I big data potranno aiutarci a sconfiggere la pandemia di coronavirus? È giusto utilizzare dati personali, desunti per esempio dagli smartphone e dalle app, per tracciare i nostri movimenti e fornire così preziose informazioni a chi deve prevedere la diffusione del virus e studiare strategie contrasto? Il dibattito è aperto e lo stesso rigoroso GDPR (la normativa europea sulla privacy) esplicitamente, all’articolo 46, riconosce che il trattamento dei dati personali può essere usato per tenere sotto controllo l'evoluzione di epidemie e la loro diffusione o in casi di emergenze umanitarie, in particolare in casi di catastrofi di origine naturale e umana.
In attesa che il governo si trasformi in un gigantesco Big Brother (stile Orwell, non stile programma tv), ci sono istituti scientifici che autonomamente hanno provato ad elaborare dati per verificare come sono cambiati nel tempo, a seconda dei provvedimenti restrittivi assunti, i comportamenti degli italiani.
È lo studio, tuttora in corso, dell’Isi di Torino (Istituto per l’interscambio scientifico) che ha utilizzato i big data per verificare come è cambiate la mobilità degli italiani. I dati sulla mobilità provengono da Cuebiq che ha elaborato un programma, Data for Good, che raccoglie in modo anonimo informazioni sulla posizione degli utenti che hanno scelto di utilizzare le applicazioni per smartphone e hanno acconsentito ad essere tracciati. In pratica, un campione di circa 170 mila utenti.
La ricerca ha preso in esame tre periodi: la settimana dal 22 febbraio al 28 febbraio, quando furono introdotte le prime restrizioni nell'area iniziale dell'epidemia; la settimana dal 29 febbraio al 6 marzo, quando le restrizioni sono state estese al Nord Italia; il periodo 3 dal 7 marzo al 10 marzo, quando è stato attuato il blocco nazionale.
Nella settimana dal 22 al 28 febbraio la riduzione della mobilità nelle province di Lodi e Cremona è stata del 30 per cento, a Rimini di meno del 20 per cento. Lo si può constatare dal colore rosa tenue della provincia di Rimini nella cartina sotto riportata.
Nella settimana dal 29 febbraio al 6 marzo si vede come i colori più scuri si siano diffusi ed anche nella provincia di Rimini si verifica un calo della mobilità pari a circa il 30 per cento.
Nel periodo 7-10 marzo la cartina dell’Italia ha pressoché lo stesso colore (Rimini compresa) con un calo della mobilità pari al 50 per cento.
La ricerca ha estratto dai big data anche informazioni sui flussi di individui che viaggiano tra coppie di province limitrofe. Dal 29 febbraio al 6 marzo il calo del flusso da Rimini a Pesaro è stato di poco superiore al 20 per cento, mentre da Pesaro a Rimini il calo è stato inferiore al 20 per cento. Dal 7 al 10 marzo il calo, nelle due direzioni, è stato di circa il 60 per cento. Un cambiamento notevole. Dei flussi dalla provincia di Rimini a quella di Forlì Cesena le tabelle pubblicate dall’Isi forniscono solo il dato relativo al periodo 7-10 marzo: risulta che il calo sia stato di poco superiore al 50 per cento. Nelle iniziali zone rosse (Lodi, Piacenza) il calo è arrivato al 70 per cento.
Le norme varate dal governo avevano lo scopo di ridurre gli assembramenti di persone. La ricerca ha indagato anche questo aspetto. È stata immaginata una rete di prossimità tra gli utenti in base alle località visitate e all'ora del giorno in cui si sono verificate queste visite. Il parametro è stato la vicinanza tra due utenti, della stessa provincia, che sono stati visti all'interno di un cerchio con il raggio di 50 metri in un periodo di 1 ora. La cartina sotto riportata, riferita al periodo 7-10 marzo, mostra che in alcune province, fra cui Rimini, il grado medio della rete è sceso di circa il 30 per cento rispetto al periodo pre-epidemia. Rimini è stata una delle province dove il cambiamento è stato più evidente.
L’indagine ha infine preso in esame il raggio di rotazione degli utenti prima e dopo l’epidemia. Nelle tre settimane è diminuito in media del 49 per cento passando da 13 km a circa 7 km. È interessante sapere che prima dell'epidemia di COVID-19, metà della popolazione viaggiava per più di 5,7 km a settimana mentre nella terza settimana di restrizioni, metà della popolazione percorreva meno di 2 km a settimana. Nei grafici della ricerca si nota che il calo è stato notevole, in linea con queste medie, anche a Rimini.