Da mesi Jacopo Morrone, segretario romagnolo della Lega, sta incontrando a Rimini persone, imprese e associazioni, in vista delle elezioni amministrative, ora rinviate in autunno.
Quali domande e attesa ha colto in questi incontri?
La città chiede una prospettiva, chiede un progetto, chiede un’amministrazione che possa governare dieci anni. In un momento di insicurezza generale dovuto a emergenza sanitaria e economica, chiede un Comune, un’amministrazione, una squadra che possa indicare la strada per uscirne. Sto parlando con imprenditori, professionisti, ma anche esercenti, commercianti. Non sono certo interessati alla diatriba politica all’interno di un partito che deve indicare un successore litigando sulla poltrona, come sta facendo il Pd, mi sembrano invece più interessati al percorso che sta facendo l’area alternativa al partito democratico, ovvero ragionare e mettere in campo idee su Rimini. Più che in altre realtà ho trovato persone che non si sono mai occupate di politica e che in questa tornata hanno dato la disponibilità o a candidarsi e a dare un contributo. È un fatto mai accaduto prima a Rimini. Questa è l’aria nuova che si respira. Nei sei mesi che avremo a disposizione, continueremo questo percorso di coinvolgimento della società civile nel governo della cosa pubblica.
Nel corso di questi incontri, che idea si è fatto della città dopo dieci anni di amministrazione Gnassi?
Abbiamo di fronte due realtà diverse. Una cosa è Gnassi sindaco, altra cosa è il partito democratico. Fra chi ho incontrato, nessuno mi ha parlato del Pd, della squadra che ha lavorato dieci anni, ma mi ha parlato di un sindaco, di una persona sola al comando. Una persona che certamente ha anche lavorato. Ho sempre detto che bisogna ripartire da quello che è stato fatto, migliorare le cose fatte male, continuare le opere o i percorsi intrapresi, aprire un confronto con la cittadinanza sulle questioni più discusse. Nel programma alternativo che dovremo redigere con le forze politiche, con le liste civiche, con chi vuole stare in questo progetto, bisognerà interessare e coinvolgere la cittadinanza, le associazioni, le categorie. Un programma aperto. Va affrontato, per esempio, il parco del mare, valutare i benefici e gli ostacoli, gli aspetti sbagliati, individuare le eventuali correzioni da apportare. Noi vogliamo coinvolgere le persone prima di fare le opere. Se c’è un errore del sindaco è che in maniera autoritaria ha portato avanti progetti senza coinvolgere la città nelle sue articolazioni. Non faremo la campagna elettorale criticando quello che hanno realizzato prima, quelli di prima hanno avuto il consenso, sono stati eletti e hanno portato avanti un certo programma. Sono convinto che Rimini meriti molto di più. Ciò che chiediamo è che il prossimo sindaco e la prossima giunta siano una squadra più coesa e abbia maggiore capacità di ascolto delle categorie e degli imprenditori. Si è fatto molto su alcuni temi, poco su altri. Oltre all’economia legata al mare ci sono attività industriali che creano posti di lavoro e non sono mai state interpellate e ascoltate. È una mancanza a cui noi porremo rimedio.
Quelli che verranno dopo, in autunno, troveranno una città stremata dalla crisi economica da pandemia. Il Comune come può favorire la ripresa?
Il Comune è il soggetto che può dare entusiasmo. Può dare aiuti anche concreti, progettare piani di investimento, iniziative per rilanciare il l’industria turistica, organizzare eventi. Il Comune può ridurre la burocrazia per chi vuole investire sul territorio. In qualsiasi comune andiamo al governo chiedo venga istituito un assessorato specifico per le imprese e gli artigiani, in modo che sia data priorità a pratiche, anche urbanistiche, di chi vuole investire e creare nuovi posti di lavoro. Dare aiuti per favorire la ripresa economica sarà la priorità. Se chiude un negozio, avanza il degrado, il degrado lo si combatte anche aiutando e facilitando gli investimenti.
Che caratteristiche deve allora avere il candidato sindaco per svolgere questo ruolo?
Deve essere una persona che ha credibilità, che ha realizzato qualcosa nella vita, che può portare un valore aggiunto al governo della città. Sto dialogando con molte persone per individuare un candidato sindaco che sarà espressione della Rimini che lavora e si rimbocca le maniche. Non sarà un candidato di partito, anche se nei partiti abbiamo persone che hanno svolto in maniera ottima il ruolo di consiglieri comunali. La mia vision è un candidato della società civile, che ha già fatto qualcosa per la città. Magari è inesperto in politica però ha fatto qualcosa per cui è riconosciuto e riconoscibile. Una persona così, affiancato dai politici, produce il giusto mix di cui la città a bisogno. È la squadra che è vincente. Molte persone valide hanno già dato la disponibilità a essere parte della squadra. La nostra direzione di marcia è: una squadra per Rimini.
Per metterla insieme adesso avrete più tempo. Ve lo prenderete tutto?
Continuo nel lavoro di incontro con imprenditori e associazioni che mi aprono le porte per offrirmi i loro contributi. Presto faremo anche una diretta Facebook, che in tempi di pandemia è l’unica modalità di comunicazione praticabile. La città ha voglia di cambiare, le nostre buone intenzioni sono piaciute e condivise dalla stragrande maggioranza della città.
Ma i tempi per conoscere il candidato quali sono?
Quando la squadra sarà matura, emergerà anche il candidato. Abbiamo di fronte una campagna elettorale lenta, lunga, difficile. Comunque non sarò io a decidere, sarà la squadra.
Alle ultime tornate elettorali, molti simpatizzanti del centrodestra hanno votato il candidato del centrosinistra. Cosa deve cambiare il centrodestra per tornare ad essere attrattivo per questi elettori?
Il centrodestra è già cambiato, il percorso intrapreso per la scelta del candidato sindaco è già un segnale di cambiamento. Incontro tante persone che hanno votato Gnassi o che hanno votato un partito di sinistra a livello nazionale, che però a livello amministrativo vogliono un cambiamento perché stanche di un uomo solo al comando. Il nostro progetto che parte dalla società civile e che si avvale del sostegno dai partiti ci avvicina a quanti si disinteressavano della politica perché non vedevano un futuro. Ci siamo avvicinati a molti ambienti, come a quello cattolico. Abbiamo già svolto un lavoro importante.