dell’intrattenimento notturno riducendo il discorso al confine Riccione/Misano mi lascia una profonda amarezza. Discorsi sulla pelle delle imprese, dell’occupazione e di una fetta fondamentale del turismo, quello giovanile, e dunque del futuro di noi tutti. In realtà quelle dell’intrattenimento sono dinamiche molto complesse, che noi viviamo quotidianamente e che non dovrebbero sottostare a ragionamenti di parte, a cui non mi presto. Quel che succede ai locali della nostra Riviera è un tema su cui la politica ha dimostrato di avere scarsa lungimiranza: chi arriva vuol cancellare quello che è stato fatto prima. Invece non bastano una delibera o un’ordinanza che dicono basta quello, sì a quell’altro. Il tempo di riconversione del prodotto intrattenimento è più lungo e complesso e le amministrazioni, tutte, hanno una responsabilità enorme”. Così Gianni Indino, presidente del Sindacato dei locali da ballo, interviene nel dibattito riccionese sulle discoteche.
“Se la gente va a Riccione, o a Rimini, o a Misano per un congresso o per una gara sportiva, sceglie le nostre destinazioni con entusiasmo perché siamo un brand, perché siamo glamour e da qui passano le tendenze del divertimento, perché c’è Aquafan e c’è il Cocoricò, perché la sera troverà sicuramente modo di divertirsi. Se Riccione è sinonimo di divertimento, il motivo è dovuto in buona parte anche da ciò che ha saputo esprimere la notte con il clubbing. Se spegniamo tutto e magari allunghiamo lo sguardo alle vie dello shopping, siamo sicuri che il nome di Riccione resterà a lungo in alto tra i sogni dei turisti? Siamo sicuri che Misano lo diventerà? Tutto quello che Riccione raccoglie oggi è figlio della sua storia: negando un brand e disorientando i turisti con questa “operazione Chianciano” (con tutto il rispetto per la località termale) si rischia di fare una scelta deleteria che non va oltre al proprio naso”. Ma soprattutto “leggere le diatribe Riccione/Misano significa aver già perso tutti. Il futuro del nostro turismo è la Riviera di Rimini, anzi la Riviera di Romagna, unico modo per poter competere con le grandi destinazioni turistiche, soprattutto estere, che stanno erodendo ogni anno di più il nostro potere attrattivo, non certo scavando solchi e fossati tra Comuni limitrofi”.
In questo dibattito “da ogni parte si insiste molto sul “tutto gratis” che ha messo in ginocchio l’intrattenimento a pagamento e dunque i locali che hanno costi di gestione elevati e investimenti altrettanto gravosi. Ma non sono anche le stesse amministrazioni a fare concorrenza alle imprese con mille eventi ed eventini gratuiti su tutto il territorio? Benissimo l’evento “one shot” o le grandi manifestazioni come la Notte Rosa che fanno da richiamo, ma non esiste che per tutta l’estate sia la cosa pubblica a dettare il calendario di iniziative e concerti gratuiti investendo soldi pubblici e legando così le mani all’imprenditoria. La politica non deve sostituirsi all’imprese, ma creare un humus capace di mettere il privato nelle migliori condizioni per operare. Il “tutto gratis” del Marano, lo abbiamo detto fino allo sfinimento negli anni passati, non doveva nascere. Una volta fatto nascere però, non può essere cancellato dal giorno alla notte. Adesso a Rimini è stato lasciato ampio spazio ai chiringuitos, che possono fare feste e dj-set fino all’una di notte e il ballo, seppur non autorizzato, vien comunque da sé. Probabilmente la politica scoprirà tra qualche anno che ha fatto morire le imprese che non insistono sulla spiaggia e i chiringuitos riminesi torneranno ad essere quello che dovevano: un’importante proposta per la cosiddetta economia del tramonto. Sarà troppo tardi? Probabilmente sì. Quando fai crescere le imprese, poi le cancelli con una delibera o un’ordinanza, non solo fai chiudere il locale, ma metti in difficoltà le famiglie e l’occupazione e hai cose in meno da proporre sul mercato”.
L’invito di Indino è a discuterne “tutti insieme, imprese e politica. Troviamo soluzioni: il turismo giovanile non è solo il nostro presente, ma anche il nostro futuro. Cancellarlo inscenando lotte sul confine comunale non fa il bene di nessuno”.