Dal 1 febbraio è segretario generale della Camera di Commercio della Romagna. Gli ultimi quindici anni della sua carriera professionale Roberto Albonetti li ha trascorsi in Regione Lombardia dove è stato direttore generale prima all'Istruzione, Formazione e Lavoro, poi alla Famiglia, Conciliazione, Integrazione e Solidarietà Sociale e successivamente alle Attività produttive. Nei suoi ultimi incarichi di direttore generale si è occupato di ricerca, innovazione, università, ricerca export e internazionalizzazione.
Al di là dell’emergenza Covid, che certamente ha acuito situazioni di crisi nel settore produttivo, in che modo la Camera di Commercio può sostenere lo sviluppo del territorio? O i suoi compiti sono solo istituzionali e amministrativi?
Abbiamo una enorme opportunità. Grazie ai dati che sono contenuti sul registro delle imprese la Camera di Commercio ha una conoscenza immediata dell’ andamento economia del territorio. Sulla base di queste conoscenze si possono delineare strategie, strumenti e compiti che devono essere messi in campo per fronteggiare anche momenti difficili come questo. Attraverso i dati, anche attraverso algoritmi predittivi, abbiamo la capacità di capire dove stiamo andando. Questo è uno dei compiti fondamentali della Camera di Commercio, al di là di quelli che istituzionalmente le vengono attribuiti.
È quindi solo una questione di dati?
Attraverso l’analisi dei dati si possono definire le politiche che devono essere messe in atto dal punto di vista della competitività, della ricerca e dell’innovazione, del capitale umano, cioè quali sono le migliori competenze di cui c’è bisogno per fronteggiare le nuove sfide. Il piano pluriennale del nostro ente è basato sulla parola competitività: competitività del territorio (attraverso infrastrutture, innovazione e digitalizzazione), competitività delle imprese (internazionalizzazione) e competitività della stessa Camera di Commercio.
Abbiamo di fronte sfide che ci portano non a fare un po’ meglio quello che si è sempre fatto, ma a farlo in modo completamente diverso. La condizione in cui siamo ha posto elementi di riflessione anche sulle catene del valore delle imprese che sono cambiate radicalmente rispetto al passato. Abbiamo sempre seguito una catena del valore lunga, oggi invece la catena del valore è molto corta e ciò rimette in discussione il ruolo e le dimensioni delle imprese.
Questo ruolo di sostegno alle imprese la Camera di Commercio lo svolge da sola o in partnership con altri soggetti del territorio?
Ci muoviamo con la collaborazione di tutti i soggetti del territorio, istituzionali e non. D’altra parte non bisogna dimenticare che nei nostri organismi sono già presenti i rappresentanti delle diverse categorie. La collaborazione con il territorio è sempre più necessaria.
Nel momento in cui è stato “ingaggiato” che obiettivi le hanno indicato?
Questa Camera nasce dalla fusione degli enti di Rimini e di Forlì-Cesena. È in atto un percorso di consolidamento della fusione ed è questo uno degli obiettivi prioritari che mi sono stati indicati. Si tratta di introdurre strumenti di lavoro nuovi e diversi rispetto al passato, strumenti che possano innovare la modalità con cui si è agito fino ad oggi. Dobbiamo rendere la Camera più competitiva, aderente ai bisogni delle imprese, con la duttilità di modificare quello che abbiamo sempre fatto proprio perché il contesto si è modificato.
L’impressione è che Forlì-Cesena e Rimini siano dal punto di vista economico due mondi diversi…
Sono comunque entrambi parte di un territorio complessivo che ha diverse declinazioni, diverse attività. Nell’area delle due province i codici Ateco sono riconducibili ad alcune filiere che sono agroalimentare, meccanica, moda, abitare, nautica da diporto, costruzioni e mercato immobiliare, commercio, turismo, servizi alla persona e terzo settore. Sono filiere che sono omogeneamente presenti nel territorio della Camera di Commercio.
Qual è stato l’impatto dell’emergenza Covid sull’economia della provincia di Rimini?
Secondo le ultime stime il calo del valore aggiunto nel 2020 si attesta appena sotto il 10 per cento, 9,8. Rimini ha subito l’impatto in tutti i settori, anche se i più colpiti sono ovviamente il turismo e il commercio. L’impatto è stato davvero forte, soprattutto se si considera che in occasione della crisi finanziaria del 2008 il calo del valore aggiunto era stato intorno al 5 per cento.
Le esportazioni hanno subito un calo del 18,5 per cento. Si prevede che solo nel 2021 avremo un rimbalzo intorno al 5 per cento, certamente non sufficiente a recuperare quello che si è perso nel 2020.
Ma la previsione del rimbalzo al 5 per cento resta valida anche se la pandemia continua a infuriare?
Le nostre stime sono aggiornate continuamente. Lo scenario includeva un allentamento delle difficoltà nella seconda metà dell’anno. È chiaro che se il piano vaccinale non prende quota in maniera sostanziale questi indicatori possono anche peggiorare. Ci auguriamo che non accada.
Le imprese come devono reagire a questa crisi?
Ricerca e innovazione sono le scelte fondamentali. Al di là dei ristori, che sono utili nell’emergenza, si deve andare in questa direzione. L’alleanza fra piccole e grande imprese, università e hub tecnologici è fondamentale. C’è però un presupposto di fondo a questa riflessione: occorre,come già dicevo, che le vaccinazioni possano procedere rapidamente. Noi abbiamo gestito una prima fase con le mascherine e il distanziamento, adesso non è più sufficiente, occorre che i vaccini non stiano nei frigoriferi. Si deve procedere celermente, a tutti i livelli, anche con scelte strategiche. La dichiarazione del sindaco di Rimini Gnassi di vaccinare gli operatori turistici che sono a contatto con il pubblico è una proposta intelligente. Sempre di più bisogna procedere così.
Se dei giovani decidono oggi di avviare una impresa sono dei pazzi?
Non sono pazzi, fanno bene. Stiamo lavorando su alcuni strumenti di aiuto alle start up innovative, mettendole in connessione con tutti i soggetti che possono aiutarle. Inoltre mettiamo a disposizione anche risorse. L’importante è che queste imprese abbiano la caratteristica dell’assoluta innovazione, siano capaci di creare soluzioni nuove a problemi nuovi.