Per aiutare i lettori a orientarsi nelle proposte per le elezioni comunali del 3/4 ottobre, abbiamo pensato di ascoltare giovani candidati delle diverse coalizioni. Giovani in senso anagrafico, e giovani anche come debuttanti della politica. Oggi cominciamo da Steven Ormerod della coalizione di Gloria Lisi.
Steven Ormerod, nome e cognome che rivelano un padre inglese, 34 anni, è candidato nella lista Rimini per le imprese, una delle civiche a sostegno della candidatura a sindaco di Gloria Lisi. Laureato alla Bocconi, ha lavorato fino al 2019 a Londra nella Deutsche Bank. Ora, insieme alla famiglia, gestisce due locali in centro, un residence e un ristorante sulla spiaggia.
Cosa l’ha spinta a candidarsi, visto che come imprenditore immagino sia già molto impegnato?
Mi ha spinto il fatto che in questi tre anni in cui ho cominciato a fare l’imprenditore a Rimini purtroppo – dico purtroppo perché non era nei mie piani – ho dovuto interagire molto con la politica per poter svolgere il mio mestiere. Nel senso che in qualsiasi settore si operi, non c’è mai un regolamento chiaro, scritto, che l’imprenditore può prendere, leggere e applicare. Deve sempre andare in Comune, chiedere come funziona, e scoprire che tutto viene interpretato.
Uno dei miei obiettivi è che l’attività di impresa abbia dei regolamenti chiari. Già fare l’imprenditore comporta tanti rischi, se si aggiunge anche il rischio burocratico non si riesce ad andare avanti. Se una norma comunale oggi è interpreta in un modo e domani in un altro, non si riesce a lavorare. C’è bisogno di chiarezza.
Perché ha scelto la coalizione di Gloria Lisi?
Perché chi ha amministrato fino ad oggi ha realizzato alcune buone cose per la città ma penso abbia trascurato questo aspetto, cioè il mondo delle imprese. Oltre ad aver trascurato la sicurezza. Con Gloria Lisi ci siamo ritrovati su questi due temi, oltre che su molti altri. Lisi ha promosso una lista di imprenditori, significa che vuole dare importanza a questo mondo che è il motore dell’economia. È l’imprenditore che con la sua attività rende le zone sicure, genera reddito e occupazione, produce risorse che poi il Comune può anche destinare al sociale. Ho vissuto sette anni a Londra, dove l’impresa era al centro e da lì partiva tutto: regolamenti chiari, severi, seri e giusti. Dove c’è l’impresa, c’è la sicurezza. Gnassi ha fatto tanto per la bellezza della città ma non possiamo avere solo musei, se poi per andare al museo rischi di essere rapinato. O se una donna non può passeggiare da sola in città dopo le dieci di sera, o un turista per venire in spiaggia a cenare nel mio locale si imbatte in spacciatori che gli offrono la droga. I turisti non vengono in queste situazioni.
Con le sue imprese lei opera nel settore turistico. Di cosa ha bisogno Rimini per i prossimi anni?
Abbiamo bisogno di cambiare i turisti che vengono oggi, dobbiamo puntare su un turista più abbiente. Non possiamo continuare con gli alberghi a pensione completa a 20 euro a notte. Ne viene impoverito tutto il circuito intorno. Non possiamo pretendere di avere un turista più abbiente se il lungomare è pieno di pallinari e spacciatori. Ci sono azioni che devono procedere insieme. Abbiamo fatto il parco del mare, bellissimo, ma rischia di rimanere una cattedrale nel deserto. Già abbiamo infrastrutture scarse – aeroporto, ferrovia – se a Rimini non puoi arrivare nemmeno in automobile…. Quindi abbellimenti, parcheggi, sicurezza, tutto deve procedere insieme, altrimenti le cose non funzionano.
Qualcuno però potrebbe obiettare che il suo candidato sindaco ha fatto parte della giunta alla quale lei rimprovera queste carenze, questi interventi non coordinati.
