Aeroporto, Lombardi assolve Aeradria
Alla luce di quanto è accaduto (voragine di debiti, inchieste della magistratura, continuazione dell’attività appena al filo di una decisione del Tribunale), forse era meglio accettare il tanto vituperato piano regionale degli aeroporti? Forse era meglio che lo scalo di Miramare accettasse il ruolo di terminale per i charter turistici? Era un ruolo limitato, ma forse l’aeroporto avrebbe avuto un futuro. O no?
Sono domande che spesso emergono nel dibattito sul destino drammatico dell’aeroporto. Marco Lombardi, consigliere regionale del Pdl, ritiene anche oggi che si sia fatto bene a rispedire quel piano al mittente. “Quando si parlava di collaborazione con Bologna, in realtà si voleva un’annessione di Rimini all’aeroporto Marconi. Il nostro scalo si sarebbe ridotto a funzionare d’estate con qualche volo charter. Tanto che è vero che Bologna poi ci fece la guerra “creando” l’aeroporto di Forlì. Se Rimini avesse accettato quell’impostazione, sarebbe morta, esattamente come sta avvenendo adesso”.
Possibile che non ci fosse margine per una trattativa? Si accettava di stare nel piano regionale e si chiedeva in cambio un ruolo più corposo. “Forse i margini per una trattativa ci potevano essere dopo che Rimini, rivendicando la sua autonomia, aveva cominciato a crescere. Ma sulla collaborazione fra aeroporti o fiere ho fatto qualche scoperta…”.
E quale? “La collaborazione fra realtà di questo tipo è impossibile. Due aeroporti nella stessa regione sono per forza di cose concorrenziali. Si prenda il caso del vicino Veneto. Venezia e Treviso collaborano, perché? Perché Venezia ha talmente tanto traffico che quando capita un nuovo volo è costretta a dirottarlo su Treviso. Bologna non è in queste condizioni: se gli capita una nuova tratta, se la tiene, non la passa di certo a Rimini. È come la storia dei due Palacongressi di Rimini e Riccione”.
Eppure avremmo visto un’altra storia e un altro film se quindici anni fa si fossero fatte scelte diverse. Lo riconosce anche Lombardi: “Quindici anni fa si poteva accettare per Rimini il ruolo esclusivo di aeroporto per i charter e i cargo, se nel contempo la Regione avesse promosso investimenti per collegare con una linea ferroviaria ad alta velocità Rimini con l’aeroporto di Bologna. Ma erano cose da fare quindici anni fa. Nel frattempo la politica di Bologna ha portato Forlì alla chiusura e anche Rimini oggi corre seri rischi”.
Diciamo pure che oggi la situazione è drammatica: “Certamente, però bisogna essere consapevoli che la gestione dell’aeroporto di Rimini non era in deficit o per lo meno non aveva un deficit enorme. Per portare traffico e per supplire alla partenza dei militari, l’aeroporto ha dovuto fare grandi investimenti, i soci avevano garantito che avrebbero pagato e invece non sono stati in grado di farvi fronte”.
Però questa storia è stata in qualche modo smentita da Eurafrica Merchant, la società di consulenza ingaggiata dalla Provincia per capire i problemi dell’aeroporto: a parte i russi, nessun altro traffico internazionale, nessuna tratta nazionale, spese eccessive per portare i voli low cost, traffico cargo in caduta libera, pochi ricavi dal non aviation. Ci sono quindi responsabilità anche nella gestione di Aeradria degli ultimi anni, non crede? “Ai dirigenti di Aeradria si possono rimproverare mille peccati veniali, ma il peccato grave che ha determinato la crisi di oggi sono i mancati pagamenti di chi li aveva promessi. Facendo tutto ciò che si doveva e poteva fare, si poteva magari ridurre il deficit di gestione, ma non pagare gli onerosi investimenti che sono stati compiuti”.