“Quell'anno è stato certamente una mazzata, soprattutto a livello psicologico. Perché i bilanci erano certamente in calo ma nessuno è fallito, nessuno ha chiuso l'albergo perché c'erano state le mucillagini. L'anno dopo l'attività è ripresa”.
Giorgio Paesani, figura storica del turismo riminese, dal 1976 al 1989 direttore di Promozione Alberghiera, offre una lettura diversa del grande dramma che la Riviera visse a partire dall'8 luglio 1989 quando il mare su coperto da una vischiosa gelatina giallognola. Secondo lui è non è stato lo spartiacque epocale di molte interpretazioni. “Quell'anno – ricorda – ero uscito da Promozione Alberghiera e gestivo l'Hotel Duomo, in centro. Con la barca di un amico andammo a fare un giro in mezzo a quella melma. Un vero disastro. Anche perché non si sapeva quali fossero le cause. Si pensa all'inquinamento, poi emerse che era un fenomeno naturale. Qualcuno se ne andò, qualcuno non venne, ma non ci fu un tracollo. E l'anno dopo, ripeto, si è ricominciato”.
Molti altri osservatori ricordano che il colpo mortale fu sul turismo estero, un dimezzamento delle presenze, tedeschi e nord europei che ci hanno abbandonato. “Sì, ma la crisi sul mercato estero era già cominciata. Da una parte dipendeva dalla nostra incapacità di fare una promozione efficace. Soprattutto gli enti pubblici erano carenti e noi privati non riuscivano a supplire le loro mancanze. Dall'altra, la novità era la concorrenza, Spagna, Grecia e in seguito tutti gli altri Paesi del Mediterraneo. Da un giorno all'altro il prodotto dei nostri alberghi era invecchiato. I grandi tour operator europei cercavano grandi strutture da centina di camere, con piscine, servizi. Lo sviluppo del trasporto aereo aveva avvicinato località un tempo lontane, e proprio in quegli anni il nostro aeroporto cominciava a perdere colpi. Quando mi chiedevano come era andata la stagione, rispondevo che era andata un po' meglio di quella dell'anno prossimo”. Un paradosso che rende l'idea del cambiamento d'epoca: da indiscussa capitale balneare a località in concorrenza con altre. Paesani è un pozzo di ricordi e di aneddoti. A proposito di turisti stranieri, ricorda che all'inizio degli anni Sessanta un tour operator che portava norvegesi disse a suo padre che ci volevano i bagni in camere e l'acqua calda. “Passi per i bagni, ma l'acqua calda in estate per noi era inconcepibile”. Per far arrivare i norvegesi, il tour operator si accollò le spese dell'investimento, che poi detraeva dalle presenze che doveva pagare. Da un certo momento in poi neppure questi accordi furono sufficienti a far arrivare turistici dal nord europea. Ci volevano le grandi strutture e in Riviera non c'erano.
Le mucillagini però indussero molti hotel a ristrutturare, grazie anche alla legge Carraro-Vizzini. “Lasciamo stare. – scrolla la testa Paesani – La Carraro-Vizzini è stata un disastro, molti operatori ci hanno rimesso l'Hotel. L'ho usata anch'io per il Duomo e so di cosa parlo. L'istruzione della pratica già costava un sacco di soldi. Quando poi ricevevi un finanziamento, pagavi il tasso di interesse stabilito, anche se nel frattempo sul mercato si erano abbassati. Quindi per dieci anni pagavi un tasso maggiore di quello che avresti ottenuto agendo privatamente. Io me la sono cavata perché avevo chiesto una piccola somma, però altri ci hanno lasciato le penne”.
Eppure c'è stata la corsa a chiedere i finanziamenti. “Perché non si era capito bene il meccanismo. Comunque è stato avviato un processo di riqualificazione. “C'è stata anche la corsa a fare la piscina, anche se piccola. Per fortuna sono state cassate idee balorde come quelle di chi voleva fare una grande piscina, dalle scogliere alla battigia. Gli alberghi con il tempo sono cambiati, ma non per merito della Carraro-Vizzini. Hanno ridotto il numero delle camere e allargato i bagni. Un tempo ridurre il numero delle camere sarebbe sembrata una bestemmia, invece la scelta ha pagato. Si è capito quello che diceva sempre Aureliano Bonini: in vacanza uno vuole stare meglio che a casa sua. E a casa sua sta bene”.
Le mucillagini sono state anche una spinta verso la politica di destagionalizzazione. “Sì, ma questa era già cominciata prima. Promozione Alberghiera era stata all'avanguardia. Ci sono stati tre geni che hanno posto le basi del turismo del futuro: Marco Arpesella, Nicola Sanese e Luciano Chicchi. Loro tracciarono il solco e noi nei tredici anni successivi abbiamo proseguito su quella strada. Quel che facevamo noi in Promozione Alberghiera poi si stendeva a macchia d'olio in tutta la Riviera”.
Giorgio Paesani offre la sua interpretazione su cosa è avvenuto dalle mucillagini ad oggi: “Gli albergatori bravi sono andati avanti, i somari sono rimasti al palo. Quelli bravi lavorano come prima, più di prima. Hanno riqualificato, curano l'accoglienza e l'ospitalità, sono attenti alle esigenze del cliente e al mantenimento della struttura, applicano le moderne attività di marketing, anche attraverso Internet.. Mi chiedo perché la gente continua a venire a Rimini quando da altri parti c'è un mare stupendo? Significa che siamo bravi, che resiste la nostra diversità. L'ospitalità è nel nostro Dna. Forse non siamo più un modello ma ancora stiamo a galla. Per questo dico quest'anno un po' meglio del prossimo”.