Dice che il suo sogno è un’amministrazione che ascolta la città. È giovane, 28 anni, di professione fa il consulente doganale nell’azienda di famiglia, ma ciò che più lo caratterizza è la full immersion nella vita associativa. È presidente di TeamBòta, il sodalizio nato in occasione del primo lockdown da pandemia, è vice presidente di Sarà, l’associazione culturale guidata da Moreno Maresi, ed è anche presidente di Ama il mare, associazione ecologista impegnata soprattutto a ridurre la plastica dall’Adriatico. Michele Lari è candidato al consiglio comunale nella Lista Jamil, che sostiene appunto il candidato di centrosinistra Jamil Sadegholvaad.
Fra lavoro e impegno associativo, immagino sia già molto impegnato. Perché ha deciso di candidarsi alle elezioni amministrative?
Sì, sono molto indaffarato, ma tutte queste iniziative mi hanno fatto capire che mi piace molto l’impegno per la mia città. Il mio impegno è sempre stato quello di provare a captare i bisogni della nostra città, di percepire le difficoltà e le necessità che si sono manifestate giorno dopo giorno, e di intervenire come potevo, e come mi sentivo, per alleviarne il peso.
La convinzione che ho è quella che fra istituzioni e cittadini ci sia troppo spesso un grande vuoto, un vuoto che va colmato con disponibilità, presenza e dedizione. Per capire come funzionano le istituzioni, bisogna provare ad entrarci e soprattutto bisogno entrarci con idee, con una visione, per provare a portare il proprio contributo.
Perché per candidarsi ha scelto la Lista Jamil?
Innanzitutto perché è una lista civica, non è una lista di partito. È una lista che è riuscita ad aggregare tante splendide figure che si impegnano per la città, per rendere Rimini più bella, più solidale, più giusta. È una realtà dove sono confluite molte persone in gamba e che rappresenta bene l’eterogeneità della nostra città. Inoltre è la lista che si propone di dare continuità al grande lavoro che è stato svolto negli ultimi dieci anni dalla giunta uscente e che sostiene Jamil Sadegholvaad, la persona che reputo il miglior sindaco a cui Rimini possa aspirare. Ho vissuto un anno in Cina per studio e lavoro. Ho soggiornato in varie città molto futuristiche e molto avanti con i tempi. Tornato a Rimini, è stata spontanea la domanda: resto qui o riparto? Ho visto che in città si respirava un clima nuovo, c’era uno spirito frizzante, con tanti giovani pronti a impegnarsi. Ho pensato che poteva essere interessante rimanere e dare il mio contributo.
Cosa desidera per Rimini nei prossimi dieci anni?
Vorrei tanto un’amministrazione che ascolta le istanze dei cittadini partendo dal basso. Vorrei tanto che si praticasse una politica che mette al primo posto l’ascolto dei bisogni dei cittadini per poi costruire risposte. Prendiamo ad esempio il sociale, settore nel quale sono impegnato. Tante cose sono cambiate e tante altre sono da migliorare. Solo partendo dal basso, solo ascoltando chi vive la quotidianità, chi percepisce i bisogni e concretamente si impegna nel settore si possono immaginare soluzioni nuove. Vorrei una città più solidale, più sostenibile dal punto di vista ambientale, più aperta e più internazionale. Vorrei infine una Rimini che ascolta di più noi giovani: abbiamo molte idee da esprimere, chiediamo che ci sia dato spazio e che queste idee vengano ascoltate.
La politica, sia a livello locale che nazionale, è invece spesso ripiegata su se stessa, autoreferenziale. Oppure si divide in modo rissoso, per partito preso, senza mai tentare una convergenza su bene comune. Lei pensa che possa essere possibile questa convergenza, in futuro, fra consiglieri comunali di opposti schieramenti?
Non so se sia possibile, sono alla prima esperienza in questo mondo. Certamente la mia speranza è che il bene comune sia messo da tutti al primo posto. Il mio contributo sarà diretto a cercare cosa è meglio per la città. Come lista abbiamo il nostro programma, le nostre priorità, la nostra visione, ma io sono sempre stato per il dialogo, per il confronto, per l’apertura anche con chi la pensa diversamente.
Lei cerca voti per essere eletto? E cosa dice ai suoi interlocutori per convincerli a votarla?
Sì, mi muovo certamente per entrare in consiglio comunale. Per chiedere il voto dico che c’è bisogno di giovani, c’è bisogno di freschezza, c’è bisogno di persone che vivono il territorio, sanno ascoltarlo e rispondere ai suoi bisogni. C’è bisogno di persone nuove, che sono abituate ad agire oltre che a parlare. C’è bisogno di studio e conoscenza dei problemi, di dialogo e confronto. Il mio sarà un impegno serio. Sono pronto a mettermi in gioco, ad approfondire le tematiche più scottanti, ad ascoltare e ad intervenire per il bene della nostra città. Io, e per fortuna tanti altri giovani, ci siamo.