Il superbonus 110, con la corsa a migliorare l’efficientamento energetico delle abitazioni e a ridurnre il rischio sismico, sta creando a Rimini una vera e propria bolla. Ruggero Vitali, responsabile costruzioni della Cna (che dispone di un consorzio, Coeso, per questi interventi), snocciola alcuni numeri: “Il patrimonio residenziale italiano è costituito da circa 12,2 milioni di edifici e circa 7,2 milioni di questi (il 60%), è stato costruito prima del 1980, mentre altri 5,2 milioni di edifici hanno più di 50 anni. La produzione media annua di edifici residenziali in Italia è passata da quasi 200.000 edifici all’anno negli anni ’60 e ’70, a meno di 29.000 tra 2001 e 2018. È chiaro che ci troviamo di fronte a un patrimonio edilizio con un grado di vetustà importante, con una forte percentuale di capitale fisso edilizio realizzato tra il 1946 e il 1970, anni di produzione segnati da modelli speculativi caratterizzati da bassa qualità edilizia e in assenza di normativa anti-sismica; un patrimonio edilizio che nel 90% ha ancora oggi una classe energetica misurabile tra F e G”. Cioè le ultime due classi. Questa la situazione nazionale, ma a Rimini? “Rimini non fa eccezione a questi dati”.
Si capisce allora perché sia scattata la corsa al superbonus 110, quello che ha introdotto la decisiva novità della cessione del credito di imposta. In verità alcuni pareri sono discordi. Secondo Ulisse Pesaresi, presidente di Ance Romagna, i costruttori di Confindustria, “C’è indubbiamente molto fermento, arriva un discreto numero di richieste, però c’è anche tanta incertezza legata al fatto che molti utenti pensano sia tutto gratis, e invece non è così o perché alcune opere non sono comprese nel bonus o perché c’è un costo della pratica. Ragione per cui c’è confusione e di cantieri ne sono partiti pochi”.
Ha un punto di vista diverso Sergio Pizzolante, presidente e amministratore delegato di Vertical, società del Gruppo Sgr che si è lanciata nel mercato del superbonus. “Noi – spiega – siamo un general contractor che coordina una rete di professionisti e imprese. Finora, fra bonus 90, che riguarda esclusivamente le facciate, e bonus 110 abbiamo concluso 60 cantieri. Nella nostra area di riferimento, la Romagna e le Marche, abbiamo 500 pratiche in corso. A me sembra che il bonus 110 abbia prodotto grande movimento sul mercato, la domanda di interventi supera l’offerta di imprese e professionisti, che faticano a star dietro alle richieste. C’è una sorta di overbooking”.
Basta parlare con qualsiasi tecnico per scoprire che il primo scoglio da superare per poter avviare fruttuosamente la pratica è la verifica fra lo stato di fatto dell’immobile e il progetto depositato negli uffici pubblici. “E’ quasi una consuetudine - conferma Vitali, della Cna - riscontrare, seppur sanabili, difformità durante il percorso degli accertamenti. dagli accessi agli atti per recuperare i precedenti edilizi alle verifiche e rilievi degli immobili fino alla corrispondenza tra stato di fatto e stato legittimo, la strada è sempre complessa”.
A rendere ancora più complicata la situazione c’è l’emergenza Covid. “Sono necessarie informazioni da parte delle amministrazioni pubbliche. Ma fra smart working e quarantene dei dipendenti le informazioni sono spesso centellinate. È faticoso ottenere documenti senza un interlocutore fisico con cui trattare. Altri ritardi vengono dalle assemblee di condominio: la decisione di eseguire i lavori va deliberata in assemblea, e l’esperienza dice che è difficile deliberare in call conference. Per colpa del Covid, si è perso tutto il 2020 e si rischia di perdere anche gran parte del 2021.
I tempi sono una variabile di non poco conto. La scadenza del bonus 110 è stata fissata al 31 dicembre 2022, ma c’è l’obbligo, per poter usufruire del bonus, che entro il 30 giugno 2022 sia stato realizzato il 60 per cento dei lavori. La bolla (super carico di lavoro per imprese e professionisti) è destinata a sgonfiarsi subito. “Come Cna siamo sempre stati convinti di questa legge e della grande opportunità concessa a cittadini e imprese. Tuttavia per riuscire ad avere l’effetto ricercato sul mercato, sia in termini di risultati sul piano della sostenibilità sia in quelli di spinta economica al settore edilizio, le attuali scadenze non sono sufficienti. Abbiamo chiesto più volte al Governo che questa proposta possa diventare strutturale, anche riducendo la percentuale di beneficio fiscale”. Anche i rappresentanti nazionali dell’Ance, afferma Pesaresi, sono intervenuti per spingere in direzione di una proroga. Anche se, a quanto risulta, le autorità di governo temono che la dilazione della finestra possa far lievitare la spesa oltre i 30 miliardi previsti.
La dilatazione dei tempi potrebbe aiutare a risolvere un altro problema segnalato da Ulisse Pesaresi: “la difficoltà di reperimento sia di prodotti (cappotti termici) che di determinate attrezzature come i ponteggi”. Un altro fenomeno evidente è l’incremento dei prezzi, ma nessuno degli interlocutori lo accusa come problema perché lo legge come una inevitabile legge di mercato: l’aumento della domanda fa lievitare i prezzi, che oltretutto, per via della crisi edilizia, erano stagnanti da anni.
L’ultima questione è il bonus 110 e gli alberghi. Qualche politico è già intervenuto per chiederne l’estensione. “Il bonus 110 non si può attualmente applicare agli hotel – spiega Pizzolante – perché un albergo è considerato come una unica unità immobiliare, anche se ha un volume complessivo più ampio di un condominio di dieci appartamenti. Noi abbiamo segnalato ad alcune forze politiche la proposta di applicare il bonus anche agli hotel tenendo conto dei volumi, anziché delle unità immobiliari”.
“Al momento - rileva Ruggero Vitali della Cna - ci sono solo proposte ed interrogazioni alla Regione e al Governo con richieste di avviare un confronto all’interno della Conferenza Stato-Regioni. La proposta di estendere anche alle strutture ricettive la possibilità di accedere al bonus 110 potrebbe avere un duplice obiettivo: quello di sostenere un settore che sta attraversando una profonda crisi e un complessivo ammodernamento ed efficientamento delle strutture, rinnovando ulteriormente l’offerta turistica sia in termini economici sia ambientali”.