Nel Pd di Rimini la battaglia interna per l’individuazione del candidato alle elezioni comunali di ottobre si inasprisce ulteriormente. Già si diceva che il solco fra i due schieramenti era profondo, ora pare proprio una voragine. Mercoledì sera si è conclusa la sessione della direzione Pd e dalle reazioni del giorno dopo si comprende bene che l’unico sbocco possibile è passare attraverso il rito delle primarie, benché da tutti esorcizzato. Non è un caso, però, che il segretario provinciale Filippo Sacchetti, finora sempre ostile a tale soluzione dello scontro interno, ora dica che è un percorso possibile.
Dalle reazioni del giorno dopo si intuiscono altri due elementi. Mentre il gruppo a favore di Emma Petitti sembra preferire un percorso istituzionale (da "caminetto" per intenderci) facendosi scudo con la “tregua Letta” annunciata dal segretario regionale Paolo Calvano (fermi tutti, che su Rimini decido io come sui grandi Comuni), i sostenitori di Jamil Sadegholvaad (e lui stesso) spingono perché sia individuato da subito un percorso diretto che porti all’individuazione del candidato.
L’altro elemento che balza all’attenzione è il modo diverso di intendere le alleanze. Petitti, nel suo intervento in direzione, definisce ineludibile il rapporto con i 5 Stelle, ed immagina un Pd che aggrega intorno a sé tutti i gruppi della sinistra (ed anche i grillini sono considerati tali) e poi cerca di dialogare anche con le forze più moderate (Italia Viva, Azione, +Europa). Sacchetti nella sua nota diffusa oggi parla invece di “una coalizione larga che tiene insieme la sinistra, le forze liberali e il civismo". Nessuno accenno ai 5 Stelle.
Nelle riflessioni del giorno dopo, Sadegholvaad ha deciso di spingere sull’acceleratore. “Anche nel dibattito in direzione, emerge l’intenzione unanime di evitare le primarie e trovare le ragioni dell’unità per le amministrative di Rimini. Bene, benissimo, se non fosse che alle belle parole non corrispondono i fatti da parte di chi quei fatti avrebbe la responsabilità diretta di concretizzarli. È dallo scorso 24 febbraio che chiedo al segretario comunale del Pd Alberto Vanni Lazzari un incontro anche alla presenza di Emma Petitti per chiarirci su cosa sia bene e più utile per confermare il centrosinistra alla guida di Rimini. Per un motivo o per un altro, questo confronto non è mai stato organizzato. Ed è trascorso un mese abbondante: che non ci sia tutta questa fretta? Perdere tempo a chi conviene? Al Pd? A Rimini?”. Sadegholvaad sfida pubblicamente Vanni Lazzari ad organizzare l’incontro e conclude che “Ogni altro ritardo rafforzerebbe invece l’idea di una strategia della dilatazione temporale a favore esclusivo di una candidatura che, per alcuni, forse doveva essere l’unica e la sola”.
Chiamato direttamente in causa, Vanni Lazzari replica: “Smentisco nella maniera più assoluta l'accusa di non aver organizzato l'incontro, perché come Sadegholvaad ben sa, sono io in qualità di segretario comunale che ho chiesto la disponibilità degli interessati e del segretario provinciale per un confronto”. Vanni Lazzari, che appartiene all’area pro Petitti, sottolinea “le parole pronunciate in Direzione dal segretario regionale Paolo Calvano, il quale ha espressamente chiesto di fermare ogni iniziativa locale sulle candidature, in quanto il segretario nazionale Enrico Letta ha intenzione di approfondire la conoscenza della situazione”. Il segretario comunale dice di volersi attenere all’invito di Calvano, e ribadisce il no alle primarie in favore della candidatura condivisa. “Se l'incontro che Jamil chiede va in questa direzione – conclude – sono certo che non sarà inutile svolgerlo”. Schermaglie, più che prove di dialogo.
"Se qualcuno ancora pensa che sia la linea della continuità o discontinuità il metro della discussione per Rimini si sbaglia. A Rimini il cambiamento non si ferma”, afferma deciso il segretario provinciale Sacchetti nelle sue riflessioni del giorno dopo. Che in realtà sono frustate. Sacchetti denuncia “il velo di ipocrisia che copre ogni confronto”; “gli atteggiamenti personali stanno soffocando ogni ragionamento di buon senso dietro il paravento di una pacificazione più tattica che di sostanza, visto come si eludono i momenti di incontro”.
La conclusione è questa: “Oggi si è aperta una fase nuova, è cambiato il governo, è cambiata la guida del partito, è stata prorogata la data del voto. Esistono quindi nuove opportunità di confronto. Persino le primarie, che restano uno strumento a disposizione di fronte alla mancanza di un accordo politico”. Ai contendenti delle possibili primarie lancia già un messaggio: “Non esiste la possibilità che il giorno dopo il nostro confronto non ci sia il candidato che unisca il Pd e il centro-sinistra: il candidato, sarà il candidato di tutti, interprete di un programma solido e di una coalizione larga che tiene insieme la sinistra, le forze liberali e il civismo".