GruppoFiera, Cagnoni: Nel 2016 debito azzerato e dal 2017 con il dividendo si pagano i mutui del palas
Oggi il presidente del gruppo RiminiFiera, Lorenzo Cagnoni, ha presentato il business plan triennale (2014-2016). Partendo da una previsione di ricavi del Gruppo pari a 67.990.593 euro nell’esercizio 2014 e di 76.544.056 nel 2015, il business plan formula un’ipotesi di crescita al 2016 pari ad un volume dei ricavi consolidati di 85.757.363 euro. Di pari passo, la redditività del Gruppo salirà nel 2014 a 11.563.013 euro, nel 2015 a 12.987.913 e nel 2016 a 17.569.955 euro.
Numeri che permettono a Cagnoni di annunciare per il 2016 l’azzeramento del debito per la costruzione del nuovo quartiere fieristico (con soli 40 milioni di contributi pubblici, sottolinea il presidente). “A fine 2013, a fronte di un investimento di 300 milioni di euro per la costruzione del quartiere fieristico inaugurato nel 2001, avevamo una posizione finanziaria netta negativa per 14,8 milioni di euro. Nel 2016 il debito sarà azzerato e avremo una posizione finanziaria netta positiva per 4,7 milioni. Un contesto che ci permetterà di dare il via alla distribuzione dei dividendi, a partire dal 2017, con 3 milioni di euro”. Dividendo grazie al quale, ed è qui la ciliegina sulla torta, i soci pubblici potranno iniziare a pagare il mutuo da 46 milioni per il palas, a fronte di lavori per 102milioni e un debito da 85, anche nelle peggiori delle ipotesi (non si sa ancora cosa ne sarà della partecipazione della Provincia declassata da Delrio, né dei tagli promessi da Cottarelli alle Camere di commercio, per esempio) .
Del resto, ammette anche Cagnoni, “per il palacongressi ancora nel 2016 la perdita non sarà estinta: non c'è influenza dell'attività congressuale sul miglioramento del bilancio” a partire da cui la Fiera si proietta nel futuro. “La scorsa settimana, martedì, abbiamo portato in cda il bilancio 2013 del gruppo. Lo abbiamo chiuso con una novità abbastanza significativa e importante perché in prechiusura pensavamo alla perdita significativa di 1,9 milioni. Invece la chiusura è avvenuta su una perdita inferiore, un miracolo non poteva essere totale ma solo parziale. Il miglioramento è di un milione, abbiamo chiuso cioè con 900 mila euro di perdita. Questo significa anche che il gruppo nei sei anni di crisi dal 2008 al 2013 non ha un attivo di 1,4 milioni, come precedentemente comunicato, ma di 2,4 milioni”.
Gli ambiziosi obiettivi del Gruppo da qui a tre anni (non oltre perché di questi tempi si fa fatica a programmare anche di anno in anno, precisa Cagnoni) saranno raggiunti grazie a una strategia che metterà in sinergia il consolidamento delle manifestazioni già affermate e lo sviluppo o l'acquisizione di nuove. E anche attraverso la ristrutturazione del Gruppo con l’integrazione in Rimini Fiera Spa di Ttg Italia e Convention Bureau della Riviera di Rimini (entro l'anno). In dirittura d'arrivo sembrerebbe anche la delibera che consentirà la realizzazione di nei terreni della ex fiera di un nuovo impianto sportivo, la piscina Acquarena, con supermercato e quant'altro per un importante innalzamento degli indici di edificabilità dell'area. Da qui la necessità di una variante molto attesa e che dovrebbe arrivare in consiglio comunale a metà maggio.
"Difficile catturare nuove opportunità nel mercato domestico che è maturo. I nuovi orizzonti - aggiunge Cagnoni - riguardano l'Europa continentale il nord Africa, i paesi del Mediterraneo. Percepiamo dall'andamento delle manifestazioni sul turismo e sul settore ambientale che questa ambizione è a nostra portata, che possiamo diventare la vera piattaforma degli affari dal punto di vista turistico rivolta al Mediterraneo".
Rispetto alla questione delle alleanze chiarisce: "Il mercato fieristico è libero, ma non tutti partono dalla stessa posizione, c'è chi è più libero di altri, Milano dispone di risorse superiori. Io condivido le preoccupazioni di Bologna. Tuttavia si pensa che l'alleanza tra Rimini e Bologna possa far aumentare i muscoli ad entrambe per competere con Milano abbiamo già perso. In molti tra quanti hanno rilanciato da Bologna il tema dell'alleanza con Rimini la pensano, però, così. Io non non sono invece a favore di un intervento centralistico. Penso che sia una stupidaggine, ma una discussione su ciò non è ancora stata fatta. Quando pensiamo ad una alleanza, invece, chiediamoci se siamo all'altezza di supportare nel modo migliore le imprese nella ricerca di nuovi mercati all'estero, perché chi è bravo da questo punto di vista pur partendo da risorse ridotte può fare competizione seria con chi è più potente. Nel turismo, per esempio, noi abbiamo una manifestazione che ha dimostrato nel corso di un certo numero di anni di avere più resistenza, più fiato, più idee, più programmi riuscendo a vincere la competizione con la Bit". Un'eventuale alleanza con Bologna dovrà quindi, secondo Cagnoni, puntare più sulla qualità che sulla quantità. "Con un piano industriale come quello che presentiamo oggi, Rimini deve considerare un piano di alleanze che si misurano sul piano della convenienza concreta e dei progetti industriali. Su queste basi siamo pronti a discutere seriamente". E soprattutto: "Non dovranno trascorrere altri dodici anni", altrimenti si guarderà fuori dai confini nazionali.
Privatizzazione. "Un'obiettivo in cui io credo (tant'è che nel 2004 abbiamo inserito capitale privato per 24 milioni ovvero 15 per cento, questo era un primo passo verso la privatizzazione), ma non può essere la scorciatoia verso la soluzione di problemi economici. Questo è un presupposto sbagliato". La privatizzazione della Fiera è un "obiettivo possibile", "che si voglia decidere di andare in quella direzione in modo più deciso credo si possa condividere come scelta politica, ma bisogna rendersi conto che la scelta è in conflitto con l'ipotesi di andare ad alleanza con BolognaFiere che sta affrontando in queste settimane la discussione su un possibile nuovo investimento pubblico di 100 milioni (per riorganizzare diversamente il quartiere). O si va in questa direzione o si va in direzione della privatizzazione".
Aeradria. "Il fallimento ha avuto un impatto significativo sul Gruppo: abbiamo svalutato la partecipazione e ciò ci è costato poco meno di 800mila euro. Siamo costretti a scommettere sulla possibilità che si organizzi velocemente la gara Enac e che ci sia un gestore all'orizzonte perché è evidente che per la parte congressuale la nostra attività è legata in modo forte alla buona accessibilità. Il nostro territorio privo di aeroporto scende di livello, per cui siamo fortemente interessati al recupero di condizioni normali da questo punto di vista. Ovviamente, al di là del movimento economico e turistico generato dall'aeroporto a noi interessa essere collegati con le capitali europee e con il traffico d'affari, cosa che già non si faceva prima e che oggi diventa ancora più difficile".