Il mio candidato sindaco gestiva altri assessorati, non si occupava di turismo, di sicurezza. Inoltre era assessore di una giunta Gnassi, dove il sindaco è sempre stato un leader forte, quasi autoritario. Non so quanto spazio in quella giunta ci fosse per poter intromettersi in temi, tipo il turismo, che erano presidiati dal sindaco. Lisi è stata la prima a riconoscere che dopo dieci anni di giunta Gnassi c’erano delle carenze e queste carenze non potevano essere risolte con i metodi usati negli ultimi anni. È necessario un coinvolgimento. Essere riusciti a fare cinque liste civiche in dieci giorni significa che le persone volevano essere coinvolte.
Vuol dire che le persone avevano voglia di essere coinvolte, di partecipare?
Più che voglia, direi che le persone hanno capito che c’è bisogno di essere coinvolti, c’è bisogno di persone che conoscono i problemi e sanno dire come si risolvono. Se a me imprenditore chiedono di intervenire in un problema sociale, riuscirò a fare ben poco perché non lo conosco e non ho le competenze per risolverlo. La nuova giunta secondo me deve essere composta da persone competenti, che hanno maturato esperienza nei settori di cui si occuperanno. Non possiamo fare una giunta di politici di professione.
Da giovane imprenditore come guardava la politica, sia locale che nazionale?
Mi è sembrata una politica che ascolta poco. Fa finta di ascoltare, e soprattutto non valorizza le persone competenti. Faccio un esempio. La vice sindaca scelta per stare con Jamil ha un curriculum in cui si vede che ha vissuto otto anni in Tibet. Bene, ma qual è la sua competenza, per che ragione l’hanno messa lì? Penso che i cittadini non lo sappiano. Nella mia impresa, se metto qualcuno in cucina, è perché quella persona ha maturato esperienza fra i fornelli. Non prendo un bagnino e gli dico domani cucini per tutti. Nei posti bisogna mettere le persone con l’esperienza giusta.
A volte la politica si distingue anche per la mancanza di dialogo, per contrapposizioni a volte rissose fra maggioranza e minoranza, senza la ricerca di soluzioni condivise per il bene comune. È possibile fare diversamente, impegnarsi anche con persone di altri schieramenti per realizzare cose utili per la città?
Sì, assolutamente. Nella mia azienda con i dipendenti discutiamo dei problemi in modo propositivo, non litighiamo; così come quando mi incontro con gli altri colleghi imprenditori. Si cerca di trovare soluzioni positive, non litighiamo perché uno va a sinistra e l’altro va a destra. Questo modo di fare politica in cui si cerca sempre di sminuire l’altro, è lo stesso metodo che si è usato nel turismo negli ultimi anni. Piuttosto che impegnarsi a fare grande Rimini, pensiamo a rubare il turista all’albergo o alla spiaggia di fianco. Noi invece dobbiamo pensare a portare più persone a Rimini, così ne beneficerà tutto il tessuto imprenditoriale.
Quindi anche maggioranza e opposizione possono collaborare?
Sono sconvolto da come sia la destra che la sinistra hanno trattato Gloria Lisi. Solo perché una persona ha rivendicato di pensarla in modo diverso, è stata massacrata sui giornali. Se uno la pensa in modo diverso, allora non lo rispetti? Questa non è democrazia. Purtroppo la gente si sta abituando a un certo modo di fare politica, bisogna sensibilizzarla che si può fare diversamente.
Sta cercando voti per essere eletto?
No, faccio campagna elettorale solo per la Lisi. Metto l’interesse della città davanti a tutto, non ho interessi personali a fare il consigliere comunale o altro. Mi impegno perché la nostra coalizione vinca, in modo che Gloria possa mettere su una squadra per risolvere i problemi della città. Alla gente dico che noi siamo la democrazia e la meritocrazia. A chi mi obietta che siamo di destra perché meritocratici, replico che la meritocrazia non è di destra, così come la democrazia non è di sinistra. Non siamo né di destra né di sinistra, siamo persone che si sono messe insieme per una causa comune.