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Fondo per il lavoro. Quasi più semplice raccogliere che distribuire

Mercoledì, 23 Aprile 2014

9bFondo per il lavoro. Quasi più semplice raccogliere che distribuire

 All’inizio di questo mese cinque persone hanno cominciato a lavorare grazie al Fondo per il lavoro voluto dal vescovo di Rimini, monsignor Francesco Lambiasi. Una goccia nel mare della disoccupazione che anche nella nostra provincia nell’ultimo anno si è ingrandito sensibilmente?  Certamente una goccia, ma anche e soprattutto un tentativo di risposta concreta che è solo all’inizio.
L’appello del vescovo in poche settimane ha ricevuto adesioni significative: nel Fondo sono stati versati circa 270 mila euro.  Come vengono utilizzati questi soldi? La modalità scelta dalla diocesi è quella di offrire incentivi a quelle imprese che offrono un posto a persone particolarmente disagiate. Si configura pertanto come una sorta di welfare sociale parallelo a quello, spesso inefficace, delle istituzioni pubbliche.
Il fondo concede infatti incentivi (al massimo di ottomila euro l’anno), pari al 30% del costo effettivo del lavoratore, a tutte quelle  aziende che assumono per una durata minima di sei mesi, quelle persone segnalate dal Fondo come idonee a beneficiare del progetto.
C’è quindi un’attività istruttoria che il Fondo svolge per individuare le persone che più hanno bisogno dell’intervento e che corrispondono ai profili professionali richieste dalle aziende.
Chi si trova senza lavoro cosa fa? Spesso si rivolge alle strutture della Caritas o delle parrocchie. Nel corso del colloquio si cerca di capire lo stato di bisogno, la situazione economica del nucleo familiare, si compila una scheda informativa e si preparano anche tutti i documenti richiesti. Scheda e documenti vengono inviati alla Caritas Diocesana, insieme a una relazione di accompagnamento stilata dalla Caritas parrocchiale.
La Caritas Diocesana, in collaborazione con il Centro per l’Impiego ed il Centro di Solidarietà, verifica il profilo professionale delle persone, anche attraverso un ulteriore e specifico colloquio.
Le candidature così selezionate vengono poi inviate al Consiglio tecnico, che definisce i nominativi da inviare alle imprese.
Le imprese sono quelle che hanno dato la loro disponibilità e sono interessate ad utilizzare questa forma di incentivo. Con queste la Caritas stipula la necessaria convenzione. In questa fase d’avvio la disponibilità è arrivata da sei cooperative sociali.  Viene da osservare che, nonostante un incentivo particolarmente sostanzioso, sono state davvero poche le aziende disponibili e tutte riconducibili al settore dell’economia sociale. Significa che la crisi è talmente grave che neppure di fronte ad un incentivo si sblocca la “paura” di un’assunzione? O è solo un problema di inizio, di un meccanismo che deve essere conosciuto e collaudato?  Si vedrà. Stando alla relazione presentata in occasione della pubblicazione del Rapporto 2013 sulle povertà, il Fondo ha cercato di coinvolgere attivamente tutti i soggetti – economici, istituzionali, di volontariato – che in qualche modo sono a contatto con la domanda di lavoro e con il mondo delle imprese.
Una risposta più convinta – e non poteva essere altrimenti – è arrivata dal fronte della domanda. In queste prime settimane di attività sono pervenute al Fondo 47 richieste, poste al vaglio del Comitato tecnico. Questo è l’organismo chiamato appunto ad istruire le pratiche e a definire i nomi da passare alle imprese che richiedono un’assunzione.
Il Comitato Tecnico è composto da monsignor Luigi Ricci, Vicario Generale Diocesi di Rimini;  Claudio Travaglini, docente di Economia;  Mario Galasso, assessore provinciale al Welfare; Francesco Cavalli,  Radio Icaro; Claudio Mancuso, Consulente del Lavoro; Maurizio Temeroli, direttore Camera di Commercio, Mauro Guidoni, ACLI Rimini; Alessandro Missiroli, progetto Policoro; Roberto Casadei Menghi, Caritas Diocesana di Rimini; Alessandra Romersa, Cooperativa Eucrante.

 


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