Ancora non sappiamo se il rinvio in autunno delle elezioni comunali sortirà l’effetto di decantare la tensione accumulatasi in queste settimane dentro il Pd. Poiché al momento i due contendenti sono in gioco e nessuno sembra intenzionato ad abbondare il campo, abbiamo deciso di sottoporre a ciascuno di loro alcune domande che mirano a capire che ruolo intendono far giocare al Comune dopo il superamento dell’emergenza e nella fase di “ricostruzione”.
Qui di seguito le risposte di Emma Petitti
Nell’articolo a fianco le risposte di Jamil Sadegholvaad
1. Anche Rimini è pesantemente colpita dalla crisi attuale.
Come le sembra che stia reagendo la città alla crisi economica e sociale determinata dalla pandemia da Covid? C’è rassegnazione, o addirittura disperazione, o vede la volontà di reagire positivamente anche di fronte a questa drammatica sfida?
“La voglia di reagire fa parte dei riminesi. Dopo il secondo conflitto eravamo una città completamente a terra, distrutta dai bombardamenti, fatta solo di macerie. Ciononostante Rimini ne è uscita nuova, ricostruita, ancora più viva. Rialzarci dalle crisi fa parte della nostra storia. Sicuramente questa pandemia ci lascia feriti, siamo un territorio che ha un’economia imperniata in particolare sui servizi, sul commercio, sul turismo, tutti settori colpiti al cuore dalle restrizioni. Il bello del mio ruolo istituzionale è la possibilità di confrontarmi di continuo con le persone, i territori; dappertutto noto molta energia propositiva, la disponibilità a mettere sul tavolo idee, soluzioni e sistemi nuovi per ripartire. Ora abbiamo i vaccini che ci fanno vedere una luce in fondo al tunnel e ci fanno pensare che la stagione estiva non venga del tutto persa, ma possa comunque registrare dati positivi. Reperire più dosi è il tema dei temi in questo momento. Alla campagna vaccinale, che speriamo prosegua nella maniera più rapida possibile, si aggiunge il capitolo Recovery fund, 209 miliardi di euro, il nostro Piano Marshall. Per essere davvero efficace però non basta. Da un lato servono buone riforme volte alla semplificazione della burocrazia e alla riduzione del carico fiscale, dall’altro lato, è necessaria un’approfondita riflessione sul “come” vogliamo risollevarci, sulla società che vogliamo da qui ai prossimi decenni, su nuovi modelli di sviluppo capaci di mettere al centro le persone, il lavoro, l’ambiente”.
2. Di fronte alla crisi delle mucillagini, più di trent’anni fa, ci fu una reazione immediata e forte, sia delle istituzioni che degli operatori. Portò ad una rimodulazione dell’offerta turistica: piscine negli hotel, mondo della notte, interventi per la salvaguardia del mare, ecc. C’è oggi un’analoga reazione condivisa o prevalgono gli elementi di conflitto? O ci si limita a chiedere i ristori?
“Le crisi richiedono di volgere lo sguardo al presente e nel frattempo di innalzarlo al futuro. I ristori sono necessari in questo momento, sono dei sostegni imprescindibili per aiutare chi adesso ha più bisogno, ma da soli, senza investimenti, senza riforme strutturali, rischiano di essere una goccia nel deserto che risolve a mala pena il contingente. Questa emergenza sanitaria ci consegnerà comunità impoverite, depauperate. Già nel passato, alla fine degli anni ’80, di fronte a una grossa crisi del turismo balneare, la risposta fu investimenti per il futuro. Ecco, oggi siamo chiamati a un altro grande progetto di innovazione, in grado di rilanciare il nostro sistema economico e accrescerne il potenziale. Tornando alla sua domanda, la differenza tra l’evento delle mucillagini e del Covid è importante. Il primo ha colpito la Romagna, il secondo è un fenomeno globale che impone un cambio di paradigmi al mondo intero. Rimodulare l’offerta turistica, assolutamente sì. Reputo prioritario estendere ad esempio un’operazione come il bonus 110% anche alle strutture alberghiere e turistiche. Sono tanti i fronti su cui concentrare gli sforzi: progetti di riqualificazione; efficientamento delle infrastrutture per rendere Rimini una destinazione sempre più facile e veloce da raggiungere; definizione di tecniche costruttive che permettano il miglioramento dei servizi e degli spazi urbani; più attenzione alle zone periferiche. Il concetto di ‘città resiliente’ deve fungere da guida, ovvero una città in grado di sviluppare strategie di risposta alle sollecitazioni esterne e di predisporre in parallelo piani di prevenzione dei rischi”.
3. Nel contesto attuale, l’amministrazione comunale, alla cui guida lei si candida, come può efficacemente svolgere un ruolo di abbrivio per la ripresa economica? Con quali risorse? Con quali strumenti?
“Serve un intenso lavoro di squadra tra amministrazioni locali, Governo ed Europa per mettere in fila priorità e strumenti attraverso cui cominciare a risalire la china, a partire da una maggiore coinvolgimento delle città nella discussione del Recovery plan, da chi ha più il polso della situazione e dei bisogni per favorire la nascita di progettualità concrete che favoriscano la crescita economica, l’occupazione, la coesione sociale e la transizione green e digitale. L’Europa è il nostro principale alleato in questa fase, così come il Governo dev’essere un interlocutore costante a cui sottoporre le questioni, gli obiettivi. La futura amministrazione avrà un importantissimo lavoro da portare avanti, che richiede grande visione. Il lavoro dovrà essere il baricentro di tutto, soprattutto in questa fase in cui molti o l’hanno già perso o corrono il rischio di perderlo. Vale sia per i lavoratori dipendenti che autonomi. A questo si aggiunge un ripensamento del prodotto turistico, della mobilità. Un maggiore coraggio negli investimenti legati alla sostenibilità e la creazione di uno “scudo” per proteggere e dare slancio alle piccole medie imprese. E poi ci sono i temi della scuola, della cultura, della sicurezza, della parità, della sanità integrata, dello sport, che devono essere in cima alle agende politiche e amministrative. La Rimini del futuro sarà davvero un esempio nel mondo post Covid se saprà fare del green, della cultura e del lavoro le sue principali leve”.